Tetovo

Visto il weekend povero di programmi ho deciso una gita in solitaria a Tetovo, città vicina a Skopje in direzione della regione a maggioranza albanese, famosa per la sua moschea dipinta.
La moschea la vedete in fotografia, caruccia. Per il resto la città è uno dei più deprimenti angoli di mondo che io abbia mai visto, povera come avevo visto solo in Tibet e squallida come nient'altro. Priva di qualunque centro storico, la città si divide tra i consueti condomini serbocroati anni 70-80, e il boom edilizio albanese post-indipendenza. Anche se il boom bisognerebbe farglielo fare adesso con tanto tritolo, penso che sarebbe l'unico modo di tirare qualcosa di decente da questo ammasso di mattoni e cemento. Bisogna specificare che la caratteristica principale dell'edilizia albanese è quella di non essere mai finita: tutte la case hanno un 'ala in costruzione, la facciata non intonacata, un piano di sopralzo non finito... veramente una gioia per gli occhi. Questa peculiarità è condivisa con un po' tutta la regione balcanica (e non solo, anche di là dall'adriatico non si scherza), ma l'ostinata fierezza di questo popolo porta la percentuale di case non finite praticamente al 100%, risultato decisamente di prestigio.
Nonostante le statistiche recitino che il 70% della popolazione cittadina è macedone si ha in ogni momento la sensazione di essere in zona albanese, e del resto la regione è comunque a maggioranza albanese: scritte in alfabeto latino, bandiere con l'aquila, magliette di Adem Jashari, gagliardetti dell'UCK in vendita, insomma tutto l'armamentario del perfetto guerrigliero.
E' la prima volta che mi avventuro in zona albanese e devo dire che l'impressione di povertà, abbandono e squallore è stata totale. Pare che tutti i soldi che hanno li utilizzino per la costruzione di nuove moschee: anche i villaggetti lungo la strada, tutti poverissimi e di 100 case al massimo, hanno tutti una moschea nuova di pacca e una in costruzione. Che la religione venga utilizzata come mezzo di identificazione etnica, e quindi di scontro, è cosa risaputa, ma vederlo applicato in paesi così vicini a noi per storia e per cultura fa una certa impressione. Il lavoro da fare qui sarebbe enorme e radicale per cercare di fare coesistere pacificamente le etnie. Invece tutte le nostre 'missioni' pare si limitino a mandare un po' di militari con lo schioppo per evitare che la gente si ammazzi in maniera troppo plateale, e contemporaneamente lasciare il potere in mano alle elite ultra-nazionaliste che proseguono nel loro consolidamento a base di lavaggio del cercello e di istigazione all'odio reciproco. Un buon punto di partenza per ritrovarsi di nuovo in guerra alla prima occasione, non c'è che dire. E' anche vero che, quantomeno in Italia, abbiamo poco da educare gli altri, visto che pare che per molti versi anche da noi si stia tornando sempre più indietro lungo questa pericolosa china.

I simpatici gagliardetti dell'UCK in vendita alle bancarelle

Considerazioni politiche a parte la mia gita si è conclusa con il minimo sindacale trascorso nella ridente cittadina, dopodiché me ne sono tornato di corsa a casa. L'unica nota positiva è che rientrando alla base Skopje mi è sembrata di una eleganza a metà tra la Parigi degli impressionisti e la Vienna dei caffè liberty... è proprio vero che tutto è relativo!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Bello il tuo blog. Chissa' perche', ma mi ci ritrovo, nelle cose che scrivi... Qui in Kosovo qualcuno sviluppa la sindrome del mattone rosso: allergia verso verso l'inquinamento visivo da casa non finita.
Grazie per i link al mio blog ma occhio che l'ultimo che hai messo quando l'ho provato io non rimandava al post giusto.
Ciao!

sdn ha detto...

una volta lessi non so più dove che l'unica cosa che ci differenzia dall'Albania sono i monumenti antichi.

Frase forse un po' troppo ad effetto, ma ricca di tantissime sfumature che, immancabilmente, mi portano ad amare riflessioni.