Il cuore è uno zingaro e io vado


Gli ultimi giorni sono stati vissuti con la paranoia del sovrappeso. Non il mio, pure in agguato dietro le infinite cene, ma quello della mia valigia, altrimenti nota come balena gialla. Avevo già cominciato a portare a casa un po' di roba negli ultimi viaggi, e lo scorso giro avevo dovuto fare appello a tutto il senso materno della sciura al check in (la mia arma migliore è l'aria spaurita da coniglio bagnato, peraltro per nulla simulata) per non pagare il supplemento per il peso del bagaglio. Dopo infiniti travasi dal bagaglio spedito a quello a mano, e dopo avere abbandonato al loro destino aeroportuale un po' di libri e qualche barattolo di prezioso ajvar (comprato, non avrei mai mollato quello artigianale), sono stato finalmente ammesso a bordo, con “solo” 5 kg di sovrappeso nel bagaglio spedito e 4 in quello a mano, chiudendo tutti e due gli occhi sulla quantità di roba che avevo infilato nella borsa del computer, considerata extraterritoriale.
Stavolta il tutto era ancora più pesante ma miracolosamente la stessa sciura non ha fatto una piega (tra l'altro la bilancia del check in era rotta, almeno dal lato passeggero), imbarcando la mia mega valigia e non degnando di un'occhiata il mio enorme e pesantissimo bagaglio a mano costituito da due borse. Viaggiando di martedì e non di venerdì come al solito il volo non è completamente pieno, e sono arrivato abbastanza presto... ma soprattutto evviva la leggendaria elasticità balcanica!
La giornata della partenza è stata dedicata ovviamente ai bagagli e allo svuotamento della casa. La sera prima ho invitato gli amici del circolo più stretto a cena, e insieme ai regali di Natale ho preparato tutte le cose che avevo accumulato nella mia permanenza e che non mi avrebbero seguito in Italia, le ho messe tutte insieme su un tavolo, e chi voleva se le è portate a casa. Temevo imbarazzi e reticenze ma il pragmatismo asiatico (due tailandesi e un indiano presenti tra gli altri) ha rapidamente rotto il ghiaccio e alla fine non è rimasto nulla: spezie, padelle, caffettiera, bottiglie di vino, biscotti, scolapasta, utensili vari da cucina... tutto ha trovato una nuova casa, e la cosa mi fa molto piacere, penso che sia una bella tradizione da giramondo questa, me l'ha insegnata un'australiana nel mio primo mese a Riga e ho replicato molto volentieri!
Alla fine comunque mi sono avanzati svariati sacchi di avanzi tra vetro e plastica (atavica pigrizia nel portare giù la spazzatura non puzzolente), un sacco di vestiti frusti, e due tre sacchetti di rumentaglia varia non riciclabile... quindi (non senza profonde riflessioni filosofiche sulla nostra civiltà degli sprechi), ho iniziato a portare il tutto verso i cassonetti sotto casa. Il primo viaggio l'ho fatto con il sacco dei vestiti e un paio di sacchi di rumenta pura; arrivato a destinazione ai cassonetti c'era il canonico zingaro che differenziava (come ho già raccontato LINK)... quindi ho buttato dentro la rumenta e gli ho dato direttamente il mano il sacchetto con i vestiti, facendolo ovviamente piuttosto contento.
Poi nel tempo di un giro di ascensore torno con i sacchetti di plastica e vetro, e lo trovo tutto intento a 'differenziare' la mia spazza che aveva prontamente recuperato, questa sì che è efficienza!
Gli dò i sacchetti e lui quasi mi abbraccia (anche se erano già differenziati, gli ho tolto il divertimento), e mi chiede a gesti se ne avevo ancora, al che gli dico “no, finish, basta”, e lui:
“ma sei italiano?”
“sì”
“E ma dillo, parla italiano che ci capiamo!”
“ah parli italiano? Sei stato in Italia?”
“Si, sono stato a Roma, a Bari, a Milano... la mia famiglia è ancora là. Si sta bene in Italia, in Macedonia invece non tanto, perché non c'è lavoro!”
“.....”
“Si, è vero, in italia lavoravo mezza giornata nel magazzino di una boutique! Ah, stai lasciando la Macedonia? Allora buona fortuna per tutto!”
“Grazie, ciao!”
“Ciao. Scusa eh, ma sicuro che non hai altra roba in casa da buttare?”
“Si, sicuro...”
“Ah, ok, grazie. Scusa se te lo chiedo, ma non è che hai degli spicci che mi devo comprare da mangiare?”

Grandissimo, mi ha fatto morire dal ridere... alla fine un simpatico spicchio di umanità, e soprattutto un notevole calmante per i miei sensi di colpa che mi assalgono ogni volta che butto qualcosa... sapere che finisce in altre mani e non al macero mi fa davvero piacere.


Addio Vodno sorgente dall'acque

Tra ripetute feste di addio, il momento del saluto a Skopje è arrivato davvero. Sono in aereo e ho appena detto ciao alle luci della città, con una grossa dose di malinconia. E' il secondo cambio di nazione in due anni, anche se quello a Riga è stato dilazionato e non definivo, ci sono pure tornato per lavoro da Skopje. Qui invece le prospettive di tornare sono abbastanza scarse, legate alla buona volontà di farsi il viaggio. Cosa che prima o poi conto di fare visti i legami forti che sono rimasti con questa terra. In effetti se l'addio alla Lettonia non mi era particolarmente pesato lasciare la Macedonia mi dispiace. E' stato un anno e mezzo di vita facile, tranquilla, con alti e bassi di vita sociale ma ultimamente davvero con molte attività e amicizie che dispiace abbandonare.
Le feste e gli addii al lavoro sono stati di soddisfazione, con l'idea di avere in qualche modo lasciato un segno nelle persone con cui ho collaborato. C'è anche un senso di disastro imminente a livello del progetto, ma a questo punto non sono più problemi miei!
La sensazione di distacco non c'è quasi mai stata, tra i vari caffè / cene / birre di addio, e le tante cose da fare e da concludere prima di partire, i bagagli, i regali di natale... ma mentre salivo sull'aereo, cosa fatta decisamente molte volte nell'aeroporto locale, la sensazione di farlo per l'ultima volta mi è arrivata tutta d'un colpo, e il decollo è stato abbastanza malinconico. Ma adesso si volta pagina, mi aspetta una grande viaggio in India e soprattutto una bella avventura francese tutta da inventare... e ultimamente mi sono scoperto una grande passione per le pagine bianche!
Quando sono venuto a Skopje non avevo idea di quanto ci sarei rimasto, alla fine è stato un anno e mezzo in cui ho fatto e visto molte delle cose che meritavano, ma non ho visitato i dintorni quanto avrei voluto...
Visitare i posti turistici della Macedonia – fatto
Scofanarsi più e più volte le super grigliate macedoni, precedute naturalmente da abbondante antipasto misto – fatto
Diffondere il più possibile il verbo di Rakja e Ajvar nell'arido occidente – fatto
Andare a Sofia – fatto
Visitare la Bosnia e Sarajevo – non fatto
Andare al mare a Salonicco – non fatto
Andare sulle principali vette macedoni – parzialmente fatto, manca la più alta!
Distillare Rakja – fatto
Bersi l'acqua dei cavoli lasciati in salamoia per tutto l'inverno – fatto (ahimè)
Andare a Prishtina – non fatto

India!


E’ ufficiale: a gennaio vado in India.
Sono mesi che me la sto preparando, finalmente adesso ho sia il visto che il biglietto in tasca.
Il percorso (che ho cercato di disegnare nella figura, cliccare per vedere in grande) prevede di atterrare a Kochi, nell’estremo sud dell’India, e visitare in solitario la parte meridionale (stati di Kerala e Tamil Naidu) risalendo fino a Bangalore. Qui sarò ospite di un collega, che mi dovrebbe portare in giro per il Karnataka (lo stato di Bangalore), probabilmente insieme a tutta la sua famiglia... rischia di essere una esperienza notevole!
Poi da un punto imprecisato (i piani solitari sono dettagliati, quelli in compagnia quantomai nebulosi) prendo un aereo verso il nord, dove visiterò il classico trittico turistico Jaipur-Aggra-Delhi, visitando un altro ex-colelga a Gwalior, e sperando di riuscirea fare una puntata a Benares.
Il programma è molto intenso, ma d’altra parte di cose da vedere ce ne sono a milioni, e già così è stata necessaria una selezione brutale.
Mi aspetto molto dal viaggio, sicuramente sarà una esperienza molto forte, soprattutto fatta da solo... chiaramente si accettano compagni dell’ultima ora molto volentieri!
Nel frattempo siamo al quart’ultimo giorno di Macedonia, ci si prepara a un weekend di bagordi e festeggiamenti prima dell’addio. Sentimenti contrastanti: sicuramente c’è molta voglia di voltare pagina, di prendere una bella vacanza, di viaggiare, e soprattutto di raggiungere la famiglia che mi aspetta a Lione (una donna, un cane e otto gerbilli!); d’altra parte è stato un anno e mezzo di esperienze notevoli, e di grande feeling con il posto e con la gente dei balcani, di adattamento a una vita facile, tranquilla ed economica da cui è un pò difficile staccarsi per tornare alla vecchia europa della verdura di plastica, degli ipermercati, delle strade deserte di notte e dei negozi chiusi alle 7. Ma l’importante è godersi i momenti al meglio, quindi che inizino i festeggiamenti macedoni, e poi Natale bergamasco, che è sempe una gran bella cosa.

