As yet untitled


Un po' di assenza giustificatissma da una settimana intensa: prima pasqua passata con la famiglia qui in Macedonia - e un pranzo di pasqua con i genitori a Skopje invitato a casa di indiani, modestamente, non è da tutti – seguita a ruota da una molto meno gradita visita di clienti svedesi che mi hanno assorbito praticamente ogni ora di veglia.
Comunque rieccomi alla solitudine che ben concilia l'attivita del blog, a un altro weekend a Skopje allietato peraltro dall'inizio dello Skopje Film Festival. Il programma non è eccezionale ma vista l'offerta media dei cinema nel resto dell'anno – zero – ho già deciso di buttarmi a pesce nella visione.
Tra l'altro è notevole come in una città di mezzo milione di abitanti ci siano praticamente 3 cinema per un totale di 5 sale... un po' scarsina come offerta eh? E i film che passano sono solo blockbuster americani (con mesi di ritardo, e ognuno rimane in programmazione per mesi) oppure interessanti film balcanici ma purtroppo in lingua originale sottotitolati in macedone, il che mi esclude – mea culpa, d'accordo. Sicuramente il fatto che a ogni angolo c'è un banchetto che vende dvd pirati dei film prima che escano non aiuta il prosperare delle sale cinematografiche... Poi ci sono altri piccoli cinema di quartiere, cineforum eccetera, ma sono un po' più difficili da seguire. In ogni caso da qui a giovedì minimo un film al giorno!
Lo scorso fine settimana appunto con la visita dei miei ne ho approfittato per riscoprire un po' la città: è sempre un piacere fare il turista nel posto dove vivi, e soprattutto rivedere gli stessi posti con gli occhi di chi non ci è mai stato. Mi sono davvero reso conto di quanto sia facile abituarsi a posti diversi, considerare come normalità quello che solo fino a poco tempo prima sembrava qualcosa di assurdo, e sentire i commenti di chi veniva qui per la prima volta mi ha fatto ricordare come le avevo vissute io all'inizio, quel misto di curiosità e repulsione che è inevitabile da queste parti.
In ogni caso la città nel suo casino e nella sua vitalità sporca e scomposta è piaciuta (certo il fatto che io avessi tenuto le aspettative rasoterra ha aiutato), soprattutto nella parte vecchia e nel bazar. Insomma, siete tutti invitati!

