Ed ora qualcosa di completamente diverso

Ieri sera sono tornato a casa dopo una cena fuori, verso mezzanotte.
Arrotolato sulla porta trovo un bigliettino in lettone che ovviamente non capisco.
Entro in casa, e accendo la luce... niente.
Allora penso che il bigliettino fosse un taglio programmato dell’elettricità. Ma nelle finestre dei vicini si vedeva la luce, e non c’erano date e orari sull’avviso.
Però c’era una cifra in denaro.
Sospetta.
Che i padroni non abbiano pagato la bolletta?
Vista l’ora decido che vale la pena di occuparmene il giorno successivo, e mi metto a dormire.
Stamattina chiamo il mio boss lettone, che chiama la padrona di casa, che chiama l’azienda elettrica... e salta fuori che qualche vicino di casa non ha pagato la bolletta, loro sono venuti e per sbaglio hanno tagliato i fili a noi!!!!
Senza parole...
Comunque dopo le proteste di stamattina la corrente l’ho ritrovata tornando a casa, e meno male!

London calling

Altro fine settimana a Londra con la morosa (si, è faticoso per tutti e due vedersi in giro per l’Europa, ma ne vale la pena, eccome!), e altre impressioni sparpagliate sulla capitale dell’impero.
Stavolta causa sovraffollamento siamo finiti ben in periferia, zona 3 della metro. E’ molto strano come tutto riesca ad essere molto tipicamente inglese (le case basse, l’architettura, i bus rossi...) ma anche incredibilmente esotico e multietnico. Non so come si colloca Walthamshaw nella scala delle periferie degradate, ma certamente mi aspettavo peggio. Ovviamente non è proprio bello, le strade spesso danno l’idea del souk e i negozi sono molto poveri, e la gente anche, ma il tutto da’ una certa impressione di operosità e di vitalità, e non c’è quella sensazione di calma asfittica che spesso danno le periferie degradate.
E poi Londra impressiona per incredibile vastità e disomogeneità. Già il centro come dicevo è assolutamente disorganico, quando si esce poi si perde completamente l’orientamento. In pratica e’ una spece di tessuto vivente fatto di tanti piccoli centri che si sono saldati insieme con il tempo, per cui si può tranquillamente viaggiare per quaranta minuti di bus attraverso strade che sembrano centri di paese, ma che in realtà sono tutte connesse e collegate tra di loro, è piuttosto impressionante.
Anche la rete dei trasporti è qualcosa che va al di là della normale comprensione. Si, la metropolitana è fantastica e va dappertutto, ma questa volta mi sono addentrato nella giungla dei bus, che sono frequentissimi e capillari nella copertura del territorio. Talmente capillari che non esiste nemmeno una cartina con i percorsi, perchè sarebbe un lenzuolo. Tutta la rete è organizzata con una serie di centri nevralgici, e ognuno di essi ha la sua brava cartina schematica. E i centri sono più di trenta! Da perderci la testa, meno male che c’è l’ottimo sito internet, veramente realizzato benissimo, anni luce avanti.
Insomma un cosmo a sè, e mi ha fatto piacere esplorarne un pò anche le parti periferiche.
D’altra parte siamo anche entrati nel cuore scintillante della Londra che conta, sabato sera siamo stati invitati da un mio ex-collega che si è trasferito lì, ed abita in un bellissimo appartamento in centro (grazie alle munifiche politiche di trasferta della ditta della moglie). La serata è stata molto bella e l’accoglienza splendida, dalla loro finestra si vede la demolenda Battersea Power Station (quella della copertina di Animals) e il tutto ha fatto proprio molto Londinese, Nick Hornby e quant’altro... quindi un grazie a Riccardo e Pamela, e al piccolo Luca!