L'acqua della vita


Ancora più irrinunciabile della scorta di Ajvar, per ogni famiglia macedone, è la scorta di Rakja, che deve aiutare a passare il freddo inverno, curare l'influenza e le malattie di stagione, fare da dopobarba e da antigelo per i tergicristalli... insomma, un balsamo tuttofare che non può certo mancare.
Ieri ho avuto la fortuna di essere invitato nella casa di campagna di un collega, una ventina di chilometri fuori città, per assistere alla annuale distillazione familiare.
E' stato veramente molto bello, a partire dal viaggio di andata in mezzo a una copiosa nevicata, fino all'accoglienza veramente splendida: c'erano padre, madre e zio intenti alla preparazione, e sono stati di una ospitalità squisita. Non parlavano inglese ma si sono profusi in spiegazioni, e poi ci hanno fatto entrare in un locale riscaldato, una specie di taverna al rustico, dove bollicchiavano i crauti: ci hanno offerto la rakja dell'anno scorso, ajvar, formaggio bianco, verdure in salamoia, trattandoci veramente come pascià. E a metà pomeriggio i crauti si sono rivelati il pranzo, una specie di casoeula con abbondanti pezzi di porco, il tutto stracotto sulla stufa a legna per 3-4 ore... delizioso.
E' stata davvero una immersione nella vita contadina, con i barili di crauti messi a fermentare per l'inverno, la scorta di mele, di zucche, il vino, l'alambicco per la rakja, il vicino di casa che affumicava la carne e ci ha invitato a vedere il suo essicatoio... tutto fatto davvero con una gentilezza squisita, tanto orgoglio per le proprie tradizioni e altrettanta voglia di mostrarle al nostro consueto gruppo da barzelletta (c'erano un italiano, un olandese e un indiano, dispersi nella campagna macedone innevata...).

Segreti carpiti: l'alambicco si sigilla con la farina

La distillazione avviene su larga scala: l'alambicco da un centinaio di litri è stato affittato dalla parrocchia, a offerta libera (la chiesa aiuta sempre a mantenere le buone tradizioni), i 4 quintali di uva acquistati da un vicino e lasciati un mese a fermentare, e adesso per quattro giorni si dedicano alla distillazione degli 80-100 litri che serviranno fino all'anno prossimo.
La distillazione della rakja da bere si ferma quando il liquido raggiunge i 53 gradi (!!!), poi prosegue e la 'coda' viene tenuta come detergente e per gli usi più svariati che accennavo all'inizio.
La distillazione è singola, ma il risultato è tutt'altro che disprezzabile, anzi molto godibile e molto sano: nonostante il pomeriggio passato a brindare non c'è stato nessun postumo. Penso proprio che questa rakja sia un'ottima candidata a rispettare l'antica denominazione di acquavite. Ed è un bene visto che come ultimo tocco di estrema gentilezza me ne hanno regalata una bottiglia da un litro! Na Zdravje!

Delizie macedoni


Autunno, tempo di Ajvar.
In Macedonia è un rito sociale: ogni autunno, quando è stagione di peperoni, le famiglie se ne comprano qualche chilata (tipo 10-20 kg), e preparano l'Ajvar, che è una fantastica conserva appunto di peperoni e melanzane, da spalmare sul pane e mangiare come antipasto.
Chiaramente la scorta deve durare fino all'anno dopo, e il mercato di questo periodo è uno spettacolo con mucchi di peperoni rossi e verdi ovunque, spesso in sacchetti già pronti da 10 chili.
Nei condomini tutti si ritrovano in cortile a grigliare i peperoni ed è un momento aggregante anche in città, mentre chi ha un po' di giardino si ritrova con la famiglia per la preparazione, come nella foto rubata qui sopra, con i più improbabili bracieri a legna o carbone.
A me piace veramente moltissimo, e l'anno e mezzo di macedonia mi hanno convertito ai peperoni in tutte le salse (oltre che ai cetrioli)
Quindi, se volete provare a casa, questa e' la ricetta per una modica quantità di ajvar macedone (viene fatto un po' in tutti i Balcani, con piccole variazioni):

12 peperoni rossi (di quelli a corno, non piccanti)
4 melanzane medie
1 cipolla
3 spicchi d'aglio
1 limone

Grigliare i peperoni e le melanzane finché la buccia si scurisce, poi chiuderli in un sacchetto di carta a per 10 minuti, in modo da rendere più semplice la sbucciatura.
Sbucciare il tutto, togliere i semi ai peperoni e schiacciare la polpa rimanente.
Soffriggere cipolla e aglio tagliati fini in abbondante olio d'oliva (1 dl), fino a imbiondirli.
Aggiungere la polpa di melanzane e peperoni e fare cuocere mescolando, finchè l'olio non e' completamente amalgamato e il tutto assume una consistenza cremosa.
Lasciar raffreddare prima di servire, oppure mettere ancora caldo in un recipiente di vetro per la conservazione (come per le marmellate).

Ci sono anche molte altre varianti o preparati simili, come Pindzur o Ljutenica, e sono tutti davvero ottimi, ma l'Ajvar è il più diffuso e popolare.
Questo è quanto, buon appetito!

Azken Guda Dantza!

Quest’anno è stato un anno di matrimoni. Ho collezionato svariati matrimoni italiani, uno italo-sloveno e 3 macedoni (uno macedone-tailandese per la precisione).
Partecipare a questi eventi familiari mi ha fatto rendere conto di quanto in italia abbiamo perso delle nostre tradizioni popolari a livello di musica e danze.
Devo dire che in questa (ex) nazione che viene da oltre cinquant’anni di dittatura di comunisti mangiabambini – notoriamente distruttori di tradizioni - il patrimonio di lingua, musiche e balli è veramente vivissimo. Pure troppo probabilmente, visto che potrebbe essere visto come uno degli aspetti che hanno spinto alle guerre del post-jugoslavia, però trovarsi in mezzo è davvero molto bello. Ed è pur vero che in slovenia si suonavano tranquillamente canzoni croate e serbe, e in Macedonia (che fa della propria musica un patrimonio fondante) spesso suonano pezzi serbi.
La musica e il ballo sono qualcosa che uniscono un popolo, a livello profondo, ed uniscono le generazioni: qua si balla tutti, dai nonni ai bambini.
In Slovenia è stato splendido soprattutto grazie alla qualità della band, un gruppo di matti che è andato avanti a suonare ininterrottamente dalle 5 del pomeriggio alle 5 del mattino, dando spettacolo e coinvolgendo tutti. Però il ballo era un evento in sè, tutti lo aspettavano e sapevano ballare, anche – forse soprattutto - quelli gli sloveni di seconda generazione nati in Canada... mentre noi italiani si abbozzava, un po’ imbarazzati.
In Macedonia addirittura le danze sono il centro del matrimonio: in chiesa gli invitati manco ci vanno, solo le famiglie, la cena è sì abbondante ma niente a che vedere con i nostri standard, in compenso la gente è lì per ballare. Si aspettano a malapena gli antipasti, e poi via in pista per tutta la sera. E non a ballare a coppie, ma tutti in cerchio per il ballo tradizionale per i matrimoni, l’Oro. Ci sono diverse versioni e passi, ma è una cosa che si fa tutti insieme e che anima la festa in maniera davvero speciale, perfetta per l’occasione. Infatti era stato molto bello l’anno scorso al matrimonio di un amico (in Italia) quando ha invitato una compagnia di ballo popolare che ha suonato diversi balli di gruppo da tutto il mondo, spiegandoci i passi e facendo ballare tutti, un’idea davvero ottima. Insomma al di là del mantenere tradizioni e identità è proprio una cosa bella in sè mettersi a ballare in cerchio tutti insieme, crea qualcosa.
Ai matrimoni italiani invece o non si ballava o c’era animazione da deejay, e i balli che si fanno spaziano dalla macarena alla bomba a YMCA. Quello che mi ha definitivamente steso è stata l’esortazione del deejay di turno davanti ad un gruppo non particolarmente ferrato sulle mosse da fare “dovete andare di più nei villaggi!”.
Gente, quello che ci lega culturalmente e che ci caratterizza come civiltà sono i balli nei villaggi turistici, uguali dappertutto dalle Canarie alla Calabria a Sharm. Amaro.
Si noti che ho sempre detestato ballare, e sono tutt’altro che un difensore delle tradizioni in quanto tali. Ma quando una cosa funziona funziona!

