Il generale inverno

Avete presente che con la neve sembra sempre tutto più bello?
Ecco, per Skopje non basta.
Comunuqe, senza arrivare agli eccessi del sud Italia la neve è arrivata anche qui in città, dopo le numerose spruzzate che c’erano state nel mese scorso sulle alture circostanti.
I condomini e lo sporco sono stati coperti di bianco e pur non arrivando ad essere un bel vedere la situazione è sicuramente migliorata. Sarebbe ancora meglio andare a fare una bella camminata sulle montagne qui intorno, ma a questo punto sarà da rimandare al prossimo anno.
I numerosi cani randagi della città sembrano ben adattati alla situazione, anche con il freddo hanno sempre quell’aria tranquilla e soddisfatta da cane di Skopje. Se posso votare per la prossima reincarnazione….

De genitalis muli

Sublime dialogo avuto in macelleria a Nemi, nei castelli romani, mentre compravamo prelibatezze gastronomiche a base di porco, tra cui i rinomati ‘coglioni di mulo’ . La salumaia era una simpatica signora sui 45 con la classica verve laziale.

Io – Vorrei un coglione di mulo.
Salumaia – Di solito quelli se vendono a coppie.
Io – Me ne basta uno, grazie
Salumaia – Duro o molle?
Io - ….
Salumaia – quello duro è più stagionato, ma se nun l’hai mai provato mejo molle.
Io – Ok, molle.

E finisco la mia spesa. Poi iniza a fare la spesa Daniela (from Venezia, nord), con vocina angelica da Memole:

D – Un coglione di mulo
Salumaia – Daje, questi se vendono a coppie.
D (sempre più angelica) – Ma io e vorrei uno solo
Salumaia – Se vuoi potemo fà
n cojone e ‘na palla der nonno
D (voce angelica e occhi da manga con le stelline dentro) – No grazie, solo un coglione
Salumaia – Inzomma ste palle der nonno nun le vole mai nessuno
D (ormai a livelli di angelicità che Memole in confronto è un camionista) – Grazie, va bene solo un coglione
Salumaia – Brava!

Io vi amo a voi romani.

Sono Pazzi Questi Romani

Dopo Vienna, altro giro in una capitale imperiale decaduta. Che dire, difficile immaginare due atmosfere più diverse: se Vienna è il museo di se stessa, Roma fa della decadenza il suo marchio di fabbrica. In fondo sono già alcune centinaia di anni che i nordeuropei ci vanno, studiano rovine, disegnano, si fanno domande, confrontano la grandezza passata alla pochezza presente, e poi tornano a casa dicendo che l'italia e' stupenda ma non vorresti mai viverci.
Io mi chiedo se questa città sia mai stata davvero splendida e maestosa. In fondo anche pensando ai periodi di maggior splendore quando sono stati costruiti i monumenti che oggi ammiriamo (la Roma imperiale, la capitale dei papi), se ci soffermiamo sulle cronache o comunque sull’idea, l’impressione che è rimasta, non ci spostiamo di molto dalla Roma del 2000: un gran casino. Un brulicare di gente, viaggiatori, intrighi, trame. E questo gran casino che dura da quasi 3 millenni esercita un fascino irresistibile sul viaggiatore: quella grandiosità, quel rosso, quei pini a ombrello, quella luce radente, come fai a non innamorarti?
E’ anche vero che, da viaggiatore, non mi sento particolarmente a casa: sarò anche nella mia capitale ma il senso di estraneità è forte, pure la lingua parlata è ben diversa da quella a cui sono abituato, e persino per ordinare una focaccia devi sapere quando e dove domandare.
Tutto questo si concretizza in una complessa miscela di attrazione e repulsione, su tutti i livelli: una città splendida ma poco vivibile, ricca di verde ma trafficatissima, ricca di storia ma schiacciata dall'eredità, dove ho amici eccezionali ma io vi odio a voi romani.
Dopo queste confuse riflessioni chiudo dicendo che è stato un fine settimana splendido, passato con persone splendide in un posto splendido, mangiando (troppo) cibo splendido, qundi grazie a tutti di cuore.
E infine rieccoci nella maestosa Skopje.

Buon anno!


Per quelli di voi che osassero dubitare del fatto che Skopje è l’ombelico del mondo: ieri si è festeggiato il capodanno tailandese.
Dico, si festeggia il capodanno tailandese dove state voi? E allora.
Tra l’altro due settimane fa c’è stato quello indiano, ma me lo sono perso perchè ero in Italia. In pratica è la stessa festa buddista, solo che gli indiani festeggiano quando c’è la luna nuova, mentre i tailandesi con la luna piena, quindi 2 settimane dopo. Tutto questo per dire che il melting pot qui e’ totale, altro che Londra o New York.
Grazie alla organizzazione metodica di una collega tailandese ci siamo immersi totalmente nella tradzione più pura della festa di Loy Krathong, che prevede di creare una barchetta galleggiante (il krathong, appunto), ornarla con fiori, incenso e candele (e anche qualche moneta che non guasta mai), e lasciarla andare su un corso d’acqua come auspicio di buona fortuna per l’anno nuovo.
Ci siamo ampiamente impegnati per creare i Krathong che vedete, che hanno fatto un figurone navigando con le loro candeline accese nella notte skopjense, di fortuna ne arriverà certamente a pacchi per tutti.
Per chi volesse ulteriormente documentarsi ho deciso di affidare un altro pezzettino della mia privacy al grande fratello google, e ho creato questo grazioso album fotografico. Enjoy!

Cronache aeroportuali

Italieni
Sulla percezione dell’Italia dal resto del mondo: arrivo al check in a Malpensa e ci sono due giapponesi con la valigia aperta che trasferiscono cose nel bagaglio a mano: evidentemente la loro valigia era stata respinta come troppo pesante, e per non pagare il sovrapprezzo stavano riorganizzando il tutto – routine.
Quando hanno finito rimettono la valigia sulla bilancia, e il numerino segna 32, contro i 30 consentiti. Gli occhi a mandorla si sgranano per il terrore, la regola è infranta e la punizione inevitabile. La tipa al check-in sorride, gli dice “ok” e fa passare la valigia.
La giapponese la guarda incredula per 5 secondi e poi scoppia a ridere di gusto, e se ne va verso l'imbarco col compagno ridendo e commentando.

Over(f***)booking
Arriva il mio turno al check-in, per il Milano-Vienna, Austrian Airlines.
La tipa (Austriaca) mi dice – non richiesta – che non ci sono nè posti al finestrino nè posti al corridoio, perchè l’aereo è pieno.
Io, brillante: beh, l’importante è che ci siano posti
Lei: beh, sei uno degli ultimi fortunati.
Ma come fortunati!?!?! Ho pagato il biglietto! Ci sono scritti un’ora e una data, perchè devo arrivare ogni volta al check in con il terrore di essere lasciato a terra?
Maledetti.

Orgoglio di famiglia


Ebbene sì, dopo le mie amorevoli cure, e un inverno di letargo superato brillantemente, il buon Guido si è addirittura riprodotto!
In realtà nel giardino piemontese c’è anche, oltre alla madre, il più giovane e aitante Remo, per cui la paternità non è ancora conclamata, ma se non un padre ho quantomeno restituito alla vita uno zio di tre meravigliosi frugoletti!