Capo Kolka












Eccomi con un po’ di ritardo a raccontare della gita dello scorso weekend, verso capo Kolka, che è il promontorio che chiude verso sud il golfo di Riga. Viaggio di circa 200 km in macchina, noleggiata con modalità fantozziane alla mattina, in compagnia di tre colleghi.
La pensata migliore della giornata è stata: “facciamo la strada costiera così vediamo il panorama, che se stiamo all’interno vediamo solo alberi”. Indovinate cosa si vede su 200 km di costiera lettone? Alberi dalla parte dell’interno, e alberi pure dalla parte del mare, che probabilmente sta lì dietro da qualche parte. Essendo questa contea assolutamente piatta il mare non lo si vede mai, se durante gli attraversamenti di qualche rado paese. Circa uno ogni 20 km, e le coste sono più popolate dell’interno!
Insomma sto pezzo di mondo è un gran bosco con qualche casetta qua e là. Qualche paesaggio bello si è visto, con la foresta che arriva a due passi dalla costa e poi il prato che degrada nel mare, come in Irlanda, sempre suggestivo per noi mediterranei.
Sul promontorio vero e proprio invece ci sono delle gran spiagge sabbiose, con la foresta che arriva a qualche decina di metri, e poi smotta sulla spiaggia visto che il terreno è sabbioso e friabile, con tanto di alberi caduti... piuttosto impressionante.
E passeggiando sul promontorio si ha l’emozione di avere da una parte il placido golfo di Riga, e dall’altra parte l’impetuoso e ribollente (...) mar Baltico. Insomma il Capo di Buona Speranza di salgariana memoria ci fa un baffo alla Lettonia! (si, sto scherzando, calma piatta a perdita d’occhio dai due lati, e dire che la Lonely Planet lo descriveva come un posto aspro e selvaggio).
Comunque una passeggiata piacevole, con la fortuna di beccare l’unica mezz’ora di sole della giornata quando eravamo a passeggio sulla spiaggia, mentre altri lunghi tratti del viaggio ci siamo pigliati acqua a secchiate.
Insomma gita piacevole, anche se l’impressione è che la Lettonia profonda abbia davvero poco da offrire al turista, se non ettari di natura piuttosto pacifica. Spero nel prossimo futuro di riuscire a visitare le altre capitali baltiche che dovrebbero avere un qualche spessore.
E tra qualche minuto si vola a Londra per un weekend dell’ammòòre! A presto!
[al solito, cliccate sulle immagini per ingrandire]

Tele2 Way

Eccomi di ritorno da due giorni a Stoccolma, abbastanza deliranti per la verità. Il tutto al solito organizzato all’ultimo, quindi l’albergo è stato prenotato la mattina per la sera. Solo che pare che a Stoccolma ci fosse qualche evento particolarmente di richiamo (non siamo riusciti a scoprire cosa, l’unica ipotesi che ci hanno fatto era un torneo internazionale di poker ma mi rifiuto di pensare che questo possa esaurire i posti letto di una capitale), e quindi tutti gli alberghi della città erano pieni.
Quindi è stato scovato un campeggio in cui ci hanno alloggiato in un bungalow attrezzato con camere. La prima sera tripla con bagno nella parte hotel, che però era poi prenotata, per cui la seconda notte l’abbiamo passata nella parte ostello, in camerata! Alla faccia del viaggio da business man! Come si dice da queste parti... Tele2 way!
Inciso: questo è lo slogan interno di Tele2, che la ditta comunica ai dipendenti. Si, perchè grazie all’americanizzazione del business e soprattutto al fatto che quelli del marketing devono giustificare i loro profumati stipendi, le ditte fanno marketing anche all’interno con i propri dipendenti, vendendogli il brand, l’appartenenza, l’attaccamento al lavoro. Cioè, ti trattano da numerello sostituibile in qualunque momento, però poi ti mettono i cartelloni pubblicitari studiati ad hoc per i dipendendi dentro l’ufficio. Evviva la ditta. Fine dell’inciso.
Il posto dove stava l’albego comunque era altro molto bello, in mezzo a un parco boschivo appena fuori città, con lepri e scoiattoli che scorrazzavano in giro tra i bungalow... che erano grandi, lunghi una ventina di metri, classica costruzione svedese a un piano, di legno dipinta di rosso con cornici bianche alle finestre – i ragazzi non hanno molta fantasia.
Stoccolma l’ho rivista con piacere, abbiamo avuto qualche ora per passeggiare in centro, e le giornate già lunghe della primavera nordica consentono di fare i turisti fino alle 10 di sera. L’impressione che mi ha fatto è stata la stessa della prima, frettolosa visita. Città carina ma fredda, che non riesce ad affascinarmi nonostante la disposizione su isole e il mare ovunque siano piuttosto particolari. L’atmosfera è abbastanza da capitale, con facce di tutti i colori in giro per strada (qui a Riga gli immigrati poveracci sono tutti ex sovietici, niente facce scure), negozi per turisti, metropolitana, manifesti di concerti, non c’è la atmosfera di immobilità che invece ho percepito nel sud della Svezia. Però alla fine la città lascia poco, qualche bello scorcio ma poca personalità.
In compenso la vista avuta nel volo di andata (su un piccolo fokker a elica che quindi volava a bassa quota) la vista sulle isole sulla costa ad ovest di Stoccolma, sul baltico... una vista veramente eccezionale, il mare punteggiato da una miriade di isolette, di cui solo alcune abitate, col qualche strada che si snoda tra una e l’altra con i ponti che le collegano... verament eccezionale! Potete vedere qui su google maps, giocate un po’ con lo zoom, anche se non rende benissimo... Posto segnato per una futura esplorazione via terra comunque!
Nel fine settimana spero di esplorare un po’ di Lettonia, con anche il supporto fotografico che in Svezia colpevolmente dimenticai!