Obama - Bin(la)den

Festeggio ufficialmente la vittoria di Obama, non tanto per il disastro mondiale che sono stati gli ultimi 8 anni quanto per l’enorme valore simbolico dell’evento.
Non dimentichiamoci, mai, che il motivo per cui il 12% della popolazione Americana è nera è che li hanno portati attraverso l’oceano degli europei timorati di dio, e che altri europei timorati di dio si son comprati come schiavi quelli che non sono morti nel viaggio.
E nemmeno che fino al 1965 negli Stati Uniti i neri dovevano affrontare una serie enorme di impedimenti anche solo per votare.
Insomma, le valutazioni sull’uomo Obama verranno poi, adesso c’è davvero da festeggiare per il fatto in sè.
Alla vostra.

Lyon, Texas

Missione esplorativa sulle colline lionesi. Devo dire che i posti sono molto belli: pure essendo a dieci km dalla citta’ siamo in mezzo alle colline ed al verde, anche se ci sono molti paesi.
A febbraio mi trasferisco qui, per cui ci si guarda in giro nei dintorni dell’università, che per ora è l’unico punto fisso. E i dintorni non sono niente male. Colline, verde, foglie gialle e castagne, sentieri nei boschi, cantine sociali del Beaujolais, mercati paesani... insomma per un sabato qualunque l’offerta non è niente male. E la metropoli è dietro l’angolo.
Bene, bene.

Lasciatemi cantare, con il sitar in mano

Questo è veramente oltre. Stavo al ristorante con un po' di colleghi tra cui un indiano, e alla radio mettono Toto Cutugno, Italiano Vero. Io al solito dò segni di insofferenza, che insomma uno manco in macedonia può stare in pace e gli tocca sentire sta roba... nel frattempo guardo l'indiano e vedo che canticchia a tempo. Stranito gli chiedo se conosce la canzone e certo che la conosce, è una canzone indiana. Approfondiamo un po' il discorso e salta fuori che hanno fatto questa cover (o plagio), come colonna sonora a un film di Bolliwood. Io francamente sono impazzito durante la visione... godetevela.

Barba

Mi sono rasato la barba dopo un annetto.
Tutti mi dicono che la cosa mi ringiovanisce tantissimo.
In realtà ogni volta che la elimino ci trovo sotto una faccia un po' più vecchia della volta prima.

Spunti

"Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei suoi più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. Ed avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, un servo; che il padre impaurito finisce col trattare il figlio come suo pari e non è più rispettato; che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi e questi, per non parere troppo severi danno ragione ai giovani.
In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa la malapianta: la tirannia. Infatti ogni eccesso suole portare all'eccesso opposto, sia nelle stagioni che nelle piante che nei corpi, e a maggior ragione nei reggimenti politici.
Dal libro 8° della Repubblica di Platone.

Ho letto questo brano citato da Panagoulis in “Un Uomo”, della Fallaci. Non avevo mai letto nulla di suo a parte i deliri di vecchiaia che a quanto pare non rendono giustizia a quanto ha scritto prima. Leggere “Un Uomo” significa farsi letteralmente prendere a schiaffi dalle pagine del libro dall'inizio alla fine, riflettere, pensare. E in qualche modo riscoprirsi vivi. Un libro da leggere, consigliare, diffondere, far leggere a scuola.
La frase di Platone mi ha colpito ed è in qualche modo confortante, ci pare sempre di essere alla fine della storia, che le spirali ci portino sempre più in basso, e invece ecco qua descritta la nostra situazione da un greco di 2500 anni fa. E senza neanche parlare di televisioni!


Monte Rosa

La vista dalla vetta

Ebbene sì, sono tornato, vivo.
I 4556 metri di Punta Gnifetti sono stati conquistati, e devo dire che sono soddisfazioni. Personalmente non avevo tutta questa smania di conquistare qualcosa, e mi sarei accontentato di una bella settimana lontano dalla civiltà, tra boschi e montagne, con tenda, fornelli e cibo in spalla: un modo di stare in montagna che mi è stato insegnato dai quelli che sono stati i miei compagni anche di questo viaggio, e che è assolutamente impagabile per come mi permette di staccare e di dimenticarmi di impegni e problemi, e riequilibrare il cervello – per quel poco che è possibile.
Ma sempre gli stessi soci hanno una certa passione per i ghiacciai e per le performance in generale, per cui alla fine mi sono lasciato trascinare nell'impresa, totalmente a digiuno di ramponi, cordate, picozze e quant'altro. Devo dire che ne è valsa la pena.

Panorama dal Gnifetti

Il viaggio è stato impostato con calma, nel senso che ci siamo presi 6 giorni in totale, partendo dai 1685 metri di Gressoney La Trinitè per arrivare sulla vetta e ritorno. Finché siamo stati sotto i 3000 metri c'è stata la possibilità di accamparsi nelle nostre tende e cucinarci il cibo sui fornelli, insomma viverla come piace a noi. Poi, dopo gli accampamenti sul Lago Gabiet e sul Lago Blu, si è incominciato a fare sul serio: siamo saliti ai 3647 del Rifugio Gnifetti, con il primo lembo di ghiacciaio affrontato nella mia vita con tanto di ramponi e picozza, e come ciliegina sulla torta la malefica scaletta per issarsi fino al rifugio, che ha rischiato di diventare il mio personale ponte tibetano (cit. Come è dura l'avventura) ma che per fortuna ho passato indenne sia in salita che in discesa.
A proposito di Tibet, il rifugio stesso è quanto di più tibetano mi sia mai capitato di vedere da queste parti: abbarbicato su un roccione circondato dal ghiacciaio sembra una sorta di Potala più spartano; ma è stata soprattutto l'assenza di acqua nei bagni a riportarmi le sensazioni (olfattive) e il comfort delle latrine tibetane. Certo fare pipì nella turca guardando in faccia sua maestà il seracco è qualcosa di unico.
E poi da lì la vetta: 900 metri (con saliscendi ad aumentare il dislivello reale) tutti su ghiaccio, con partenza alle 5 di mattina al buio e con la lampada frontale in testa. Il silenzio e la tensione del momento della vestizione, il ghiacciaio di notte, le luci lontane delle cordate che ci precedevano sono qualcosa che mi porterò dentro per sempre. Come del resto l'alba sul ghiacciaio, la vista sul mare di nuvole sotto di noi da cui spuntavano solo le vette più alte, e l'arrivo in vetta alla Capanna Margherita, l'ecomostro più alto d'Europa.
Sensazioni davvero difficili da descrivere, posso solo dire che il ghiacciaio in sé è davvero qualcosa che incute timore e rispetto, come una cosa viva e potente, una divinità della natura. E questo non solo quando ci sei in mezzo (anche perché siamo stati nelle parti ovviamente facili e sicure) ma soprattutto quando da posizioni privilegiate - come il rifugio, o molte parti del sentiero - si vedono i crepacci, i seracchi, le spaccature del ghiaccio vivo. E' lì che è evidente la forza dirompente di questa enorme massa semovente, che pur in fase di ritirata riesce a dimostrare una enorme potenza, ed è palesemente in attesa della prossima glaciazione per mostrare ancora una volta i muscoli e cambiare la nostra geografia.

Rifugio Mantova e dintorni

Ma più delle parole spero parlino le immagini, che potete trovare qui. (oppure qui per la versione riassunta - chiaramente consiglio quella completa)
Nel frattempo si torna al lavoro ma non alla vita di tutti i giorni, visto che sono a Lyon per questa settimana nella nuova sistemazione di Sara che diventerà presto anche la mia (la città, non il mini-appartamento in residenza). Per ora il nomadismo estremo continua.

Servizi sergreti italiani, servizi segreti bulgari

Era una delle mete che avevo in mente fin da quando son venuto a Skopje, e finalmente ho concretizzato approfittando della visita dell'ottimo Ale, che per primo ha sperimentato la via low cost verso la Macedonia: volo Bergamo-Sofia e poi bus Sofia-Skopje.
Ci siamo trovati quindi trovati a Sofia per passarci il weekend e poi tornare insieme qui a casa (Skopje intendo). Certo il viaggio in bus è davvero lungo, e certo al confine abbiamo dovuto dargli Ramaja, ma partendo da bergamo è comunque una via da tenere in considerazione per il rapporto qualità prezzo.
Sofia mi ha molto stupito in positivo: indubbiamente le aspettative bassissime che avevo hanno aiutato, però è una capitale europea piuttosto di buon livello sotto tutti i punti di vista, ordinata e decentemente pulita. Pare che di solito sia estremamente caotica, ma vista in un weekend di Agosto in cui tutti erano andati al mare o in montagna mi ha fatto un'ottima impressione, senza essere un totale deserto come Milano a ferragosto.
Ha indubbiamente aiutato anche l'ospitalità di Miro, un couchsurfer che ci ha accolto in casa, sfamato e scarrozzato in giro per la città con una gentilezza e disponibilità veramente eccezionali: per ora tutte le impressioni positive sulla comunità si confermano alla grande.
Certo poi non c'è molto da vedere a livello turistico, e le cose più interessanti sono le testimonianze del gusto per l'orrido dei bulgari, ben simboleggiate da questo fantastico monumento che rappresenta (chiaramente) la storia bulgara. Parlano di demolirlo da qualche anno ma per ora resiste fiero e si staglia al centro dei suoi giardinetti.