Schegge di Jugoslavia

Si, qua si sta bene e tutto fila più liscio di quanto ti aspetteresti.
Però a volte schegge di socialismo reale ti raggiungono e si aprono squarci sul passato, con dialoghi come questo, di cui sono stato protagonista arrivato in piscina alle 8, ora normale di apertura:

- La piscina è chiusa
- Perchè?
- Abbiamo un problema con la piscina grande
- Che problema?
- Un problema, c'e' solo un po' di acqua dentro.
- Ah. E quando riapre.
- Non lo sappiamo. Con l'anno nuovo, forse, o più tardi.
- .....
- Però la piscina piccola funziona. Ma apre alle 8 e mezza.
- Ah, ok. Quindi quali sono i nuovi orari?
- Non lo sappiamo. Stasera apre alle otto e mezza, poi vediamo.

Peccato, perchè la piscina in sè era decisamente bella, olimpionica, 50 metri, ben tenuta. La caccia alle alternative è aperta.

Cultura Pop


Basimento.
E’ morto l’altro giorno in un incidente stradale Toše, il più popolare cantante macedone, e grossa star in tutti i balcani; uno che era partito da ragazzo prodigio e che a soli 26 anni era l'idolo di tutta la nazione. Io non ne avevo mai sentito parlare, anche perchè il genere è ovviamente un pop da classifica con influenze turco-balcaniche da cui cerco in tutti i modi di fuggire – impossibile. In ogni caso le reazioni popolari e ufficiali mi hanno lasciato assolutamente senza parole. E’ stato proclamato lutto nazionale, ai funerali in piazza ci sono state decine di migliaia di persone, con bara avvolta nella bandiera e funerale di stato; in più tutte le tv macedoni trasmettono da due giorni solo ed esclusivamente suoi video, concerti, memorabilia. E naturalmente la diretta del funerale, a reti unificate.
Anzi no, non unificate, solo 3 canali, gli altri andavano avanti con i video. Nel funerale si vedevano migliaia di persone a piangere, comprese le nonne. Ora, passino le ragazze. Passino le mamme, educate all’isteria collettiva magari con Elvis e i Beatles o con il Gianni Morandi jugoslavo.
Ma le nonne no! Ce la vedete la vostra nonna che piange per un cantante?
Io le mie ce le vedo che prendono me a sberle se piango per una cosa così. E invece ormai probabilmente quella generazione è andata, e non c’è più rifugio, non c’è più scampo dalla cultura dei media, alla star mediatica come faro per le masse, ai rituali collettivi che coinvolgono tutta la società, in maniera, sì, totalitaria.
Perchè capisco benissimo che al funerale di un cantante ci siano migliaia di fans addolorati (ma non le nonne!), io stesso nella vita sono stato parecchio scosso dalla morte di alcune mie icone rock. Ma la cosa veramente incredibile è che qui praticamente tutti sono coinvolti, non è un lutto personale o di un gruppo di fan, è una cosa di stato a cui tutti partecipano davvero. Ieri sera Skopje, che di solito è piuttosto animata, era completamente deserta. Siamo andati in un locale jazz e la musica era... Toše. Siamo andati in un posto dove suonano live tutte le sere, e in cui si fa sempre la fila per entrare... ed era vuoto. Ovviamente gli altoparlanti diffondevano Toše.
L’unica cose simile che mi viene in mente a mia memoria in Italia è quando è morto il papa. Ma al di là della differenza che ci dovrebbe essere a livello di impatto sulle coscienze tra un leader spirituale e un canante, comunque non è che la nazione si sia completamente fermata, come sta succedendo qui.
Non so cosa sia successo in USA, Spagna o Inghilterra dopo gli attentati degli ultimi anni, ma giusto per avvenimenti del genere – che a loro volta sono prettamente mediatici, il terrorismo praticato così non avrebbe molta ragion d’essere se non ci fosse l’informazione a renderlo visibile e amplificarlo – riesco a pensare una reazione così. E sono eventi che quanto a gravità, su tutti i livelli, sono evidentemente non paragonabili a un ragazzo che muore in un incidente stradale. Ma evidentemente siamo talmente sovraesposti e bombardati che distinguere le cose importanti diventa sempre più difficile. Mai come oggi panem at circensem.

Never mind the bollocks...

Un po’ mi secca fare pubblicità, ma nella ferma convinzione che questo non sposterà nemmeno del’ottavo decimale le vendite condivido con voi questa allegro manifesto che campeggiava su di un chiosco bibite nel centro di Vienna. Qualche esperto di cose teutoniche sa darmi lumi su cosa possa significare?

Inoltre ho scoperto che l’aquilotto simbolo dell’Austria, eredità imperiale, che campeggia un po’ in tutte le salse ovunque nel paese, stringe tra le zampe... falce e martello! Ciò che è stato eliminato dalle bandiere di Russia e Bulgaria campeggia ancora fieramente e impunemente nel simbolo di questo covo di comunisti! Cosa aspetta il Berlusca a chiederne l’espulsione dalla comunità Europea? Bush a farci una guerra preventiva?

L'impero non colpisce più

Gli scherzi della storia: sei lì in mezzo all’Europa a fare l’impero, te la giochi con le superpotenze del momento, poi ti distrai un attimo, perdi una guerra mondiale e rimani uno staterello che tutti considerano una provincia sfigata della Germania, una roba nata secoli dopo.
E in pochi posti come a Vienna si respira l’aria di una grandezza perduta, di città cristallizzata nel proprio glorioso passato. Non di decadenza, per carità, perchè tutte è lindo e pulito e restaurato e ben tenuto, ma proprio di una città che non è viva, ma che è il museo di se stessa. Incredibilmente tranquilla per una capitale di lunedì mattina, piena di persone a passeggio, un po’ di turisti, tante biciclette, e appartentemente nessuna fretta.
Che in effetti non si capisce bene di cosa campino, sti austriaci. Cioè, com’è che l’Austria è un paese ricco? Hanno perso la prima guerra mondiale, sono stati invasi nella seconda, a me non viene in mente un solo nome di industria austriaca – anzi uno, Ktm – agricoltura pochina visto che stanno in mezzo alle montagne... che siano ricchi di bauxite? Dovrei proprio rispolverare il libro di geografia delle medie.
In ogni caso la mia impressione è quantomai superficiale, visto che ho fatto un giro in centro a piedi di meno di due ore, visto che avevo più di 4 ore da aspettare nel cambio tra due aerei, e che dall’aereoporto si arriva in centro con 16 minuti (e pure 16 euro) di treno. E ne è valsa la pena visto che nonostante ci fossi stato già due volte mi ricordavo proprio poco, quindi ci voleva questo veloce ripasso, approffittando anche di una giornata splendida.

Patrizia, Nizza.

Eccomi di ritorno da un weekend francese da Sara denso di emozioni, in cui ho conosciuto Patrizia, il cane di famiglia! Eccola qui in tutto il suo splendore di iena! E’ dolcissima ed appena reduce da un anno di canile, un grosso benvenuto!



