Anime Migranti

Nell’ultimo anno mi sono trovato spesso a contatto con gli (altrui) problemi migratori, ed a riflettere (confusamente, va da sè) sulle follie pratiche e sulle tematiche filosofiche che ci stanno dietro.
Quasi tutte le persone che vengono in Europa a lavorare nell’informatica arrivano dall’Asia, la grande maggioranza dall’India, e in ufficio abbiamo anche qualche tailandese, e ogni volta che qualcuno deve muoversi ci sono infiniti problemi. E ci sono anche australiani e statunitensi con problemi molto simili, anche se spesso meno accentuati.
Ad esempio, una collega tailandese che ha lasciato la Macedonia per andare a lavorare in Olanda, ha dovuto ritardare la sua partenza con conseguente penale sul contratto, fortunatamente amichevolmente revocata dai datori di lavoro, perchè l’ambasciata olandese non le dava il visto. Avevano ricevuto la lettera cartacea firmata dall’Olanda, ma serviva anche una e-mail di conferma che si erano dimenticati, e che ci ha messo una settimana ad essere spedita. Già l’idea di una e-mail che conferma una cosa di carta firmata è grottesca, ma in aggiunta c’era che questo permesso di lavoro olandese per lavoratori iperqualificati viene dato solo a persone che stiano in paesi fuori da Shengen (quindi lei non poteva muoversi da qui), e che per averlo doveva avere un permesso di soggiorno valido per almeno altri tre mesi nel paese dove il visto veniva staccato, e alla fine tra un rimando e l’altro le hanno dato il benedetto visto il giorno esatto in cui ricorrevano i 3 mesi dalla scadenza.
Tutto questo per andare in Olanda a dare una consulenza informatica di 6 mesi strapagata, e quindi pagando fior di tasse al governo olandese (4 zeri, in euro).
Ah, il visto in sè costa 1250 euro. Milleduecentocinquanta.
Se non le avessero dato il visto quel giorno avrebbe dovuto tornare in Tailandia, era l’unico paese dove poteva andare fuori dalla Macedonia. Perchè ostacolare così una persona con un contratto di lavoro in tasca, che viene nel tuo paese a portare conoscenza, muovere l’economia e pagare le tasse?
Avrei altri mille esempi da portare... ci sono due ragazzi indiani che dopo 3 mesi finalmente hanno avuto il visto per venire a lavorare qui in Macedonia: dopo 3 settimane sono dovuti tornare in india perchè mancava una carta, e adesso non si sa se riusciranno a tornare. E stiamo parlando della Macedonia, mica della Svizzaera! Come se ci fossero orde di immigranti al confine che premono per entrare!
I macedoni stessi senza passaporto possono muoversi in un territorio di 400 km di diametro, e anche con il passaporto in pratica vanno facilmente solo in Serbia e in Bulgaria, per tutto il resto mesi di coda per un visto turistico.
C’è anche l’esempio del buon Mike che era stato rispedito negli Stati Uniti fino all’anno successivo perchè a marzo i permessi italiani per extracoumnitari previsti dalla bossi-fini erano finiti.
Per non parlare dei 411 messicani morti tentando di attraversare il confine con gli USA (ma non ci indignavamo per il muro di berlino?), o delle centinaia di morti, per la maggior parte mai riconosciuti ufficialmente, che ogni anno affogano al largo delle coste italiane – bellissimo e illuminante al riguardo ‘I fantasmi di Portopalo’ di Giovanni Bellu.

Tutto questo mi porta a molte riflessioni: perchè viviamo in un mondo blindato? Perchè noi europei possiamo muoverci praticamente dove ci pare, mentre non vale il contrario?
Ma soprattutto, quale è fondamentalmente il motivo alla base, a livello proprio etico (morale? filosofico?) per cui esistono frontiere e tutta questa serie infinita di problemi a valicarle?
Si potrebbe rispondere che il motivo di base è economico: quindi fuori i marocchinizingarinapoletani che ci rubano le donne e i posti di lavoro. Ok, ma allora perchè rendere la vita impossibile a gente che porta conoscenza e lavoro altamente specializzato? E che muove molti soldi, paga le tasse e tutto quanto?
Oppure il motivo è nazionalista, nel senso di mantenere una certa purezza di razza e linguaggio all’interno dei propri confini? Probabilmente sì, e in effetti non sarebbe certo facile aprire le porte a un miliardo di indiani più un miliardo di cinesi e mantenere vivi concetti strani come essere ‘olandese’, o ‘italiano’. E’ pur vero che 150 di libera circolazione all’interno della penisola non ci hanno fatto certo dimenticare la differenza tra essere pisano o livornese, bergamasco o bresciano, per non parlare di milanese o napoletano. Quindi forse queste paure un po’ neolitiche e un po’ medievali ce le potremmo lasciare alle spalle, anche perchè rimane tutto da dimostrare il guadagno che viene nel conservare una identità tribale che comunque in una prospettiva un po’ più ampia in ogni caso è destinata a modificarsi e trasformarsi in qualcosa d’altro.
Ora, mi rendo conto di quanto l’idea di abolire le frontiere sia ingenua e utopica, però un motivo serio e fondante che mi faccia ammettere che uno stato abbia dei confini e chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori faccio davvero fatica a trovarlo. Ci sono motivi pratici, certo, ma i problemi pratici si risolvono con la pratica, mentre qui il punto è che la teoria vigente è accettata è che sia normale creare muri e steccati, e rinchiudere (o sparare o affondare) chi tenta di varcarli senza permesso. E rendere la vita impossibile a chi tenta di ottenerlo, il permesso per varcarli.

2 commenti:

sdn ha detto...

permette a ognuno di andare dove vuole a lavorare e vivere in modo dignitoso. Bello, ma non funziona, almeno non funziona nel nostro modello economico che non mira al migliore dei mondi possibili ma al divario ricchi-poveri.

Se permetti a troppi poveri di fare soldi tu diventi meno ricco. Se fai entrare troppi poveri, tu diventi meno ricco.

Anonimo ha detto...

Tristezza...