Il centro è costruito in stile soviet-neoclassico, con i palazzi del governo e la resitenza del premier che di giorno non sono niente di che, ma di notte sono valorizzati molto bene da una illuminazione suggestiva, e riescono a fare la loro porca figura.


In generale tutto è meglio che a Skopje, sia la città in sé che lo stato di manutenzione, e anche i negozi, i ristoranti e i locali sono decisamente moderni e accattivanti, tutti danno l'idea di essere stati costruiti o rinnovati negli ultimi 5 anni.
A parte questo i bulgari sono veramente uguali ai macedoni in tutto: lingua, modi di fare e di vestire, cucina , e persino nomi dei piatti... il che a una osservazione molto superficiale conferma i sospetti generalizzati che i macedoni in realtà siano bulgari, condiviso un po' da tutti tranne che ovviamente dai macedoni stessi, che odiano i bulgari, rivendicano un pezzo di Bulgaria come macedonia, dicono che il bulgaro deriva dal macedone... stessa vecchia storia insomma. I bulgari in compenso – a differenza per dire dei Greci - non hanno nessun problema di rimando, e si limitano a ignorare e un po' compatire i cugini fuori dall'Europa e bloccati nel loro staterello di quattro montagne.

Sono Pazzi Questi Balcanici 3

Titov Vrv

Questa mi è successa sabato, di ritorno da Titov Vrv, una delle vette più alte della Macedonia (eh si, ci si allena), che sta nella zona albanese.
Al ritorno mi riporta un simpatico taxista albanese, molto socievole anche se parlava solo albanese, macedone e tedesco, quindi la comunicazione era un po' difficoltosa.
Sulla strada di montagna c'erano banchetti di persone che vendevano mirtilli, appena raccolti dalle piante che ricoprono buona parte delle montagne, e ho deciso di non perdere l'occasione, per cui ci siamo fermati – e per inciso ho comprato 5 chili di mirtilli di cui sto facendo scorpacciate, nonché muffin e marmellata.
A questo punto è scattato il momento Carramba, visto che il taxista ha incontrato tra i venditori un suo amico che non vedeva da 7 anni, baci e abbracci e chiacchiere in albanese.
Dopodichè ripartiamo e il tipo mi racconta il legame tra loro (tento di rendere alla meglio l'esperanto):

- Ich, him, freund pum pum pum makedonia
- Oh, from the macedonian army?
- No, no army. Albanian (noi), Makedonian (loro), pum pum pum
- Oh, war.
- Yes! War! 2001 (scritto col dito sul cruscotto), Albanian and Makedonian war! Ha ha ha ha!!!!

E giù risate divertite.
Che al di là del personaggio ti fa riflettere come in ogni guerra, e in particolare in una guerra civile, dopo gli ammazzamenti e gli spari e gli atti che ogni parte considera eroici, poi si torna tutti a fare le vite di prima, a mischiarsi, ad avere rapporti come se nulla fosse. Chiaramenti le cicatrici rimangono, e profonde, però sembra sempre incredibile pensare che persone con cui hai a che fare 7 anni fa erano sulle montagne coi fucili.

Provateci con un Cayenne... Niva rules!

Plitvice

Dimentichiamo l’ordine temporale e partiamo dal posto più bello in assoluto, i laghi di Plitvice.
Devo dire che sono stato davvero impressionato da questo parco naturale, sotto tutti gli aspetti.
Prima di tutto il posto è splendido: detto molto in breve è una valle in cui il fiume ha formato una serie di laghi su diversi livelli (praticamente come una serie di chiuse), separati da dighe naturali e che comunicano tra loro attraverso una serie di cascate. Il tutto con un’acqua di un turchese irreale, e circondato da boschi lussureggianti: a tratti sembra di stare in qualche posto tropicale, altro che Croazia.

Laghi, cascate e acqua turchese...

In più il parco stesso è organizzato benissimo, con percorsi guidati di lunghezza variabile, bus per il trasporto dei passeggeri nei tratti più, lunghi, barche elettriche per attraversare il lago più grande, il tutto molto ben inserito nell’ambiente, e ben sincronizzato e funzionante. Insomma complimenti ai croati!
Devo dire che tutto l’entroterra croato mi ha sorpreso, aleno da Plitvice verso nord (il resto non l’ho visto). Appena lasciata la costa e scavalcate le prime montagne il paesaggio cambia improvvisamente e devo dire che i Balcani del nord sono davvero molto simili alle Alpi, spesso l’impressione è quella di stare in Austria.
La croazia rimane comunque consigliatissima per una vacanza tra mare, monti e città storiche, e ogni vacanza da quelle parti dovrebbe obbligatoriamente includere una giornata a Plitvice.

La carpa storpia di Plitvice, che frutterà il prossimo nobel in veterinaria


Vacanze

Lo so lo so, sono stato pigro, e sono stato anche in vacanza.
Molto in breve nell’ultimo mese e mezzo di latitanza sono stato in montagna in macedonia, in italia, croazia e slovenia in vacanza, al lago in macedonia. Al momento mi aspetta un agosto lavorativo ma ricco di ospiti seguito da una settimana di trekking sul Monte Rosa. Il tutto punteggiato da matrimoni assortiti.
Queste in brevissimo le notizie, nei prossimi giorni conto di postare qualcosa sui posti migliori visti in queste settimane.... ma non prometto nulla!

Sono Pazzi Questi Balcanici 2

Mentre aspettavamo altra gente davanti all'ambasciata americana, un collega mi fa:
"Qualche anno fa l'abbiamo bruciato, sto posto!"
"In che senso?"
"Quando hanno bombardato Belgrado abbiamo fatto una grossa manifestazione qua, e' finita che siamo entrati e abbiamo bruciato tutto. He he he."
"..."

E' stato abbastanza clemente da non specificare che pure noi italiani abbiamo bombardato la Serbia, mi sono sentito decisamente piccino. Mai quanto quando me ne parlavano i Belgradesi, dei bombardamenti.

In ogni caso adesso mi spiego un po' di piu' come mai l'ambasciata americana sia blindata, e perche' ne stiano costruendo una nuova, su una collina, che sembra Fort Knox.
Tra l'altro la leggenda popolare vuole che ci siano 9 piani sotto terra, e che i progetti e la realizzazione siano stati affidati a ditte diverse per ogni piano di modo che nessuno sappia cosa c'e' in totale.
Probabilmente gli architetti saranno uccisi e seppelliti dentro come nelle piramidi.

Elezioni

Qui domenica si vota.
Io per sicurezza me ne scappo in montagna (Osògovo, per gli amici Ovosòdo, al confine tra Livorno e la Bulgaria – seguirà report), ma qua le note di colore non mancano.
I partiti sono divisi etnicamente, ce ne sono un paio albanesi e qualcuno in più macedone. Quelli albanesi grosso modo corrispondono a due clan diversi di guerriglieri, l’ultima volta che hanno discusso tra loro in parlamento è finita a spari tra le rispettive guardie del corpo...
Non ho approfondito molto francamente, qua la gente è totalmente schifata dalla politica, molto più che in italia, diciamo che Beppe Grillo passerebbe praticamente per un militante; quindi non ho molto modo per capire dove tira il vento, ma tutti danno per vincitore l’attuale primo ministro, quindi non ci dovrebbero essere grossi cambiamenti.
In compenso questa settimana ogni sera un partito diverso aveva organizzato una manifestazione nella piazza principale di Skopje. Quindi ogni giorni si son visti pullman e macchine convergere verso il centro, tutti strombazzando carichi di gente che si sporgeva dai finestrini sventolando bandiere, ognuno quella del suo partito più quella macedone per i macedoni o quella albanese per gli albanesi. La quale cosa in sè è degna di nota, i membri di un partito che sventolano la bandiera di un paese straniero, mica male no?
Comunque l’impressione generale è quella di vedere dei fan che vanno ad una partita di calcio più che dei militanti che vannoa un comizio. Il che può dare la misura di come mai finisca così spesso in rissa. Diciamo che la gente della strada è molto lontana dalla politica, ma quelli che son dentro ci mettono un sacco di passione. Pure troppa, visto che ho sentito frasi del tipo ‘speriamo che nessuno si metta a sparare se no di entrare nella Nato ce lo sognamo per altri trent’anni!’.
Già, perchè qua tutti odiano la Grecia, odiano gli albanesi, odiano chi supporta l’indipendenza del Kosovo, però non vedono l’ora di entrare nella Nato e soprattutto in Europa, e di potersi muovere liberamente. La strada è lunghetta.