In più ne ho approfittato per visitare per la prima volta Nizza, dove non ero mai stato nonostante i numerosi giri in costa azzurra. Non sapevo bene cosa aspettarmi, se una posto fighetto e balneare tipo Cannes o una cashbah caotica come Marsiglia: devo dire che siamo più dalle parti della prima, quantomeno nel centro. Il lungomare è estremamente elegante, anche se la famosa Promenade des Anglais è separata dalla prima fila di palazzi da uno stradone enorme, non proprio il massimo per passeggiare. Comunque dato che è città turistica da almeno un paio di secoli tutte le strutture del centro sono eleganti palazzi ottocenteschi o primo novecento, con notevoli sfoggi di neoclassico e liberty. La città vecchia invece è estremamente ligure, con stradine strette e in salita, e case molto alte. Mi ha stupito che gli sciovinisti francesi abbiano concesso i sottotitoli in dialetto alle vie della città vecchia, che suonano assolutamente genovesi. Poi basta muoversi di un paio di vie e l’alta percentuale di nordafricani diventa evidente, con macellerie halal e pasticcerie cariche di splendidi dolci – e sì, l’aspetto ordinato e fighetto da località di mare scompare velocemente. Interessante miscuglio insomma. E ho decisamente un debole per i posti dove la spiaggia è in città, penso che l’idea di uscire dall’ufficio e andare direttamente in riva al mare, beh, la qualità della vita la impenni non poco.

Alle porte dell'oriente

Non mi è capitato spesso in questi 9 mesi, ma le domeniche dell’emigrante sanno essere veramente dolci. Ci vuole una congiunzione astrale molto difficile, per cui passi il fine settimana nella città adottiva, c’è bel tempo e sei solo e senza impegni per tutta la domenica. E allora puoi imbracciare la macchina fotografica, mettere un libro in saccoccia e fare il turista, con lentezza, senza niente di particolare da vedere se non perderti in una città conosciuta ma solo in superficie.
Se poi ci si aggiunge una splendida giornata di fine settembre con 30 gradi e un po’ di brezza, cielo azzurro con qualche nuvola in viaggio, e una città sonnacchiosa dopo la notte bianca (piaevole), il risultato è praticamente perfetto. Dopo una camminata a zonzo e un po’ di lettura in riva al fiume ancora una volta il centro di attrazione è stato la città vecchia che, pur non particolarmente raccomandabile, si dimostra sempre un posto genuinamente diverso, in cui si respirano la storia e l’oriente.
E’ una cosa da poco ma non mi sono ancora abituato alle moschee, ogni volta che ne vedo una – spesso – mi sento in viaggio, lontano, mentre nel resto del tempo mi sento in europa, magari un po’ più povera e dell’est, ma comunque indubbiamente familiare.
E poi ti trovi queste costruzioni che nella loro semplicità sono tuttavia indubbiamente alieni, non-normali.
E sicuramente i minareti, la gente che si lava i piedi alla moschea, l’hamam piazzato all’ingresso del centro storico (bellissimo: peccato che sti animali l’abbiano trasformato in una inutile galleria d’arte macedone), gli albanesi con il – uhm, cappellino da musulmano, mi sfugge il nome –, i minuscoli ristoranti che grigliano shish kebab a tutte le ore, con nomi come Bosfor o Istambul, contribiscono a dare questa sensazione veramente affascinante di lontananza. Insomma, bello stare tutta settimana davanti al computer e poi sentirsi un po’ Corto Maltese nel fine settimana.
E poi ho scoperto il mercato, anche questo decisamente turco nell’atmosfera, e con tutta la bellezza dei mercati: persone, rumore, colori delle verdure esposte e delle spezie ammassate, bilance antidiluviane, scambi. Ancora una volta impietoso il paragone con Riga e il suo grandissimo mercato coperto, in questi capannoni enormi e freddi, pieno di verdure pallide e pesci guizzanti, sicuramente vitale ma di una vitalità dura e orientata alla sopravvivenza, più che allo scambio e al contatto.
Qui invece è possibile sognare almeno un po’ di trovarsi sulla via della seta e non in una brutta città ex-jugoslava. Per quanto, se arrivava a Venezia la via della seta avrebbe potuto in qualche modo passare anche di qua, no?
L'hamam

Ducati in vetta al mondo

Ma perchè in formula uno tutti a tifare per la Ferrari, mentre per le moto tutti sostengono Valentino Rossi? Sicuramente conta il fatto che non ci sono piloti italiani in grado di vincere gare da 20 anni, e che Vale e’ fortissimo, simpatico ecc.
Ma non è fenomenale che una piccola scuderia italiana legata a una piccola ditta produttrice di moto riesca a mettere in pista da anni moto vincenti in superbike (più legate alle moto di serie), e che in poche stagioni sia riuscita a realizzare una moto capace di stracciare i bolidi messi in campo dai colossi giapponesi? Parliamo di industrie gigantesche che vendono un numero enormemente superiore di motociclette, e che sono parte di multinazionali potentissime, quindi possono investire quantità di denaro enormemente superiori nello sviluppo delle moto e ovviamente lo fanno, consapevoli del ritorno di immagine.
Forse mi sono perso qualcosa io, ma mi pare che invece di celebrare questo grosso successo italiano pare quasi che dispiaccia che un australiano abbia battuto Vale... Mi pare molto italiano celebrare più un individuo, talentuoso ma in qualche modo frutto del caso (avrebbe potuto nascere ovunque in fondo) rispetto a un successo di squadra, frutto di programmazione, capacità e lavoro, oltre che chiaramente di genialità e di passione. Mi pare strano che nessuno cavalchi questa cosa (forse meglio perchè me la renderebbe istantaneamente antipatica), ma se bisogna per forza celebrare ogni nuova Fiat, anche se è una scatola di sardine o una triste tentativo di imitare i giapponesi, perchè non celebrare quando davvero c’è qualcosa di italiano che primeggia nel mondo?
Era dal 1973 che vincevano sempre e solo moto giapponesi, tra 500 e MotoGP. 34 anni di dominio ininterroto, incorniciati da due vittorie italiane... auguriamoci che questa specularità continui e la Ducati infili una serie di vittorie come quelle della MV Agusta! E che se Vale proprio vuole fare l’alfiere del tricolore guardi un po’ meno ai soldi e chieda di venire in Ducati, come aveva avuto la possibilità di fare quando è andato in Yamaha.
Quindi insomma se non festeggia nessuno festeggio io da solo, forza Ducati e forza... si vabè, insomma, avete capito, quel paese a forma di stivale in mezzo al Mediterraneo.