Altre chicche di politica internazionale


Si diceva, la Grecia, il nome.
Qualche precisazione e qualche nuovo sviluppo.
La riunione in cui la Macedonia dovrebbe essere invitata nella Nato è il 6 aprile. La Grecia opporrà il veto (prima volta nella storia della Nato) se entro questa data non sarà stata trovata una soluzione comune per dare un nome alla repubblichetta. Tra le proposte: Neo-Macedonia, Macedonia del Nord, Upper Macedonia (Macedonia di sopra), Slavo Macedonia. Io proporrei anche Macedonia 2: la vendetta, o MacedoniaXP. Oppure puntare direttamente al banco e chiedere di entrare nella nato col nome Grecia, e pretendere che lo stato con capitale Atene inizi a chiamarsi The Former Turkish Province Of Greece.
Da adesso in poi vi elenco alcune chicche reali, precisazione doverosa perché altrimenti pensate che siano tutte battute, ma non sarei all’altezza di raggiungere tali vette.
Il governo macedone ha comprato in questi giorni pagine sui principali quotidiani mondiali (parliamo di New York Times, Financial Times, Herald Tribune, Le Monde, robetta così) per dire al mondo che “La repubblica di Macedonia merita di essere membro della Nato”. Sorge spontaneo interrogarsi sull'utilità di tutto questo, sulla disinvoltura con cui utilizzano la parola membro a mezzo stampa e sull'interesse che il lettore medio delle testate di cui sopra può nutrire per l’argomento; ma soprattutto stiamo parlando di un bel po’ di soldi che si potevano usare, che so, per chiudere qualche buca per strada o cose del genere.
In più ho scoperto che quando gli è piovuta addosso l’indipendenza, gli esagitati che sono saliti al governo, oltre a preoccuparsi di indottrinare la popolazione, si sono scelti una bandiera con il sole di Vergina, simbolo dei macedoni antichi (Vergina sta in Grecia) che poi hanno dovuto stilizzare nel sol levante attuale; hanno stampato cartine in cui nella macedonia inglobavano anche la macedonia greca; hanno stampato banconote raffiguranti la torre bianca di Salonicco (si, anche Salonicco sta in Grecia).
D’altra parte oltre a tutte le ingerenze presso l’ONU e la Nato, i greci hanno fatto cambiare la costituzione e la bandiera macedone, ma i tocchi di classe sono ben altri: ad esempio quest’estate quando la Grecia bruciava i macedoni da bravi vicini gli hanno mandato un po’ di pompieri per dare una mano: sono stati respinti alla frontiera perché avevano la scritta ‘Macedonia’ sulle divise! E allora bruciate....
La corrispondenza macedone spedita in Grecia viene timbrata con “Riconosciuta dalla Grecia come Fyrom”.
I greci hanno cambiato i nomi di varie ditte e istituzioni dopo l’indipendenza macedone, tipo l’aereoporto internazionale di Salonicco adesso si chiama ‘Macedonia’, dal 1990, la Scuola di Studi Superiori Industriali di Salonicco nel 1991 è stata ribattezzata Università di Macedonia, eccetera...
Come dite? Una manica di pazzi invasati? Vi ricordo che noi abbiamo quelli che si sposano con rito celtico. Ah, parlavate del mondo? Si, son d'accordo.Comunque vi terrò aggiornati, ma se volete notizie fresche consiglio l’ottimo osservatorio sui balcani, in italiano.

Non ci sono più le mezze stagioni

Dopo settimane di primavera anticipata con vette intorno ai 25 gradi stamattina mi sono svegliato che nevischiava.
Adesso nevica di brutto. Nei Balcani tutto è imprevedibile, a partire dal tempo.

Ed ora qualcosa di completamente diverso



Il pippone socio-politico, parte prima. Politica estera.

Altrimenti detto: la ricerca delle medie sulla Macedonia.