Il tema prediletto di me che son reietto

A circa 10 km da Skopje c'è la più grande comunità Rom d'Europa, la municipalità di Shutka, dove vivono circa 10 mila Rom, ed è Rom pure il sindaco.
Non ci sono ancora riuscito ad andare, ma mi dicono che sia decisamente un'esperienza, e che sembra di andare in India. E in effetti i molti zingari che si vedono in città sono scurissimi di pelle, sembrano proprio indiani.
In generale fanno le solite cose, chiedono l'elemosina, lavano i vetri ai semafori eccetera, e sono piuttosto ben tollerati dalla popolazione macedone, troppo impegnata a dare addosso ad Albanesi e Greci per prendersela pure con gli Zingari (certo dategli una settimana di Tg1 e partono le molotov anche qui...).
Ma c'è un geniale elemento di innovazione nell'integrazione dei Rom nel tessuto sociale: qui sono impegnatissimi a raccogliere la spazzatura.

Ecco la fase di raccolta, direttamente dal cassonetto

Purtroppo per noi incapaci l'equazione spazzatura più Rom fa subito pensare a quel disastro che è Napoli; qua invece le due realtà si integrano perfettamente. In pratica gli Zingari arrivano in città con i loro carri trainati da cavalli, si tuffano nei cassonetti ed estraggono dai sacchi – buttati dentro senza alcuna raccolta differenziata, va sottolineato – quello che gli interessa. E sono molto selettivi: alcuni banalmente recuperano roba riutilizzabile, ma altri si riempiono il carretto solo di bottiglie di plastica, altri solo di lattine, altri di carta eccetera. Raccolta differenziata a posteriori: è assolutamente geniale, nessuna menata in casa, un solo sacco come ai bei vecchi tempi, e poi ci pensano loro a differenziarla dopo!
Rimane solo da capire cosa poi ci facciano con questa roba. Alcuni macedoni interpellati al riguardo mi hanno detto che i capifamiglia che mandano in giro i familiari a compiere il lavoro (chiaramente faticano donne e bambini, dettagli) fanno collezione di 'cose', per cui c'è quello che è campione delle bottiglie di plastica perché ne ha più di tutti, quello che è campione delle lattine e così via. A me pare un filo più probabile che ci sia qualche lungimirante del comune che gli paghi la roba un tot al chilo per poi riciclarla, ma mi sa che sono un inguaribile ottimista; in ogni caso tutto questo ciclo funziona a meraviglia e in perfetta armonia. Certo Skopje non sembra ancora Zurigo, ma diamogli un pochino di tempo insomma.
In ogni caso l'amara constatazione che mi viene da fare è che forse ma forse il problema dell'Italia non sono i romeni ma gli italiani, e che il problema di Napoli non sono i rom e i rifiuti, ma i Napoletani. Certo questo il Tg1 non lo dirà mai, d'altronde il ruolo del piagnone e della vittima ci si adatta tanto bene... certo se poi la vittima può rivalersi su qualcuno di più debole chiaramente ci va a nozze, e via coi pogrom.
Mala tempora currunt.

Finita la caccia si torna a recuperare il carretto
e via verso il prossimo cassonetto


Cosa amo del vivere a Skopje

Andare a fare una passeggiata nei boschi fino ai mille metri del Vodno partendo a piedi da casa.
Incontrare amici di amici in vetta che ti offrono allegramente wurstel alla brace.
Tornare a casa alle 5 di domenica, trovare il negozio sotto casa aperto e comprare mezzo chilo di gelato e mezzo chilo di fragole per la merenda. Priceless.

Assiette de cruditès


Ma quanto sono fotogenici i pomodori di mare?

Post a ritroso, nel tempo.
Terminata la settimana Nantese rimangono le foto, soprattutto quelle di sua maestà l’oceano. Dove siamo tornati sabato, in compagnia dell’ottimo Resta che ha cavalcato la Guzzi da Grenoble per venirci a trovare. Come minimo per ricambiare dovevamo portarlo sull’oceano per la prima volta nella sua vita (per lo meno su questo versante dell’atlantico). Questa volta la meta è stata la pointe de saint-gildas, sempre nelle vicinanze di Nantes. Altro posto molto bello, in questo caso più rocce che spiagge, e questo ci ha permesso di vedere un assiette de crudités allo stato brado: tonnellate di cozze (giovani – la stagione della piena maturità è giugno), ostriche, pomodori di mare, patelle e, beh, conchigliame e molluscame vario.
I francesi presenti erano quasi tutti impegnati a rimettere le cose al loro posto, e a riportare il conchigliame alla sua forma naturale (l’assiette de crudités appunto), armati di coltello e paniere; noi ci siamo limitati a una gratificante passeggiata con chiacchierata annessa.
Prossima meta: mediterraneo.


Francesi un po' cozze

Ah, per la cronaca gli europeisti le elezioni le han vinte in Serbia, ma non hanno i numeri per governare... tutto il mondo è paese, ma alcuni posti sono più paesi di altri.

Malgrado Belgrado

Di ritorno dalla Francia ho approfittato di un comodo cambio di aereo a Belgrado (7 ore da aspettare) per visitare la città.
Devo dire che sono rimasto molto sorpreso in positivo; non sapevo bene cosa aspettarmi ma di certo non pensavo di trovare una città a questo livello: elegante, ricca ed ordinata, mi ha fatto rendere conto di quanto sgarrupata sia Skopje.
Il centro città è molto bello: ci sono alcune vie ottocentesche decisamente mitteleuropee, e l'impressione generale è decisamente austroungarica: il fatto di trovarsi sul versante nord dei Balcani si fa sentire tutto. La città sorge sulla confluenza della Sava nel Danubio, e termina con una fortezza sulla cima della collina proprio sulla giunzione dei fiumi, da cui si gode una vista splendida sull'isola sottostante, molto grande e completamente intatta, lasciata a parco e dominata dalla natura.
Sono stato accolto da dei ragazzi contattati tramite couchsurfing, che mi hanno mostrato la città, fatto girare un po' il centro e portato nei punti salienti, con il tipico spirito accogliente e ospitale che anima questa comunità, veramente una di quelle cose che ti danno un po' di fiducia nel genere umano.
Tra l'altro oggi si vota per le elezioni, e lo scontro è praticamente un referendum tra chi si vuole integrare nell'unione europea e chi invece vuole portare avanti una politica isolazionista. L'argomento è caldissimo e qui la politica si vive decisamente con passione da stadio un po' come da noi, e i discorsi gira e rigira cadevano sempre sull'argomento, soprattutto quando io raccontavo dei miei viaggi continui e loro non perdevano occasione di lamentarsi del fatto che gli serve un visto per andare ovunque... inutile specificare che tutti i presenti speravano in una sconfitta dei radicali ed in una integrazione europea. Ma deve passare la nottata.
In ogni caso a questa città bisognerà proprio dedicare un intero fine settimana da Skopje, possibilmente con macchina fotografica al seguito!

Perchè amo l'oceano

Non lo so, in effetti.

Da buon montanaro non sono mai stato particolarmente attratto dal mare, dalla spiaggia, dalla vita balneare. Ma l'oceano mi ha conquistato fin dal primo incontro in quel di Arcachon ormai parecchi anni fa, e ultimamente ho una attrazione veramente profonda per il mare in generale e per l'oceano in particolare, una invidia profonda per chi ci abita vicino e può permettersi passeggiate sulla spiaggia in ogni momento.

Continua a piacermi poco la classica vita di spiaggia, ma il mare nelle mezze stagioni è splendido, soprattutto quando il clima atlantico offre una rara giornata di sole e di caldo, addirittura da abbronzatura. E quindi ne ho approfittato per delle bellissime camminate con Patrizia al seguito (mentre la studiosa, beh, studiava) lungo le spiagge di Pornichet prima e Saint Brevin. Niente di che, solo lunghe camminate sulla spiaggia, zone anche abbastanza popolate di seconde case e con un po' di gente sulla spiaggia, chiaramente molto distribuita sulla vastità della costa. Ed è proprio un gran bel modo di staccare e svuotare la testa di pensieri, tra la sabbia e l'acqua.

Cos'hai fatto in tutto questo tempo?


Sono andato a letto presto.