Aerei, treni e automobili

... che sarebbe il titolo originale di quel gran film che e' "Un biglietto in due" con John Candy e Steve Martin. Non che c'entri qualcosa, a voler ben vedere. Rieccomi a Skopje, dopo una settimana a dir poco frenetica con 8 aerei presi, 4 per tornare a casa nel weekend scorso, e 4 per andare a Riga giovedì e venerd ì per delle riunioni di lavoro. Un po’ troppo devo dire, anche per un amante degli spostamenti come me.
Tornare a Riga dopo poco più di un mese mi ha fatto un certo effetto: da un lato mi ci sento abbastanza a casa e mi muovo in un ambiente familiare, d’altra parte i limiti del nord mi si sono riproposti in tutta la loro scarsa accoglienza: giornate fredde e grigie (9 gradi ad accogliermi, partendo dai quasi 30 di Skopje), persone sempre poco amichevoli, sia gli sconosciuti – già, l’accoglienza nei negozi lettoni fa sembrare i valligiani della Val Brembana nati per il commercio – che in ufficio, dove tranne poche piacevoli eccezioni (con cui peraltro ho passato due ottime e piuttosto probanti serate) le reazioni sono state come minimo di scarso interesse. Certo la città vecchia è proprio bella (abitare in un posto triste e squallido ti fa apprezzare ancora di più le cose belle) ed attraversarla a piedi di sera per raggiungere il mio alloggio mi ha affascinato parecchio. E’ pur vero che lo stacco con la stagione estiva è quantomai brusco, ho lasciato ad agosto una città viva, animata ed affollata e ho ritrovato un vero mortorio, di mercoledì sera paragonabile a una Bergamo alta in mezzo alla settimana come vitalità.
Comunque dopo due giorni di lavoro intenso e due serate altrettanto intense (l’ultima terminata direttamente in aereoporto visto che avevo l’aereo alle 6 di mattina – inutile dire che del volo seguente ricordo poco) rieccomi a Skopje, sentendomi un po’ come quello di Snatch (oggi sono in vena di citazioni filmiche): travelgum, tappi per le orecchie, cinture, decollo, atterraggio, e via a ripetizione.
Domenica comunque ne ho approfittato per una (altra) escursione a Matka, che è un canyon poco fuori Skopje, con un lago artificiale sul fondo, decisamente suggestivo.
Ho tentato di arrampicarmi per il sentiero che sale per la ripida fiancata della gola, ma arrivato a un certo punto ho perso il sentiero un paio di volte, finchè sono arrivato in un punto dove non si riusciva a proseguire visto che il canyon boscoso sul cui fondo camminavo terminava in un cul-de-sac circondato da pareti rocciose. Per cui sono tornato indietro e mi sono incamminato sul lungolago, un sentiero scavato nella roccia che percorre tutta la costa per qualche chilometro, una specie di Via Mala pedonale a strapiombo sul lago, molto suggestiva soprattutto in una bella giornata di sole. Il lago purtroppo è molto basso di livello e abbastanza putrido visto che siamo alla fine dell’estate e le piogge non sono ancora arrivate, ma non si può pretendere troppo!

Pensieri sparsi

In macedonia l’autunno arriva senza avvertire. Mi sono alzato una mattina e erano spariti 10-15 gradi rispetto al giorno prima, e non sono più tornati. Urge rinnovo del guardaroba esclusivamente estivo che possiedo a Skopje.

I lèttoni (abitanti della lettonia, non grandi giacigli) sono incompatibili con la Macedonia, arrivano qui e si ammalano.

Ieri sera primo invito in una casa macedone, ospitalità squisita e cordiale. L’unico dettaglio è che mi avevano invitato a vedere Italia-Francia trascurando il dettaglio che sulla loro tv via cavo nessun canale la trasmetteva.
Nota a margine: a casa mia invece l’avrei vista.
Nota a margine numero 2: numero di inviti in case lettoni collezionati in 7 mesi: zero. Meditare.

Mavrovo

Weekend dedicato al turismo nella regione nord-occidentale della Macedonia, veramente montagne fuori dal mondo! Mi sono aggregato praticamente per caso, tramite una collega, ad un gruppetto organizzato per questa gita, e mi sono ritrovato in questa combriccola di macedoni assortiti, dai 20 ai 60 anni, una specie di gita dell’Acli... comunque ero con tre colleghi quindi ci siamo fatti compagnia, visto che il resto del gruppo parlava ben poco inglese. Esperienza interessante, soprattutto viaggiando sugli strapuntini nel bagagliaio del furgone, veramente scomodi piazzati sopra le sospensioni posteriori. E dire che avevo capito che si andava a camminare! In realtà abbiamo viaggiato molto ma anche camminato un po’ tra i boschi, oltre che visitato qualche posto interessante. Il tutto all’interno del parco nazionale di Mavrovo che è appunto una regione parecchio remota, quasi al confine con l’Albania. Oltre a tante montagne, un paio di laghi e tante, tante curve, mi hanno colpito in particolare due posti. Uno e’ la strada che da Mavrovo va a Galicnick, cittadine separate da un massiccio piuttosto imponente, alto sui 2500 metri: la strada attraversa questo altipiano, circondato dalle cime dei monti, completamente brullo e bruciato dal sole, che dà la sensazione di trovarsi in altissima montagna e completamente fuori dal mondo, sembrava il Tibet, decisamente scenografico. E poi il monastero ortodosso di S.Giovanni Battista: costruito sul lato di una valle, su un versante piuttosto scosceso, è interessante architettonicamente, ma soprattutto mi ha colpito la atmosfera di tranquillità e di isolamento dal mondo che ci si respira. Abbiamo anche assistito alla fine di una funzione, e devo dire che le messe ortodosse riescono molto più delle nostre a trasmettere il senso del sacro, del rituale. E poi in generale gli ortodossi, per quanto ho potuto vedere tra i russi in lettonia e i macedoni, hanno ancora una devozione antica, fatta di gesti ripetuti e di piccoli riti che da noi sono quasi dimenticati. E anche in questo devo dire mi ha ricordato il Tibet, la devozione sorda e cieca dei tibetani nei monasteri; anche qui ci sono mille gesti predefiniti, l’adorazione delle icone e delle statue, l’abitudine di infilare soldi ovunque sui simboli religiosi, e in generale un sapore di oriente che la chiesa ortodossa si porta dietro dai tempi di Costantinopoli. Certo ho visto meno frenesia che in oriente, ma comunque una religiosità che sa appunto di antico e di naif – di quelle che fanno parte dell’ordine delle cose e che non vengono questionate o messe in dubbio, dove non c’è nessun tentativo di razionalizzazione ma solo una adesione a una tradizione millenaria, che si fa sentire in tutto il suo peso. Insomma il genere di cose che sono molto interessanti da vedere da osservatore esterno, ma da cui farei di tutto per scappare se mi ci trovassi in mezzo.

Adieu, douce france

Nonostante i tentativi dell’Alitalia di rovinarmelo (proseguiti tentando in tutti i modi di non pagarmi il rimborso che mi spetta, al momento ho in tasca solo un inutile pezzo di carta con una cifra scritta sopra dopo avere protestato negli uffici alitalia di Nizza, Milano e Skopje. Spero di riuscire a farmelo pagare prima che la compagnia fallisca. E spero che poi fallisca) mi sono goduto il weekend da Sara ad Antibes. Il posto è veramente splendido, sia dove vive e lavora lei, Sophia Antipolis, che il paese di Antinbes, il mare e tutti i dintorni.
Sophia Antipolis è un polo tecnologico fatto alla francese, quindi in maniera grandiosa: qualche ettaro di colline e pineta in cui hanno inserito con molto gusto molte palazzine per ospitare uffici e ditte, tutte basse, un piano massimo due, immerse nei pini in modo che da ogni edificio ne vedi al massimo un altro, e per il resto solo pini e colline... il tutto a 10 chilometri dal mare e dalla costa azzurra, e a 20 chilometri dalle montagne. Già, un posto niente male per parcheggiarsi. Certo un po’ provinciale rispetto a Skopje, ma comunque bellino.
Il paese di Antibes è pure molto bello, con una parte vecchia ben conservata e restaurata, che ricorda molto i centri storici dell’entroterra ligure, senza negozi ma solo con antiche abitazioni. Poi ovviamente c’è la parte intorno con le vie struscio e i negozi chic da costa azzurra, ma comunque l’insieme è molto gradevole, decisamente molto meglio della sopravvalutata Cannes, che invece è moderna e sgraziata.
Anche il volo Nizza-Milano è molto bello, fatto su un aereo giocattolo da 30 posti che vola a bassissima quota, sorvolando tutta la costa azzurra e buona parte della Liguria, per poi piegare verso l’interno, scavalcare le alpi liguri e un po’ di campi prima di atterrare a Malpensa... insomma molto panoramico.
Con questi scorci di mediterraneo negli occhi rieccomi in mezzo alle montagne, dove la temperatura fortunatamente è un po’ diminuita e adesso è sopportabile, pronto per nuove avventure balcaniche nel weekend!

