Ducati in vetta al mondo

Ma perchè in formula uno tutti a tifare per la Ferrari, mentre per le moto tutti sostengono Valentino Rossi? Sicuramente conta il fatto che non ci sono piloti italiani in grado di vincere gare da 20 anni, e che Vale e’ fortissimo, simpatico ecc.
Ma non è fenomenale che una piccola scuderia italiana legata a una piccola ditta produttrice di moto riesca a mettere in pista da anni moto vincenti in superbike (più legate alle moto di serie), e che in poche stagioni sia riuscita a realizzare una moto capace di stracciare i bolidi messi in campo dai colossi giapponesi? Parliamo di industrie gigantesche che vendono un numero enormemente superiore di motociclette, e che sono parte di multinazionali potentissime, quindi possono investire quantità di denaro enormemente superiori nello sviluppo delle moto e ovviamente lo fanno, consapevoli del ritorno di immagine.
Forse mi sono perso qualcosa io, ma mi pare che invece di celebrare questo grosso successo italiano pare quasi che dispiaccia che un australiano abbia battuto Vale... Mi pare molto italiano celebrare più un individuo, talentuoso ma in qualche modo frutto del caso (avrebbe potuto nascere ovunque in fondo) rispetto a un successo di squadra, frutto di programmazione, capacità e lavoro, oltre che chiaramente di genialità e di passione. Mi pare strano che nessuno cavalchi questa cosa (forse meglio perchè me la renderebbe istantaneamente antipatica), ma se bisogna per forza celebrare ogni nuova Fiat, anche se è una scatola di sardine o una triste tentativo di imitare i giapponesi, perchè non celebrare quando davvero c’è qualcosa di italiano che primeggia nel mondo?
Era dal 1973 che vincevano sempre e solo moto giapponesi, tra 500 e MotoGP. 34 anni di dominio ininterroto, incorniciati da due vittorie italiane... auguriamoci che questa specularità continui e la Ducati infili una serie di vittorie come quelle della MV Agusta! E che se Vale proprio vuole fare l’alfiere del tricolore guardi un po’ meno ai soldi e chieda di venire in Ducati, come aveva avuto la possibilità di fare quando è andato in Yamaha.
Quindi insomma se non festeggia nessuno festeggio io da solo, forza Ducati e forza... si vabè, insomma, avete capito, quel paese a forma di stivale in mezzo al Mediterraneo.

Aerei, treni e automobili

... che sarebbe il titolo originale di quel gran film che e' "Un biglietto in due" con John Candy e Steve Martin. Non che c'entri qualcosa, a voler ben vedere. Rieccomi a Skopje, dopo una settimana a dir poco frenetica con 8 aerei presi, 4 per tornare a casa nel weekend scorso, e 4 per andare a Riga giovedì e venerd ì per delle riunioni di lavoro. Un po’ troppo devo dire, anche per un amante degli spostamenti come me.
Tornare a Riga dopo poco più di un mese mi ha fatto un certo effetto: da un lato mi ci sento abbastanza a casa e mi muovo in un ambiente familiare, d’altra parte i limiti del nord mi si sono riproposti in tutta la loro scarsa accoglienza: giornate fredde e grigie (9 gradi ad accogliermi, partendo dai quasi 30 di Skopje), persone sempre poco amichevoli, sia gli sconosciuti – già, l’accoglienza nei negozi lettoni fa sembrare i valligiani della Val Brembana nati per il commercio – che in ufficio, dove tranne poche piacevoli eccezioni (con cui peraltro ho passato due ottime e piuttosto probanti serate) le reazioni sono state come minimo di scarso interesse. Certo la città vecchia è proprio bella (abitare in un posto triste e squallido ti fa apprezzare ancora di più le cose belle) ed attraversarla a piedi di sera per raggiungere il mio alloggio mi ha affascinato parecchio. E’ pur vero che lo stacco con la stagione estiva è quantomai brusco, ho lasciato ad agosto una città viva, animata ed affollata e ho ritrovato un vero mortorio, di mercoledì sera paragonabile a una Bergamo alta in mezzo alla settimana come vitalità.
Comunque dopo due giorni di lavoro intenso e due serate altrettanto intense (l’ultima terminata direttamente in aereoporto visto che avevo l’aereo alle 6 di mattina – inutile dire che del volo seguente ricordo poco) rieccomi a Skopje, sentendomi un po’ come quello di Snatch (oggi sono in vena di citazioni filmiche): travelgum, tappi per le orecchie, cinture, decollo, atterraggio, e via a ripetizione.
Domenica comunque ne ho approfittato per una (altra) escursione a Matka, che è un canyon poco fuori Skopje, con un lago artificiale sul fondo, decisamente suggestivo.
Ho tentato di arrampicarmi per il sentiero che sale per la ripida fiancata della gola, ma arrivato a un certo punto ho perso il sentiero un paio di volte, finchè sono arrivato in un punto dove non si riusciva a proseguire visto che il canyon boscoso sul cui fondo camminavo terminava in un cul-de-sac circondato da pareti rocciose. Per cui sono tornato indietro e mi sono incamminato sul lungolago, un sentiero scavato nella roccia che percorre tutta la costa per qualche chilometro, una specie di Via Mala pedonale a strapiombo sul lago, molto suggestiva soprattutto in una bella giornata di sole. Il lago purtroppo è molto basso di livello e abbastanza putrido visto che siamo alla fine dell’estate e le piogge non sono ancora arrivate, ma non si può pretendere troppo!