In effetti ho un po' trascurato il blog, nonostante qualche viaggio si sia fatto (2 weekend a Parigi e uno in Italia), ma nessuna novità di rilievo da raccontare, la vita scorre tranquilla a Skopje. In compenso all'inizio di maggio mi farò una ricca dieci giorni nantese, grazie alle meraviglie della tecnologia e del telelavoro... viva!
Quindi buon 25 aprile a tutti, è festa pure in Macedonia in quanto venerdì santo (domenica sarà la pasqua ortodossa) ma lo stakanov che è in me mi ha portato in ufficio – dato che nel resto d'Europa non è festa dobbiamo garantire il serivizo... la vita è dura quando si salvano vite umane.
Per quanto riguarda la situazione macedone qui la gente è inferocita per il veto posto dalla Grecia all'ingresso della Macedonia nella Nato, per la questione del nome di cui si parlava (Domanda: perchè volete entrare nella Nato? Risposta: boh?), per cui la gente parla di boicottare prodotti greci, cancella le vacanze in Grecia eccetera. E intanto ci si avvicina alle elezioni anticipate il 1 giugno (nonostante questo tutti mi fanno battute sul fatto che in italia cambiamo un governo all'anno - quando c'è la reputazione c'è tutto!), contrariamente al solito non c'è uno schieramento di falchi e uno di moderati: sono tutti incazzati neri con la Grecia, da destra a sinistra, e tutti tuonano contro l'affronto subito. Nessuno pare avanzare possibili soluzioni peraltro, ho provato a propagandare il geniale Macedonia 2.0 proposto da Mattia nei commenti ma le reazioni sono state tiepidine... che occasione persa!

Sono Pazzi Questi Balcanici

Dialogo con una collega in visita qui dalla Svezia.

Io: Ah, quindi non sei svedese?
Lei: No, sono ungherese, ma di una regione che prima era Ungheria, ma poi è diventata Jugoslavia.
Io: ???

A un successivo approfondimento ho scoperto che viene dalla Vojvodina, provincia autonoma della Serbia (proprio come il Kosovo fino al mese scorso), dove in effetti le lingue ufficiali sono serbo, ungherese, slovacco, rumeno, croato e ruteno. Auguri.
In ogni caso nella risposta a un semplice ‘da dove vieni’ è riuscita a mettere una specie di rivendicazione territoriale e a non pronunciare la parola ‘Serbia’. Mah.
E’ pur vero che in questi stati a base etnica gli appartenenti alle varie minoranze probabilmente fanno ancora più fatica a riconoscersi. Perchè prima potevano dire ‘sono Jugoslavo’ ed aveva una connotazione territoriale, ma adesso dire ‘sono Serbo’ ha una precisa valenza etnica più che geografica.
Ciò non toglie che ogni singola persona nata da queste parti ha in qualche modo qualche conto aperto con qualcun altro e qualche rivendicazione storico/geografico/politica. Non pare una buona premessa per una stabilizzazione della regione.

As yet untitled


Un po' di assenza giustificatissma da una settimana intensa: prima pasqua passata con la famiglia qui in Macedonia - e un pranzo di pasqua con i genitori a Skopje invitato a casa di indiani, modestamente, non è da tutti – seguita a ruota da una molto meno gradita visita di clienti svedesi che mi hanno assorbito praticamente ogni ora di veglia.
Comunque rieccomi alla solitudine che ben concilia l'attivita del blog, a un altro weekend a Skopje allietato peraltro dall'inizio dello Skopje Film Festival. Il programma non è eccezionale ma vista l'offerta media dei cinema nel resto dell'anno – zero – ho già deciso di buttarmi a pesce nella visione.
Tra l'altro è notevole come in una città di mezzo milione di abitanti ci siano praticamente 3 cinema per un totale di 5 sale... un po' scarsina come offerta eh? E i film che passano sono solo blockbuster americani (con mesi di ritardo, e ognuno rimane in programmazione per mesi) oppure interessanti film balcanici ma purtroppo in lingua originale sottotitolati in macedone, il che mi esclude – mea culpa, d'accordo. Sicuramente il fatto che a ogni angolo c'è un banchetto che vende dvd pirati dei film prima che escano non aiuta il prosperare delle sale cinematografiche... Poi ci sono altri piccoli cinema di quartiere, cineforum eccetera, ma sono un po' più difficili da seguire. In ogni caso da qui a giovedì minimo un film al giorno!
Lo scorso fine settimana appunto con la visita dei miei ne ho approfittato per riscoprire un po' la città: è sempre un piacere fare il turista nel posto dove vivi, e soprattutto rivedere gli stessi posti con gli occhi di chi non ci è mai stato. Mi sono davvero reso conto di quanto sia facile abituarsi a posti diversi, considerare come normalità quello che solo fino a poco tempo prima sembrava qualcosa di assurdo, e sentire i commenti di chi veniva qui per la prima volta mi ha fatto ricordare come le avevo vissute io all'inizio, quel misto di curiosità e repulsione che è inevitabile da queste parti.
In ogni caso la città nel suo casino e nella sua vitalità sporca e scomposta è piaciuta (certo il fatto che io avessi tenuto le aspettative rasoterra ha aiutato), soprattutto nella parte vecchia e nel bazar. Insomma, siete tutti invitati!

Altre chicche di politica internazionale


Si diceva, la Grecia, il nome.
Qualche precisazione e qualche nuovo sviluppo.
La riunione in cui la Macedonia dovrebbe essere invitata nella Nato è il 6 aprile. La Grecia opporrà il veto (prima volta nella storia della Nato) se entro questa data non sarà stata trovata una soluzione comune per dare un nome alla repubblichetta. Tra le proposte: Neo-Macedonia, Macedonia del Nord, Upper Macedonia (Macedonia di sopra), Slavo Macedonia. Io proporrei anche Macedonia 2: la vendetta, o MacedoniaXP. Oppure puntare direttamente al banco e chiedere di entrare nella nato col nome Grecia, e pretendere che lo stato con capitale Atene inizi a chiamarsi The Former Turkish Province Of Greece.
Da adesso in poi vi elenco alcune chicche reali, precisazione doverosa perché altrimenti pensate che siano tutte battute, ma non sarei all’altezza di raggiungere tali vette.
Il governo macedone ha comprato in questi giorni pagine sui principali quotidiani mondiali (parliamo di New York Times, Financial Times, Herald Tribune, Le Monde, robetta così) per dire al mondo che “La repubblica di Macedonia merita di essere membro della Nato”. Sorge spontaneo interrogarsi sull'utilità di tutto questo, sulla disinvoltura con cui utilizzano la parola membro a mezzo stampa e sull'interesse che il lettore medio delle testate di cui sopra può nutrire per l’argomento; ma soprattutto stiamo parlando di un bel po’ di soldi che si potevano usare, che so, per chiudere qualche buca per strada o cose del genere.
In più ho scoperto che quando gli è piovuta addosso l’indipendenza, gli esagitati che sono saliti al governo, oltre a preoccuparsi di indottrinare la popolazione, si sono scelti una bandiera con il sole di Vergina, simbolo dei macedoni antichi (Vergina sta in Grecia) che poi hanno dovuto stilizzare nel sol levante attuale; hanno stampato cartine in cui nella macedonia inglobavano anche la macedonia greca; hanno stampato banconote raffiguranti la torre bianca di Salonicco (si, anche Salonicco sta in Grecia).
D’altra parte oltre a tutte le ingerenze presso l’ONU e la Nato, i greci hanno fatto cambiare la costituzione e la bandiera macedone, ma i tocchi di classe sono ben altri: ad esempio quest’estate quando la Grecia bruciava i macedoni da bravi vicini gli hanno mandato un po’ di pompieri per dare una mano: sono stati respinti alla frontiera perché avevano la scritta ‘Macedonia’ sulle divise! E allora bruciate....
La corrispondenza macedone spedita in Grecia viene timbrata con “Riconosciuta dalla Grecia come Fyrom”.
I greci hanno cambiato i nomi di varie ditte e istituzioni dopo l’indipendenza macedone, tipo l’aereoporto internazionale di Salonicco adesso si chiama ‘Macedonia’, dal 1990, la Scuola di Studi Superiori Industriali di Salonicco nel 1991 è stata ribattezzata Università di Macedonia, eccetera...
Come dite? Una manica di pazzi invasati? Vi ricordo che noi abbiamo quelli che si sposano con rito celtico. Ah, parlavate del mondo? Si, son d'accordo.Comunque vi terrò aggiornati, ma se volete notizie fresche consiglio l’ottimo osservatorio sui balcani, in italiano.

Non ci sono più le mezze stagioni

Dopo settimane di primavera anticipata con vette intorno ai 25 gradi stamattina mi sono svegliato che nevischiava.
Adesso nevica di brutto. Nei Balcani tutto è imprevedibile, a partire dal tempo.

Ed ora qualcosa di completamente diverso



Il pippone socio-politico, parte prima. Politica estera.