Burn Alitalia burn

Visto che ci aggiriamo intorno al trentesmo aereo dell’anno prima o poi doveva capitare, ma è comunque stato decisamente amaro... respinto al check in del volo che doveva portarmi a Nizza via Milano, per un weekend dell’ammòòre. Certo poteva capitare per un viaggio di lavoro, invece ovviamente no. E quindi eccomi mestamente a Skopje a scrivere, anche se stasera ci ritento, fortunatamente martedì è festa nazionale da queste parti e quindi è un weekend lungo, comunque l’incazzatura e la frustrazione sono notevoli: overbooking della nostra amata compagnia di bandiera, che ha lasciato giù dieci persone su un volo da 50 posti!
La scusa ufficiale è stata che da 4 giorni di fila gli impongono di caricare solo 40 persone sull’aereo, per ragioni meteorologiche, visto che qua ci sono 40-45 gradi ed a Milano invece temporali. Ora non chiedetemi perchè 50 persone rischiano la vita e 40 no, io un nesso logico non ce lo vedo, comunque il risultato è che hanno accumulato passeggeri lasciati a terra da tutta settimana, e ieri siamo quindi siamo stati 10 fortunati a rimanere giù. Biglietto tra l’altro pagato più che profumatamente, quindi uno dopo una vita di low cost si aspetterebbe che queste cose non succedessero, invece tante scuse, un po’ di euro restituiti e il 50% del weekend buttato nello scarico.
Oggi mi hanno garantito che arriverà finalmente un aereo più capiente e che dovrebbero smaltire tutti... speriamo, altrimenti ho pronto il cherosene!

Calcio frizzante


In effetti avevo fatto la bocca a qualcosa di leggermente più appetitoso quanto a partite viste allo stadio, ma come perdersi una lussuosissima amichevole estiva quale Macedonia-Nigeria?
Dire che è stata una serata deludente è poco... mi aspettavo torcida macedone e stadio gremito, invece data la concomitanza con le nazionali macedoni che giocavano la qualificazione agli europei di basket maschili e i quarti di finale dei mondiali di pallamano femminile under 21 (...) c’erano qualche migliaio di persone in uno stadio da 20mila posti.
La partita è stata tragica: i Macedoni scarsini ma che almeno un po’ ci provavano, i Nigeriani che dire che non avevano voglia è dire poco, nonostante la presenza di nomi di richiamo tipo Kanu o idolodellacurva Makinwa; in confronto l’Italia in amichevole è una squadra di leoni (sorvoliamo sul fatto che in contemporanea perdevamo 3-1 in Ungheria). La cosa più divertente è stata che dopo un quarto d’ora è saltata la luce (cosa frequente a Skopje), per cui siamo rimasti tutti al buio, con la gente che sventolava i telefonini, sembrava di stare a un concerto dei Take That. Poi la luce è tornata e hanno messo su la musica, ma ci sono voluti 20 minuti prima che riscaldassero i fari dello stadio... poi purtroppo la partita è ricominciata. C’è stato un gol annullato alla macedonia intorno al 30’ che avrebbe potuto dare un senso alla partita, che invece si è trascinata sullo 0-0 fino alla fine nella tristezza totale.
Architettonicamente notevole lo stadio: una curva da 15mila posti costruita con una linea moderna, che si vede dalla parte della città... e poi tre lati da stadio di oratorio, e soprattutto vari condomini abusivi costruiti dietro la gradinata bassa, con notevole vista stadio. Sono al momento disabitati in quanto abusivi, non so se li demoliranno o se li venderanno e insieme alla bolletta del gas e della luce faranno pagare l’abbonamento allo stadio...



Balcanismo #2

Primo weekend macedone e ho subito avuto la possibilità di andare a godermi i Balcani, con un collega irlandese. Siamo saliti sulla vetta del Vodno, alla croce dell’altra volta, però poi da lì abbiamo proseguito sui crinali, con un saliscendi che ci ha portato a oltrepassare altri 3 colli, fino ad arrivare a un profondo canyon su cui abbiamo avuto una vista veramente molto bella, a volo d’aquila, sembrava di stare in aereo. Il canyon è chiuso da una diga quindi sul fondo c’è uno stretto e lungo lago artificiale, che verso il fondo si allarga un po’... insomma un bellissimo panorama. Dal nido d’acquila siamo scesi per un sentiero molto ripido verso la diga, e a metà strada ci siamo anche goduti un piccolo monastero ortodosso, tutto affrescato all’interno... decisamente suggestivo. Dalla diga poi si ritorna alla civiltà, ivi compresi gli onnipresenti, super economici taxi macedoni, di cui abbiamo approfittato per tornare a casa, visto che a quel punto eravamo a svariati km dalla città, avendo camminato tutto il giorno.
Insomma una bellissima giornata di montagna, direi proprio che mancava. Tra l’altro in città mi hanno detto che ha fatto temporali che noi abbiamo miracolosamente scampato, anzi godendo delle nuvole senza le quali saremmo morti di caldo. Soddisfazione su tutta la linea, e oggi meritato ozio!

Addio Latvia sorgente dall’acque

Cose da fare prima di abbandonare la nazione dopo quasi sette mesi di permanenza:

Salire in cima al Reval Hotel di sera a vedere il panorama (e berci, per una volta, anche una birra) [fatto]
Mangiare salmone crudo [fatto ma non abbastanza]
Fare l’ultimo bagno nel baltico [fatto]
Passare l’ultima serata con i colleghi a bere per i locali di Riga [fatto]
Bere Black Balsam [fatto]
Andare a visitare Tallinn [fatto]
Andare a visitare Vilnius, San Pietroburgo, Helsinki, Mosca, Varsavia [non fatto]
Fare una vera sauna con bagno nel laghetto o tuffo nella neve [non fatto]
Andare a uno sportello a fare una richiesta qualunque per sperimentare il tipico e soave sguardo lettone, orientato al cliente, che senza bisogno di parole ti dice: ‘zzo vuoi? [fatto]
Prendere un volo per Milano a cuor leggero [fatto]