Di Balcani si parla spesso al tiggì, dalla guerra in Jugoslavia in poi, e si fa un po’ fatica a capire cosa ci succede davvero. Non che a starci si capisca meglio, intendiamoci. Qui l’impressione è di normalità, anche dopo l'indipendenza del Kosovo, dopo le litigate con la Grecia e tutto il resto.
Che dire, la situazione indubbiamente è complessa.
La Macedonia, è piccola, praticamente tonda e quindi minimizza i confine con altri stati. Eppure riesce a confinare con (in ordine sparso):
Serbia. Sono amici. I Macedoni possono andare e venire dalla Serbia senza visto, e viceversa. In sostanza una faccia una razza, qui quando parlano dei serbi ne parlano da fratelli. Stessa cosa quando parlano dei croati peraltro. Qualche presa per il culo in più per gli Sloveni, visti un po’ come i milanesi possono essere visti da un napoletano, ma bonariamente. Gli unici ex-Jugoslavia di cui parlano male sono i montenegrini visti come lenti, fancazzisti, pigri e incivili. Vai a sapere, l’unico che ho mai sentito parlare è Savicevic. Che era lento, fancazzista e pigro ma era anche un genio!
Bulgaria. Relativamente amici, basta il passaporto per entrare, visto stampato al confine. Moltissimi legami storici e culturali, ma comunque sono visti come stranieri, nonostante la lingua sia praticamente la stessa, e etnicamente i macedoni siano più bulgari che serbocroati. A loro volta i bulgari non riconoscono il macedone come lingua, ma sostengono che è un dialetto del bulgaro (un po’ come Nico il sardo…). Piccolezze ovviamente.
Albania: qua vengono i dolori. Il 20 e rotti per cento della popolazione macedone è di etnia Albanese e musulmana, concentrata nelle aree al confine con l'Albania, con alcune provincie che arrivano all’80% di abitanti albanesi. Se c’è sostanzialmente amicizia con il resto delle repubbliche ex-jugoslave, verso gli albanesi c’è un odio solido e compatto da parte dei macedoni slavi. E anche una decisa segregazione razziale, nonostante siano più del 30% della popolazione di Skopje non ne ho mai conosciuto uno, tutti i colleghi, gli amici, gli amici di amici sono slavi. O stranieri, al limite. Nel 2001 gli albanesi hanno fatto una quasi rivoluzione (con relativi bombardamenti governativi sui villaggi dove si annidavano i terroristi) che è sfociata, grazie al solito appoggio dello zio Sam, in tutta una serie di leggi che tutelano la minoranza, quote negli enti pubblici, festività musulmane riconosciute come feste di stato… La maggioranza macedone vive questo come una imposizione intollerabile, con i vari ‘tornassero in Albania’ ecc. D’altra parte, come in Kosovo, gli albanesi si insediano e fanno un sacco di figli, quindi piano piano aumentano il loro peso etnico. Non so che sviluppi possa avere la situazione qui, indubbiamente però è problematica e molto legata a quello che può succedere in Kosovo. Speriamo che i geni della comunità europea che hanno appoggiato la dichiarazione unilaterale di indipendenza kosovara sappiano quello che fanno. Visti i precedenti nella zona è abbastanza lecito dubitarne.
Grecia: questa è la vera chicca. Se gli albanesi influenzano la politica locale e la società dall’interno, la Grecia si oppone ferocemente alla Macedonia a livello di politica internazionale. Gli hanno imposto di cambiare la bandiera poco dopo la creazione dello stato, perché utilizzavano un simbolo preso da reperti archeologici risalenti ai macedoni (quelli di Alessandro), peraltro effettivamente ritrovati in territorio greco. Non gli hanno consentito di chiamarsi Macedonia, per cui all’Onu formalmente la nazione si chiama “The Former Yugoslavian Republica Of Macedonia” – si, proprio come Prince – e in ordine alfabetico la trovate sotto la T. Questo perché si chiama Macedonia anche la regione nord-orientale della Grecia, e i greci sostengono che quella è l’unica e vera Macedonia, che Alessandro Magno era greco eccetera. Dal loro punto di vista è come se la Slovenia si fosse battezzata Friuli. Secondo me l’Italia non avrebbe rotto le balle allo stesso modo ma si sa, da noi tutto tarallucci e vino. Secondo i Macedoni il punto è che durante le guerre balcaniche, quando la Grecia ha conquistato la attuale Macedonia greca, tutti gli slavi sono stati buttati fuori di peso (nella tabellina di wikipedia li trovate alla voce ‘bulgari’), e tutti i loro possedimenti confiscati – stiamo parlando di inizio 900. Quindi i greci starebbero facendo di tutto perché gli eredi reclamino quello che era dei loro antenati.
Peculiare che quando un Macedone ottiene un visto per una nazione Shengen, sul visto ci sia scritto ‘non valido per la Grecia’. Questo significa che se un macedone ottiene un visto italiano, durante il periodo di vitalità del visto può muoversi per tutta l’area Shengen ma non può andare in Grecia. Per quello serve un visto apposito, con code di mesi e controlli certosini.
In questi giorni la polemica si è riacutizzata, visto che Albania, Macedonia e Croazia dovrebbero essere invitate a unirsi alla Nato, ma la Grecia minaccia di mettere il veto alla Macedonia (cosa mai successa nella storia dell'alleanza atlantica) se questa non risolve una volta per tutte la questione del nome.