Pioggia, sole, pioggia, sole e Fran...cia.



Eccomi di ritorno (di passaggio?) a Riga, dopo 10 giorni di Francia, martedì si riparte per tre giorni di Svezia (stavolta per lavoro – dicono).

La vacanza è stata decisamente molto piacevole, nel senso che mi sono dato principalmente al mio sport preferito: l’ozio. Sara è piuttosto impegnata tra università ed esami, per cui ho avuto abbastanza tempo da passare per conto mio, impiegato per la maggior parte dormendo, ho avuto medie di sono veramente da ghiro in inverno. E devo dire che ne ho goduto, anche se non è mai abbastanza, adesso dovrò rieducare il mio corpo a ritmi di sonno normali e sarà dura!
In tutto questo ozio (mio) ci siamo dedicati anche a un po’ di turismo, eslporando un agolino di Bretagna – tecnicamente non lo è ancora, ma non diteglielo che loro espongono bandiere e scritte in bretone ovunque – con vista sull’oceano e sulle saline, e sosta nel borgo murato di Guerande, bellino.
E poi a Nantes hanno aperto il castello dei duchi di bretagna, che era in ristrutturazione da prima che Sara andasse ad abitarci (a Nantes, non nel castello) , per cui me lo sono visto, bellino anche se abbastanza in stire Loira, quindi villa oltre che castello, comunque ben murato e fortificato. Certo appena ristrutturato alla francese, e quindi sembra che l’abbiano appena costruito; il restauro conservativo da queste parti non è ancora sbarcato.




Comunque Sara vive in un campus bellissimo vicino a un fiume (l’Erdre), per cui si possono fare delle ottime passeggiate - e pic nic - lungo il fiume, che è tutto costeggiato da un parco con sentiero in mezzo agli alberi, in queste cose i francesi ne sanno! Come del resto ne sanno di autopromozione, in questo sono i maestri mondiali: per quanto riguarda il dipartimento di Nantes (dove fuori città c’è solo della gran campagna, vacche e campi, campi e vacche, più qualche vigneto) sono riusciti a mettere insieme un libretto con 30 itinerari da fare a piedi, in bici o a cavallo! Noi, diligenti, siamo andati a farne uno, e abbiamo visto un sacco di campi, un sacco di vacche e... basta! Tutto però ottimamente tracciato e organizzato e segnalato e manutenuto, niente da dire!
Sulla strada del ritorno ho fatto tappa a Hahn (Francoforte secondo la Ryanair) dove ho dormito a Schwerbach in un ostello sperdutissimo in mezzo alla campagna tedesca, prima di dirigermi verso Riga questa mattina. Insomma ormai sono un pendolare della comunità europea! E stavolta invece di specialità alimentari ho importato in lettonia una fantastica ventosa sturacessi, con cui ho finalmente liberato il lavandino della cucina. Si, forse quest’ultima nota non è proprio in linea con i viaggi che sono il tema del blog.... ma non formalizzatevi troppo, in fondo siamo tra amici!

Vi lascio con l'angolo dell'ego e della foto artistica (cliccate sulle foto per ingrandire... c'era bisogno di dirlo?)