Insomma, un’altra parentesi che si chiude, un’altra casa da svuotare, meno carica emotivamente di quella milanese ma in ogni caso un altro piccolo addio. Che unito ad un addio definitivo dato negli stessi giorni porta a riflessioni varie ed assortite, portate a spasso per l’Europa per un lungo weekend verso nessuna conclusione in particolare, quindi non aspettatevi illuminazioni su queste pagine.
In ogni caso si ricomincia da Skopje, per qualche tempo sarò in mezzo ai balcani a godermi il caldo, la cordialità e i pomodori.
Mi lancio in qualche considerazione sparsa riguardo a questi 7 mesi, che la lucidità al momento e quella che è.
Come spesso accade questi mesi sono volati, e d’altra parte come sempre mi accade se penso alla mia vita precedente, a Milano, mi pare lontana anni luce. Sono molto contento di avere avuto la possibilità di farsi questi mesi all’estero, e pure di andare avanti per un po’. Bella esperienza vedere un po’ come funzionano le cose altrove, e Riga è un bel posto per passarci un po’ di tempo. Direi che sei mesi sono perfetti, il tempo di vedersi un gelido inverno, una splendida primavera, le giornate lunghissime, l’estate baltica... e via, verso nuove avventure! Alla fine non ho approfondito particolarmente i rapporti con la gente del posto, tranne pochissimi casi, ma ho conosciuto comunque parecchie persone valide, a stretto qualche amicizia con gente di varia provenienza, sono venuto in contatto con modelli di vita e di lavoro diversi, nel magico mondo dei contractor, e in definitiva allargato un po’ gli orizzonti.
Probabilmente una vita nomade in maniera permanente non fa per me, ma ancora per qualche tempo ci sarà modo di stare in giro...

Tallinn

Proprio nell’ultimo weekend disponibile sono finalmente riuscito ad ospitare un amico qui a Riga (finora tutti le possibilità erano andate a monte per motivi vari), e ne ho approfittato organizzare per una gita a Tallinn. Con lui, non nel senso che sono scappato laciandolo a Riga.
Devo dire che sarebbe stato un peccato perdersela, perchè la città è veramente bellina, estremamente ben conservata – o ricostruita. Il centro medievale è diviso in due parti, una bassa circondata da mura, e una su una collina vicina, da cui si ha una bella vista sul nucleo murato. La città nuova invece è estremamente moderna e ricca, e ricorda decisamente la Scandinavia.
L’impressione generale è di un posto più ricco della Lettonia, ed effettivamente gli stretti legami con la Finlandia si fanno sentire a livello di sviluppo e di modernità. D’altra parte sembra però meno attiva e vivace di Riga, più nord europea nel suo lindo torpore.
E’ anche vero che in generale d’estate le città qui si svuotano – peggio che da noi – visto che tutti amano la natura, i boschi ed il mare, ed appena possono scappano a rifugiarsi negli spazi aperti che abbondano appena si esce dalle capitali. E in effetti, per nostra fortuna, è stato uno splendido fine settimana nordico, con il cielo incredibilmente blu come sa essere da queste parti, facendo dimenticare in un baleno le ultime due settimane di pioggia e 15 gradi.
La serata del sabato l’abbiamo passata con una ragazza estone contattata tramite couchsurfing, che ci ha portato in un ristorante tipico, ed a vedere angoli nascosti della città come solo uno che ci abita può fare.
Questo sito è veramente meritevole: in pratica tutti gli iscritti mettono a disposizione la propria casa, o anche solo il proprio tempo, per i visitatori che passano dalla loro città, e possono essere contattati appunto per ospitalità gratuita, per un giro in città, un caffè o una chiacchierata. Conosco parecchie persone che lo utilizzano, sia per ospitare che per essere ospitati, e tutti hanno avuto esperienze positive.
L’idea è semplice ma in qualche modo rivoluzionaria nella facilità di entrare in contatto con persone aperte e curiose quando ci si trova in posti sconosciuti, nell’idea di aprire la propria casa a sconosciuti, e di viaggiare senza spendere soldi ed entrando in contatto con gente del posto. Ad esempio sabato scorso l’ho passato con due neozelandesi di passaggio a Riga che erano ospiti da una collega, ed è stato decisamente piacevole ed interessante. Una di quelle cose che insomma fanno ogni tanto considerare positivamente il mondo e le persone, e meno male!

The Froge Project 2007

Spazio all’arte. All’arte concettuale, quella più vera. Avete presente l’arte pura? Ecco, quella più pura.
Creatività collettiva, idea originale del dinamico duo di via Fornari, soggetto un gruppo di amici, intorno ai trenta, a un matrimonio.
Colonna sonora, come sempre “il mio amico ingrato”, Capossela.
Si, ovviamente dopo pranzo, e il vino non mancava. Ma si sa, gli artisti hanno bisogno di carburante.
Tant’è, a voi l’opera di cui sono padre orgoglioso, siete un pubblico meraviglioso.

Tre metri sopra il circolo polare artico

A prima vista ho pensato, da orgoglioso italiano, che oltre ad Albano, ai Ricchi e Poveri a alla pizza, il nostro paese fosse in grado di esportare anche fenomeni antropologitamente rilevanti come i lucchetti attaccati sui ponti dalle coppiette (non sono informatissimo su Tre Metri Sopra Il Cielo, Moccia, Scamarcio e compagnia danzante, ma quella roba lì, insomma). E subito mi sono sentito in dovere di documentare e informare il mondo da queste rilevantissime pagine: c’è un ponticello sul canale nei giardini di Riga che è ricoperto di lucchetti con teneramente inicisi i nomi degli innamorati, alcuni anche simpaticamente esotici in cirillico.
Poi però mi sono coscienziosamente informato qui, e non si capisce bene quanto sia vecchia l’usanza: il libro che l’ha resa famosa è ‘Ho voglia di te’, ed è del 2006. All’occhiata distratta che ho dato ho visto sicuramente qui a Riga alcuni lucchetti con data 2004... quindi il mistero si infittisce, chi ha avuto l’idea? Da dove nasce la cosa? Interrogativi inquietanti, talmente inquietanti che penso che tornerò ad ignorarli da questo momento.
Comunque da bravo reporter ho pure beccato in flagrante la coppia (con testimone, tutto legale) che piazzava il suo sigillo d’ammòòòre! Ma che teneri questi nordici!

Croazia, Mare, Sole

Rieccomi.
A Riga.
Sensazione strana tornare qui dopo 5 settimane. Certo non posso dire di sentirmi a casa, d’altra parte sono tornato in un posto familiare e accogliente, dopo essere stato veramente a casa, e avere passato tanto tempo con la morosa.
E adesso rieccomi qui, in Lettonia, da solo. Fa proprio strano, in parte spaesante e in parte normale, una sensazione decisamente schizofrenica.

Ma parliamo di viaggi, che è il filo conduttore da queste parti.
Dopo una intensa settimana in Italia ce ne siamo andati per una settimana di assoluto e totale riposo a Krk, Croazia. Devo dire che il posto è stato ben scelto per tale scopo. Ci siamo sistemati in un bell’appartamentino a Malinska, che è un paesino tutto fatto di seconde case, nuovo di pacca e privo di centro storico, in una grande baia piena di piccole calette ghiaiose.
I luoghi comuni sul fatto che l’Adriatico in Croazia è una cosa completamente diversa sono tutti veri. Niente sabbia, niente alghe, acqua limpida. Anche niente spiagge, ma è una cosa che alla fine ha molti lati positivi, soprattutto perchè costringe la gente a distribuirsi molto lungo la costa, niente file di 10 ombrelloni lungo il litorale; la cosa più particolare è che nel dedalo di isole e costa frastagliata il mare ha sempre mille confini, e almeno stando sull’isola di Krk è impossibile vedere il mare aperto, sembra sempre di stare il un lago!
L’isola è bella, per la maggior parte boscosa tranne la parte sud che è brulla e piuttosto lunare, con un paio di bei paesini (Krk e Baska) con centro storico veneziano ben conservato molto suggestivi, entrambi con una parte totalmente turistica e una parte invece dove abita la gente del posto, condividendo questa sorte con l’antica madrepatria.
Insomma impressioni positive, e gran bel posto per fare una settimana di mare senza stress, senza troppa ressa e senza troppi ggiovani – si, sono vecchio, dentro, da sempre.