Se tutte queste informazioni vi hanno dato l’impressione che la situazione sia un colossale casino, beh, ci avete preso.
Certamente è triste constatare come anche l'Europa sia ancora piena di odi razziali, faide che durano da centinaia d’anni, ritorsioni etniche e religiose. Forse il modello prossimo venturo sarà quello del sacro romano impero, con una comunità europea ad occuparsi di scelte macroeconomiche e di politica estera, e una serie di staterelli fondati su base etnico linguistica (la Cecoslovacchia ha aperto la via, il Belgio sta seguendo) a esercitare la propria sovranità e a preservare gelosamente tradizioni, lingua ed etnia.
Non so se sia una cosa negative, certamente stride con quell’europeismo pieno di fratellanza che ci propinavano alle medie, quando il 1992 era il traguardo futuro in cui avremmo vissuto tutti felici e contenti. Sicuramente finché si tratta di scissioni incruente e civili non ci vedo nulla di male.
Stride comunque che paesi come Francia e Inghilterra, storicamente ma anche recentemente feroci nel reprimere qualunque movimento separatista o anche solo autonomista, si siano affrettati a riconoscere il Kosovo indipendente. Chissà che ne pensano a Belfast.

Tetovo

Visto il weekend povero di programmi ho deciso una gita in solitaria a Tetovo, città vicina a Skopje in direzione della regione a maggioranza albanese, famosa per la sua moschea dipinta.
La moschea la vedete in fotografia, caruccia. Per il resto la città è uno dei più deprimenti angoli di mondo che io abbia mai visto, povera come avevo visto solo in Tibet e squallida come nient'altro. Priva di qualunque centro storico, la città si divide tra i consueti condomini serbocroati anni 70-80, e il boom edilizio albanese post-indipendenza. Anche se il boom bisognerebbe farglielo fare adesso con tanto tritolo, penso che sarebbe l'unico modo di tirare qualcosa di decente da questo ammasso di mattoni e cemento. Bisogna specificare che la caratteristica principale dell'edilizia albanese è quella di non essere mai finita: tutte la case hanno un 'ala in costruzione, la facciata non intonacata, un piano di sopralzo non finito... veramente una gioia per gli occhi. Questa peculiarità è condivisa con un po' tutta la regione balcanica (e non solo, anche di là dall'adriatico non si scherza), ma l'ostinata fierezza di questo popolo porta la percentuale di case non finite praticamente al 100%, risultato decisamente di prestigio.
Nonostante le statistiche recitino che il 70% della popolazione cittadina è macedone si ha in ogni momento la sensazione di essere in zona albanese, e del resto la regione è comunque a maggioranza albanese: scritte in alfabeto latino, bandiere con l'aquila, magliette di Adem Jashari, gagliardetti dell'UCK in vendita, insomma tutto l'armamentario del perfetto guerrigliero.
E' la prima volta che mi avventuro in zona albanese e devo dire che l'impressione di povertà, abbandono e squallore è stata totale. Pare che tutti i soldi che hanno li utilizzino per la costruzione di nuove moschee: anche i villaggetti lungo la strada, tutti poverissimi e di 100 case al massimo, hanno tutti una moschea nuova di pacca e una in costruzione. Che la religione venga utilizzata come mezzo di identificazione etnica, e quindi di scontro, è cosa risaputa, ma vederlo applicato in paesi così vicini a noi per storia e per cultura fa una certa impressione. Il lavoro da fare qui sarebbe enorme e radicale per cercare di fare coesistere pacificamente le etnie. Invece tutte le nostre 'missioni' pare si limitino a mandare un po' di militari con lo schioppo per evitare che la gente si ammazzi in maniera troppo plateale, e contemporaneamente lasciare il potere in mano alle elite ultra-nazionaliste che proseguono nel loro consolidamento a base di lavaggio del cercello e di istigazione all'odio reciproco. Un buon punto di partenza per ritrovarsi di nuovo in guerra alla prima occasione, non c'è che dire. E' anche vero che, quantomeno in Italia, abbiamo poco da educare gli altri, visto che pare che per molti versi anche da noi si stia tornando sempre più indietro lungo questa pericolosa china.

I simpatici gagliardetti dell'UCK in vendita alle bancarelle

Considerazioni politiche a parte la mia gita si è conclusa con il minimo sindacale trascorso nella ridente cittadina, dopodiché me ne sono tornato di corsa a casa. L'unica nota positiva è che rientrando alla base Skopje mi è sembrata di una eleganza a metà tra la Parigi degli impressionisti e la Vienna dei caffè liberty... è proprio vero che tutto è relativo!