Altrimenti detto: la ricerca delle medie sulla Macedonia.

Di Balcani si parla spesso al tiggì, dalla guerra in Jugoslavia in poi, e si fa un po’ fatica a capire cosa ci succede davvero. Non che a starci si capisca meglio, intendiamoci. Qui l’impressione è di normalità, anche dopo l'indipendenza del Kosovo, dopo le litigate con la Grecia e tutto il resto.
Che dire, la situazione indubbiamente è complessa.
La Macedonia, è piccola, praticamente tonda e quindi minimizza i confine con altri stati. Eppure riesce a confinare con (in ordine sparso):
Serbia. Sono amici. I Macedoni possono andare e venire dalla Serbia senza visto, e viceversa. In sostanza una faccia una razza, qui quando parlano dei serbi ne parlano da fratelli. Stessa cosa quando parlano dei croati peraltro. Qualche presa per il culo in più per gli Sloveni, visti un po’ come i milanesi possono essere visti da un napoletano, ma bonariamente. Gli unici ex-Jugoslavia di cui parlano male sono i montenegrini visti come lenti, fancazzisti, pigri e incivili. Vai a sapere, l’unico che ho mai sentito parlare è Savicevic. Che era lento, fancazzista e pigro ma era anche un genio!
Bulgaria. Relativamente amici, basta il passaporto per entrare, visto stampato al confine. Moltissimi legami storici e culturali, ma comunque sono visti come stranieri, nonostante la lingua sia praticamente la stessa, e etnicamente i macedoni siano più bulgari che serbocroati. A loro volta i bulgari non riconoscono il macedone come lingua, ma sostengono che è un dialetto del bulgaro (un po’ come Nico il sardo…). Piccolezze ovviamente.
Albania: qua vengono i dolori. Il 20 e rotti per cento della popolazione macedone è di etnia Albanese e musulmana, concentrata nelle aree al confine con l'Albania, con alcune provincie che arrivano all’80% di abitanti albanesi. Se c’è sostanzialmente amicizia con il resto delle repubbliche ex-jugoslave, verso gli albanesi c’è un odio solido e compatto da parte dei macedoni slavi. E anche una decisa segregazione razziale, nonostante siano più del 30% della popolazione di Skopje non ne ho mai conosciuto uno, tutti i colleghi, gli amici, gli amici di amici sono slavi. O stranieri, al limite. Nel 2001 gli albanesi hanno fatto una quasi rivoluzione (con relativi bombardamenti governativi sui villaggi dove si annidavano i terroristi) che è sfociata, grazie al solito appoggio dello zio Sam, in tutta una serie di leggi che tutelano la minoranza, quote negli enti pubblici, festività musulmane riconosciute come feste di stato… La maggioranza macedone vive questo come una imposizione intollerabile, con i vari ‘tornassero in Albania’ ecc. D’altra parte, come in Kosovo, gli albanesi si insediano e fanno un sacco di figli, quindi piano piano aumentano il loro peso etnico. Non so che sviluppi possa avere la situazione qui, indubbiamente però è problematica e molto legata a quello che può succedere in Kosovo. Speriamo che i geni della comunità europea che hanno appoggiato la dichiarazione unilaterale di indipendenza kosovara sappiano quello che fanno. Visti i precedenti nella zona è abbastanza lecito dubitarne.
Grecia: questa è la vera chicca. Se gli albanesi influenzano la politica locale e la società dall’interno, la Grecia si oppone ferocemente alla Macedonia a livello di politica internazionale. Gli hanno imposto di cambiare la bandiera poco dopo la creazione dello stato, perché utilizzavano un simbolo preso da reperti archeologici risalenti ai macedoni (quelli di Alessandro), peraltro effettivamente ritrovati in territorio greco. Non gli hanno consentito di chiamarsi Macedonia, per cui all’Onu formalmente la nazione si chiama “The Former Yugoslavian Republica Of Macedonia” – si, proprio come Prince – e in ordine alfabetico la trovate sotto la T. Questo perché si chiama Macedonia anche la regione nord-orientale della Grecia, e i greci sostengono che quella è l’unica e vera Macedonia, che Alessandro Magno era greco eccetera. Dal loro punto di vista è come se la Slovenia si fosse battezzata Friuli. Secondo me l’Italia non avrebbe rotto le balle allo stesso modo ma si sa, da noi tutto tarallucci e vino. Secondo i Macedoni il punto è che durante le guerre balcaniche, quando la Grecia ha conquistato la attuale Macedonia greca, tutti gli slavi sono stati buttati fuori di peso (nella tabellina di wikipedia li trovate alla voce ‘bulgari’), e tutti i loro possedimenti confiscati – stiamo parlando di inizio 900. Quindi i greci starebbero facendo di tutto perché gli eredi reclamino quello che era dei loro antenati.
Peculiare che quando un Macedone ottiene un visto per una nazione Shengen, sul visto ci sia scritto ‘non valido per la Grecia’. Questo significa che se un macedone ottiene un visto italiano, durante il periodo di vitalità del visto può muoversi per tutta l’area Shengen ma non può andare in Grecia. Per quello serve un visto apposito, con code di mesi e controlli certosini.
In questi giorni la polemica si è riacutizzata, visto che Albania, Macedonia e Croazia dovrebbero essere invitate a unirsi alla Nato, ma la Grecia minaccia di mettere il veto alla Macedonia (cosa mai successa nella storia dell'alleanza atlantica) se questa non risolve una volta per tutte la questione del nome.

Se tutte queste informazioni vi hanno dato l’impressione che la situazione sia un colossale casino, beh, ci avete preso.
Certamente è triste constatare come anche l'Europa sia ancora piena di odi razziali, faide che durano da centinaia d’anni, ritorsioni etniche e religiose. Forse il modello prossimo venturo sarà quello del sacro romano impero, con una comunità europea ad occuparsi di scelte macroeconomiche e di politica estera, e una serie di staterelli fondati su base etnico linguistica (la Cecoslovacchia ha aperto la via, il Belgio sta seguendo) a esercitare la propria sovranità e a preservare gelosamente tradizioni, lingua ed etnia.
Non so se sia una cosa negative, certamente stride con quell’europeismo pieno di fratellanza che ci propinavano alle medie, quando il 1992 era il traguardo futuro in cui avremmo vissuto tutti felici e contenti. Sicuramente finché si tratta di scissioni incruente e civili non ci vedo nulla di male.
Stride comunque che paesi come Francia e Inghilterra, storicamente ma anche recentemente feroci nel reprimere qualunque movimento separatista o anche solo autonomista, si siano affrettati a riconoscere il Kosovo indipendente. Chissà che ne pensano a Belfast.

Tetovo

Visto il weekend povero di programmi ho deciso una gita in solitaria a Tetovo, città vicina a Skopje in direzione della regione a maggioranza albanese, famosa per la sua moschea dipinta.
La moschea la vedete in fotografia, caruccia. Per il resto la città è uno dei più deprimenti angoli di mondo che io abbia mai visto, povera come avevo visto solo in Tibet e squallida come nient'altro. Priva di qualunque centro storico, la città si divide tra i consueti condomini serbocroati anni 70-80, e il boom edilizio albanese post-indipendenza. Anche se il boom bisognerebbe farglielo fare adesso con tanto tritolo, penso che sarebbe l'unico modo di tirare qualcosa di decente da questo ammasso di mattoni e cemento. Bisogna specificare che la caratteristica principale dell'edilizia albanese è quella di non essere mai finita: tutte la case hanno un 'ala in costruzione, la facciata non intonacata, un piano di sopralzo non finito... veramente una gioia per gli occhi. Questa peculiarità è condivisa con un po' tutta la regione balcanica (e non solo, anche di là dall'adriatico non si scherza), ma l'ostinata fierezza di questo popolo porta la percentuale di case non finite praticamente al 100%, risultato decisamente di prestigio.
Nonostante le statistiche recitino che il 70% della popolazione cittadina è macedone si ha in ogni momento la sensazione di essere in zona albanese, e del resto la regione è comunque a maggioranza albanese: scritte in alfabeto latino, bandiere con l'aquila, magliette di Adem Jashari, gagliardetti dell'UCK in vendita, insomma tutto l'armamentario del perfetto guerrigliero.
E' la prima volta che mi avventuro in zona albanese e devo dire che l'impressione di povertà, abbandono e squallore è stata totale. Pare che tutti i soldi che hanno li utilizzino per la costruzione di nuove moschee: anche i villaggetti lungo la strada, tutti poverissimi e di 100 case al massimo, hanno tutti una moschea nuova di pacca e una in costruzione. Che la religione venga utilizzata come mezzo di identificazione etnica, e quindi di scontro, è cosa risaputa, ma vederlo applicato in paesi così vicini a noi per storia e per cultura fa una certa impressione. Il lavoro da fare qui sarebbe enorme e radicale per cercare di fare coesistere pacificamente le etnie. Invece tutte le nostre 'missioni' pare si limitino a mandare un po' di militari con lo schioppo per evitare che la gente si ammazzi in maniera troppo plateale, e contemporaneamente lasciare il potere in mano alle elite ultra-nazionaliste che proseguono nel loro consolidamento a base di lavaggio del cercello e di istigazione all'odio reciproco. Un buon punto di partenza per ritrovarsi di nuovo in guerra alla prima occasione, non c'è che dire. E' anche vero che, quantomeno in Italia, abbiamo poco da educare gli altri, visto che pare che per molti versi anche da noi si stia tornando sempre più indietro lungo questa pericolosa china.