Ohrid

Prima scampagnata nella vera Macedonia, e praticamente ho già visto mezza nazione; sì, è proprio piccola!

La meta è stata il lago di Ohrid, e devo dire che mi è piaciuto molto. Fine settimana passato con tre colleghi (solita composizione da barzelletta: un olandese, un thailandese e un macedone); con la macchina dell’olandese siamo partiti facendo il giro lungo: in questo modo oltre ai profondi balcani ci siamo visti anche alcune altre città, tutte abbastanza piccole, come Prilep e Bittola.
Devo dire che non c’è molto stacco tra la capitale e il resto: sarà anche che a Skopje non c’è tutta questa opulenza, ma le città di provincia sono belline e attive – almeno quelle che ho visto io, di media grandezza. Il livello di vita sembra lo stesso, e si risparmiano lo squallore dei palazzoni e il senso di caotico e sporco della grande città. Niente di particolare da vedere, ma vie, piazze, mercati, negozi, sempre tanta gente per strada, e una impressione di vitalità piacevole.
La riflessione giunge spontanea in confronto alla Lettonia, dove invece il contrasto tra la ricca e elegante capitale e le cittadine provinciali povere e deserte è piuttosto stridente.
Tra una città e l’altra colline, montagne e tanto verde, paesaggi in qualche modo simili ai nostri appennini.
Il lago invece ricorda quelli del nord Italia, chiuso da colline da tutti i lati, ma sicuramente è molto meno popolato, anche se comunque ci sono parecchi paesi che lo circondano. Il paese di Ohrid, in particolare, è un vero gioiello: costruito su una penisola che sporge nel lago è ricchissimo di storia. E' stato la capitale del regno di Bulgaria nel medioevo, e ancora prima città bizantina, ed ellenistica. Tutto questo porta in eredità 365 chiese e monasteri ortodossi, uno per giorno dell’anno, un teatro greco, ed un forte che domina il tutto. Decisamente suggestivo, e complice la giornata splendida di domenica ce lo siamo decisamente goduto. Nel pomeriggio invece abbiamo ceduto alla tentazione del bagno nel lago e ozio sulla spiaggia, con annessa tintarella. Un bell’assaggio delle vacanze, che finalmente sono a portata di mano, venerdì si stacca, per due settimana. Viva!

Balcanismo

La vetta dalla finestra di casa

Nel senso di alpinismo nei Balcani... ok, freddura, ma in sudamerica invece di alpinismo dicono andismo – sul serio.
Cultura a parte, mi sono fatto la prima passeggiata in salita della stagione (a fine giugno... che vergogna!) mirando verso la croce che sovrasta la città, una specie di canto alto locale.
Skopje sta sul fondo di una valle, quindi ci sono montagne praticamente da tutti i lati, ma in particolare su Vodno nel 2000 hanno piazzato questa croce che di notte è tutta illuminata. Particolarmente sobrio, soprattutto in un paese con il 20% di musulmani.
In ogni caso dalla mia finestra la croce si vede come nella fotografia, e a vederla tutti i giorni al risveglio come fai a non andare su? Certo, fa caldo, ma magari in cima l’aria è un po’ più fresca. E poi, a occhio, quanto sarà? 4-500 metri di dislivello, fattibile direi.

Casa (credo) dall'alto

Il dettaglio è che la croce è alta qualcosa come 74 metri, e quindi inganna l’occhio non poco... un po’ come quando a Parigi di incammini verso l’arco di trionfo pensando che sia grande come porta S.Agostino e quindi vicino.... grosso errore!
Comunque la passeggiata mi ha dato molta soddisfazione, alla fine i metri di dislivello erano 800, quindi sono state due belle orette abbondanti di ascesa (partendo da casa, quindi anche un pezzetto di città), ovviamente sudando copiosamente. Ma il caldo è molto secco, quindi pesa meno (anche se ci disidrata più velocemente facendo movimento) e la voglia di montagna era proprio tanta. A un certo punto ho anche raggiunto e sorpassato (con non poca soddisfazione) una bellissima tartaruga di terra... che emozione! Guido!
Dalla vetta il panorama sarebbe molto bello, ma la città era avvolta in una spessa foschia di calura, per cui non era proprio eccezionale. Ma dall’altro versante si vedeva un bello scorcio di balcani verdi e placidi, penso che meriti qualche esplorazione.. e il weekend è vicino!

Skopje in tutta la sua maesta'

Alla fine comunque, essendo partito dopo le 5 per evitare il picco di caldo e avendo drammaticamente sottovalutato i tempi, mi sono trovato a metà strada del ritorno che imbruniva. Quindi ho tagliato verso la strada asfaltata, che arriva più o meno a metà del dislivello dove c’è un monastero. Lì si cammina anche col buio senza problemi, ma ovviamente è parecchio più lunga... per cui dopo un po’ che camminavo al buio e le luci della città si avvicinavano con lentezza eccessiva ho risolto con un brillante autostop...
“Dove devi andare?”
Gli dico la via
“Non la conosco. A cosa è vicino?”
“Boh, sto qui da una settimana...”
“Quindi dove ti porto?”
“Boh, vai verso il centro?”
“Non proprio”
“Vabè, arriva in fondo alla discesa che è già tanto”
Alla fine andava esattamente nella mia direzione, e mi ha mollato a 500 metri da casa. E parlava inglese, particolare non sottovalutare.
Evviva i balcani!

Sud del mondo

Sud del mondo è una città deserta alle 5 del pomeriggio e piena di gente alle 9 di sera.
Sud del mondo è sedersi a mangiare in una piazza ed essere accolti da strette di mano, sorrisi, gatti che ti chiedono da mangiare, bambini che fanno scappare i gatti, gente che arriva, si scambia strette di mano, si siede, fuma, chiacchiera e se ne va, e caffè offerto dalla casa.
Sud del mondo sono minareti che spuntano tra le case, chiese in lontananza, e una croce di 74 metri in cima a una collina che domina il tutto.
Su del mondo è una ragazza macedone che ha lavorato un pò in Italia e ti dice: “ma non ti trovi male tu a lavorare in Macedonia, che sei abituato all’Italia dove tutto è così efficiente? Ma come fate a far funzionare tutto così bene?”. Era seria, davvero. Commovente, eh?
Sud del mondo è qualità della vita nelle piccole cose e frustrazione nelle grandi cose.
Equilibrio? Ci si prova, ma girala come vuoi la medaglia ha sempre un dritto e un rovescio. O tirala come vuoi ma la coperta corta lascia sempre qualcosa scoperto. E via di luogo comune insomma... che, parlando di luoghi, funziona sempre benissimo.

