Prilep
Non che ci sia un gran che da vedere, la città è abbastanza piccola, sui centomila abitanti, e la maggiore attrazione è il mercato, in effetti molto grande e pieno di cose e di gente. Chiaramente è tutto piuttosto povero ma comunque attivo come tutti i mercati; il momento migliore è stato quando ci siamo fermati a comprare dell’halva (un dolce turco diffuso in tutto l’est europa) a una bancarella, e il venditore dopo avere tagliato una fetta ha strappato un foglio da una risma di carta da stampante (di quelle di una volta, a modulo continuo con i buchini a lato), seguendo diligentemente la linea tratteggiata, e l’ha usato come carta per avvolgere la fetta da mangiare: questo è riciclo, questa è ecologia!
I Macedoni sono gente socievole e di solito il sabato lo passano a fare le vasche in centro, bevendo il caffè all’aperto, chiacchierando e soprattutto fumando, per cui il corso principale intorno al mercato era molto affollato, con una piacevole sensazione di rilassatezza e convivialità.
La parte storica consiste in qualche casa turca, una torre dell’orologio e una moschea. O meglio, le rovine di una moschea che è arrivata fino al nuovo millennio solo per finire bruciata da un gruppo di volonterosi ultrà della squadra locale, che mentre a nord est si combatteva la guerriglia albanese hanno pensato bene di dare il loro contributo alla causa. E’ bello vivere in tempi civilizzati.
In ogni caso si conferma che le città piccole sono più vivibili di Skopje, meglio tenute e meno lasciate andare: magari sono più povere ma sono comunque più dignitose, senza i palazzoni Jugo che sono proprio deprimenti.
Dopo la spada nella roccia, la roccia nella casa
Dopo la gita in città siamo andati sulla collina che la sovrasta, piuttosto particolare per i monoliti che la punteggiano, nelle posizioni più strane, e che ospita l’immancabile monastero e la altrettanto immancabile fortezza turca sulla cima.
Una bella passeggiata comunque, soprattutto vista la giornata, con una bella vista sulla città.
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