Pensieri sparsi

In macedonia l’autunno arriva senza avvertire. Mi sono alzato una mattina e erano spariti 10-15 gradi rispetto al giorno prima, e non sono più tornati. Urge rinnovo del guardaroba esclusivamente estivo che possiedo a Skopje.

I lèttoni (abitanti della lettonia, non grandi giacigli) sono incompatibili con la Macedonia, arrivano qui e si ammalano.

Ieri sera primo invito in una casa macedone, ospitalità squisita e cordiale. L’unico dettaglio è che mi avevano invitato a vedere Italia-Francia trascurando il dettaglio che sulla loro tv via cavo nessun canale la trasmetteva.
Nota a margine: a casa mia invece l’avrei vista.
Nota a margine numero 2: numero di inviti in case lettoni collezionati in 7 mesi: zero. Meditare.

Mavrovo

Weekend dedicato al turismo nella regione nord-occidentale della Macedonia, veramente montagne fuori dal mondo! Mi sono aggregato praticamente per caso, tramite una collega, ad un gruppetto organizzato per questa gita, e mi sono ritrovato in questa combriccola di macedoni assortiti, dai 20 ai 60 anni, una specie di gita dell’Acli... comunque ero con tre colleghi quindi ci siamo fatti compagnia, visto che il resto del gruppo parlava ben poco inglese. Esperienza interessante, soprattutto viaggiando sugli strapuntini nel bagagliaio del furgone, veramente scomodi piazzati sopra le sospensioni posteriori. E dire che avevo capito che si andava a camminare! In realtà abbiamo viaggiato molto ma anche camminato un po’ tra i boschi, oltre che visitato qualche posto interessante. Il tutto all’interno del parco nazionale di Mavrovo che è appunto una regione parecchio remota, quasi al confine con l’Albania. Oltre a tante montagne, un paio di laghi e tante, tante curve, mi hanno colpito in particolare due posti. Uno e’ la strada che da Mavrovo va a Galicnick, cittadine separate da un massiccio piuttosto imponente, alto sui 2500 metri: la strada attraversa questo altipiano, circondato dalle cime dei monti, completamente brullo e bruciato dal sole, che dà la sensazione di trovarsi in altissima montagna e completamente fuori dal mondo, sembrava il Tibet, decisamente scenografico. E poi il monastero ortodosso di S.Giovanni Battista: costruito sul lato di una valle, su un versante piuttosto scosceso, è interessante architettonicamente, ma soprattutto mi ha colpito la atmosfera di tranquillità e di isolamento dal mondo che ci si respira. Abbiamo anche assistito alla fine di una funzione, e devo dire che le messe ortodosse riescono molto più delle nostre a trasmettere il senso del sacro, del rituale. E poi in generale gli ortodossi, per quanto ho potuto vedere tra i russi in lettonia e i macedoni, hanno ancora una devozione antica, fatta di gesti ripetuti e di piccoli riti che da noi sono quasi dimenticati. E anche in questo devo dire mi ha ricordato il Tibet, la devozione sorda e cieca dei tibetani nei monasteri; anche qui ci sono mille gesti predefiniti, l’adorazione delle icone e delle statue, l’abitudine di infilare soldi ovunque sui simboli religiosi, e in generale un sapore di oriente che la chiesa ortodossa si porta dietro dai tempi di Costantinopoli. Certo ho visto meno frenesia che in oriente, ma comunque una religiosità che sa appunto di antico e di naif – di quelle che fanno parte dell’ordine delle cose e che non vengono questionate o messe in dubbio, dove non c’è nessun tentativo di razionalizzazione ma solo una adesione a una tradizione millenaria, che si fa sentire in tutto il suo peso. Insomma il genere di cose che sono molto interessanti da vedere da osservatore esterno, ma da cui farei di tutto per scappare se mi ci trovassi in mezzo.