Jāņi

Oggi è Jāņi, notte di mezza estate, la festa più sentita di tutto l’anno al nord, e particolarmente nei paesi baltici. Tradizione pagana più celebrata del Natale, viene onorata da quanto mi hanno raccontato soprattutto andando in mezzo alla natura, e passando le ore di buio (poche, 3 o 4) bevendo e mangiando fin a quando il sole non sorge di nuovo. Tradizione più che comprensibile dopo avere passato un inverno in Lettonia: giornate cortissime e impossibilità di stare all’aperto per il freddo, quindi si capisce come siano ansiosi di riappropriarsi degli spazi aperti e della natura.
Le donne sono anche molto, molto ansiose di scoprirsi il più possibile, ma questa è un’altra storia.
E in tutto questo io dove sono? A Skopje, l’ombelico del mondo, chiuso in casa con l’aria condizionata a manetta che fuori ci sono 42 gradi!
A proposito di ombelico del mondo, ieri mi dicevano che pubblicizzano all’estero gli investimenti in Macedonia sottolineando che nel raggio di 1500 km intorno ci sono tantissime capitali europee e che sta in una posizione strategica. Vero, nel raggio di 1500 km ci sono tantissime cose, è qua che non c’è niente! Insomma è come stare nel buco della ciambella....
In realtà devo ancora esplorare la città, ma soprattutto i dintorni che non devono essere niente male, ma questo caldo decisamente mi demotiva. Però almeno è secco, non ti uccide come l’umidità padana, ma certo pesta molto più duro. Comunque se trovo un po’ di coraggio esco a documentare le mirabilie dell’architettura jugoslava, da non perdere!

Croce e delizia

Avverto subito, sarò stereotipato.
Ma questo fine settimana in Italia mi ha suscitato le emozioni tipiche dell’emigrante nei confronti dell’Italia.
L’accoglienza è stata brutale, problemi ridicoli per ottenere il passaporto risolti in maniera altrettanto ridicola, code infinite a Malpensa per ottenere un biglietto, siparietti deprimenti al bar tra camerieri e avventori, con la ciliegina sulla torta di un ingorgo apocalittico sabato intorno a Bologna, che ci ha fatto perdere l’intera messa del matrimonio a cui stavamo andando, costringendo altre persone addirittura a tornare indietro, veramente una follia. Alla fine Bergamo-Bologna 7 ore, e solo grazie a percorsi alternativi ad altissimo rischio!
Però poi – a parte le radici che comunque si fanno sempre sentire – decidi di cambiare itinerario e subito ti trovi immerso in paesaggi eccezionali, arrivi nel rifugio in cui si festeggia e domini una valle di bellezza incredibile, circondato da amici e persone che ridono e si divertono, e comunque capisci che ti stai perdendo qualcosa.
E questo da un lato mi riconcilia con l’Italia, dall’altro mi fa ancora di più rabbia, che comunque questo paese non riesca mai a essere normale in nulla, e che ce lo gestiamo e lo facciamo funzionare così male, per di più dando sempre la colpa a qualcun altro.
Come dicevo è solo una serie di ovvietà, ma stando all’estero le riflessioni su come funzionano le cose da noi sono stimolate da continui paragoni e differenze, e mai come questa volta avevo percepito in maniera così netta e violenta il contrasto continuo da amore e odio, bellezza e inefficienza, umana grandezza e umana miseria.

Nota a margine: dopo il fine settimana me ne sono venuto a Skopje, dove rimarrò per tre settimane a godermi il caldo pazzesco e il traffico cittadino. Spero comunque di approfittarne per esplorare un po’ questa nazione misteriosa. E mangiare tanta carne!

A bagno nel baltico

Fatto anche il bagno nel Baltico!
Le giornate di giugno sono calde, blu e luuuuuunghe, per cui dopo il lavoro si può tranquillamente andare verso il mare, a Jurmala, e godersi la vita di spiaggia anche dopo le 8 di sera – ci vuole una mezzora per arrivare dalla citt
à.
Il sole ovviamente
è abbastanza basso, ma comunque scalda ancora, e il Baltico in pratica è un grande lago, e il golfo di Riga un lago nel lago... quindi acqua non fredda e praticamente non salata, onde tranquille, fondale sabbioso e per nulla profondo. Insomma proprio un bagno da relax totale! C’era una brezza fresca (un po’ troppo), ma in acqua si stava bene. E la cosa spettacolare è che il tramonto inizia alle 9 e finisce alle 11, si ha decisamente tempo di goderselo! E avere la possibilità di andare al mare dopo il lavoro, anche se solo per pochi mesi all’anno, è veramente un godimento!

Skopje, iuessei

La Macedonia è un posto che ti dà sensazioni strane. Quelle di familiartà sono probabilmente accentuate dal fatto di arrivare dalla Lettonia: le colline verdeggianti che circondano la città a 360 gradi mi avrebbero lasciato indifferente se in questo momento non abitassi in una terra piatta come un tavolo da biliardo; e invece mi hanno dato un senso di accoglienza e di familiarità che mi ha fatto capire quanto mi manchi un orizzonte che a un certo punto si alza e si delimita.
La città anche a un esame più approfondito si conferma estremamente squallida, con una serie di palazzoni ex-jugoslavi anni ‘70 e ’80 disordinati e francamente brutti, oltre che decisamente maltenuti. Ma il tutto ha un aspetto estremamente europeo, e quindi colpiscono particolarmente le numerose moschee e i minareti che spiccano qua e là per la città, in stile evidentemente orientale, che ricordano una secolare domincazione ancora radicata nella cultura e nella religione (anche se i musulmani sono solo circa il 20%), ma che stridono abbastanza con il resto dell’architettura.
Di storico non c’e’ praticamente nulla, visto che la città è stata distrutta da un terremoto qualche decina di anni fa, ed è rimasta solamente la rocca che svetta sulla città, con il quartiere albanese che si snoda lungo la salita: una specie di souk densissimo di botteghe, negozietti, mercatini, stormi di bambini che tentano di venderti fazzoletti di carta e probabilmente di sgraffignarti qualcosa, e la immancabile serie di facce poco rassicuranti.
In questo melting pot balcanico molto variegato e generalmente povero spicca il lungofiume vicino al centrale ponte di pietra: una distesa di locali estremamente fashion, con tavoli e gazebo da fare impallidire un naviglio di Milano per lusso e ostentazione, oltre che per dimensioni visto che lo spazio e’ decisamente più ampio. Piuttosto fuori contesto, ma comunque frequentatissimo dai macedoni, che paiono essere un popolo festaiolo che ama bere, andare in discoteca e fare bisboccia fino a tardi.
In tutto questo il motivo della visita, oltre che ai regolari incontri di lavoro, era una convention aziendale in stile american-fantozziano che ha confermato parecchie delle perplessità che avevo alla vigilia. Momenti di imbarazzo puro, uno su tutti il capo (ok, il CEO) che tentava di fare urlare a tutti il nuovo motto aziendale creato per l’occasione, sotto una pioggia di coriandoli argentati... ovviamente ha ottenuto 400 persone più mute di un francese dopo la finale dei mondiali, e un imbarazzo che si tagliava con lo spadone di Conan. Per citare un caro amico, io si che ho visto un bel mondo!