I simpatici gagliardetti dell'UCK in vendita alle bancarelle

Considerazioni politiche a parte la mia gita si è conclusa con il minimo sindacale trascorso nella ridente cittadina, dopodiché me ne sono tornato di corsa a casa. L'unica nota positiva è che rientrando alla base Skopje mi è sembrata di una eleganza a metà tra la Parigi degli impressionisti e la Vienna dei caffè liberty... è proprio vero che tutto è relativo!

Prilep


Approfittando del bel tempo e della primavera arrivata con larghissimo anticipo (sole e 25 gradi) sabato con un po’ di colleghi siamo andati a Prilep, città da cui ero già passato ma che stavolta ho avuto occasione di vedere con calma, grazie alla guida di un collega autoctono.
Non che ci sia un gran che da vedere, la città è abbastanza piccola, sui centomila abitanti, e la maggiore attrazione è il mercato, in effetti molto grande e pieno di cose e di gente. Chiaramente è tutto piuttosto povero ma comunque attivo come tutti i mercati; il momento migliore è stato quando ci siamo fermati a comprare dell’halva (un dolce turco diffuso in tutto l’est europa) a una bancarella, e il venditore dopo avere tagliato una fetta ha strappato un foglio da una risma di carta da stampante (di quelle di una volta, a modulo continuo con i buchini a lato), seguendo diligentemente la linea tratteggiata, e l’ha usato come carta per avvolgere la fetta da mangiare: questo è riciclo, questa è ecologia!

I monoliti di Prilep


I Macedoni sono gente socievole e di solito il sabato lo passano a fare le vasche in centro, bevendo il caffè all’aperto, chiacchierando e soprattutto fumando, per cui il corso principale intorno al mercato era molto affollato, con una piacevole sensazione di rilassatezza e convivialità.
La parte storica consiste in qualche casa turca, una torre dell’orologio e una moschea. O meglio, le rovine di una moschea che è arrivata fino al nuovo millennio solo per finire bruciata da un gruppo di volonterosi ultrà della squadra locale, che mentre a nord est si combatteva la guerriglia albanese hanno pensato bene di dare il loro contributo alla causa. E’ bello vivere in tempi civilizzati.
In ogni caso si conferma che le città piccole sono più vivibili di Skopje, meglio tenute e meno lasciate andare: magari sono più povere ma sono comunque più dignitose, senza i palazzoni Jugo che sono proprio deprimenti.

Dopo la spada nella roccia, la roccia nella casa


Dopo la gita in città siamo andati sulla collina che la sovrasta, piuttosto particolare per i monoliti che la punteggiano, nelle posizioni più strane, e che ospita l’immancabile monastero e la altrettanto immancabile fortezza turca sulla cima.
Una bella passeggiata comunque, soprattutto vista la giornata, con una bella vista sulla città.

Kosovo indipendente?

Visto che la notizia sui giornali italiani è durata meno di 24 ore, soppiantata dal toto De Mita e amenità varie, vi racconto brevemente cosa si dice da queste parti dell'indipendenza del Kosovo, anzi della Kosova per dirla all'albanese, visto che ormai comandano loro. Chiaramente ho solo il punto di vista macedone, visto che viviamo in regime di apartheid e con i pur numerosi albanesi di Skopje non ho nessun contatto.
Per quanto riguarda i media e i politici italiani nessuno ci ha spiegato perchè l'Italia si sia affrettati a riconoscere l'indipendenza del Kosovo, al di là di compiacere gli usa: se si prende una decisione qualcuno dovrebbe anche spiegarne i motivi. Certo, il ministro degli esteri è lo stesso D'Alema che era primo ministro quando si bombardava allegramente Belgrado ammazzando civili (perchè Mosca no? Il fatto che Putin abbia trasformato la Cecenia in un parcheggio è più tollerabile?), ma basta questo per riconoscere uno stato che a livello di diritto internazionale ha più o meno la stessa ragione d'essere di una Chinatown indipendente da San Francisco? Tra l'altro poi da parte di uno stato che in tempi remoti ha soffocato nel sangue i movimenti indipendentisti meridionali (vedi alla voce 'brigantaggio') e in tempi più recenti ha soffocato nei soldi gli indipendentismi altoatesini, entrambi movimenti con una legittimazione storica quantomeno non inferiore a quella del Kosovo. Qui per approfondire la storia e l'andamento demografico della regione.
Si diceva del punto di vista macedone: ovviamente filoserbo, dato che un buon venti per cento del territorio macedone è a larga maggioranza abitato da albanesi, e che queste regioni stanno al confine con Kosovo e Albania, quindi il salto della quaglia è nell'aria, senza contare che contro gli indipendentisti albanesi c'è già stata una guerra nel 2000.
Ieri parlavo con una collega serba, che mi raccontava dei suoi zii che abitano nell'enclave serba di Strpce, e che se la passano maluccio dal 1999. Si parla molto di Mitrovica, che però almeno sta al confine con la Serbia e di fatto ha le spalle coperte, ma quest'altra enclave serba in Kosovo sta messa sensibilmente peggio, visto che è schiacciata tra il Kosovo albanese e la regione a maggioranza albanese della Macedonia. Viverci in pratica significa stare come nel villaggio di Asterix, circondati da una palizzata senza potersi muovere. Ci sono un bus alla settimana verso Skopje e uno verso Nis in Serbia, e questo è tutto. I bus viaggiano scortati dai militari (non so bene quali, se serbi o della forza internazionale) per tutta la strada che passa in territorio abitato da albanesi, visto che per i primi anni dopo la guerra del '99 erano bersaglio di lanci di sassi, spari isolati e amenità del genere. Ultimamente era tutto abbastanza tranquillo ma adesso bisogna vedere come evolverà la situazione, difficile fare previsioni.
Altri parenti invece quando per strada si sparava e c'era aria di pogrom sono partiti con il cappotto che avevano addosso per andare a rifugiarsi in Serbia, abbandonando casa e campi di proprietà al loro destino, senza nessuna speranza di poterli recuperare, tantomeno dopo questa indipendenza.
Purtroppo di storie così nei balcani ce ne sono a bizzeffe, anzi di molto peggiori visto che ci sono state centinaia di migliaia di morti ammazzati negli ultimi 20 anni e violenze inenerrabili. Il punto è che tutti ne hanno di storie del genere, indipendentemente dall'appartenenza etnica, è un tutti contro tutti in cui è difficile trovare un filo logico, una ragione ed un torto.
La cosa che emerge maggiormente è che gli slavi tra loro pare non abbiamo problemi: sicuramente il Macedone medio ha una buona opinione dei serbi, e nessun problema con i croati, e fondamentalmente rimpiange la Jugoslavia.
Mi dicono che anche negli altre repubbliche ex-ju sono diffusi sentimenti del genere. Il punto è che al potere ci sono, nei rispettivi paesi, quelli che la guerra degli anni '90 l'hanno voluta e provocata, e che adesso si impegnano il più possibile a fare il lavaggio del cervello alla popolazione mettendo gli uni contro gli altri, inventandosi differenze storiche, linguistiche e culturali che nella maggior parte dei casi sono inesistenti, o talmente lievi che potrebbero essere colmate molto più facilmente di quanto non ci voglia per accentuarle.
Ciò è molto triste e preoccupante, e porta a pensare prima di tutto come siano sempre piccole elite a guidare e indottrinare la massa, e come nella maggior parte dei casi queste elite siano molto più attente al proprio interesse che al bene comune.
In secondo luogo fa molto riflettere come le nostre vite siano sempre in bilico e in balia dei "rovesci della storia", come tutto quello che consideriamo immutabile e inviolabile (la casa, i soldi in banca, le proprietà) in realtà sono protette da un fragile sistema di leggi e convenzioni che può essere spazzato via veramente con poco.
Comunque in Macedonia tutto tace, a livello ufficiale non c'è stata nessuna dichiarazione, e a Skopje non è successo nulla; non so se nelle regioni albanesi ci siano stati festeggiamenti o feste in piazza: sicuramente se fossero iniziate qui avrebbero rischiato di finire maluccio.
Per qualche impressione di prima mano da Pristina vi consiglio questo blog, in italiano.