Mavrovo
Weekend dedicato al turismo nella regione nord-occidentale della Macedonia, veramente montagne fuori dal mondo! Mi sono aggregato praticamente per caso, tramite una collega, ad un gruppetto organizzato per questa gita, e mi sono ritrovato in questa combriccola di macedoni assortiti, dai 20 ai 60 anni, una specie di gita dell’Acli... comunque ero con tre colleghi quindi ci siamo fatti compagnia, visto che il resto del gruppo parlava ben poco inglese. Esperienza interessante, soprattutto viaggiando sugli strapuntini nel bagagliaio del furgone, veramente scomodi piazzati sopra le sospensioni posteriori. E dire che avevo capito che si andava a camminare! In realtà abbiamo viaggiato molto ma anche camminato un po’ tra i boschi, oltre che visitato qualche posto interessante. Il tutto all’interno del parco nazionale di Mavrovo che è appunto una regione parecchio remota, quasi al confine con l’Albania. Oltre a tante montagne, un paio di laghi e tante, tante curve, mi hanno colpito in particolare due posti. Uno e’ la strada che da Mavrovo va a Galicnick, cittadine separate da un massiccio piuttosto imponente, alto sui 2500 metri: la strada attraversa questo altipiano, circondato dalle cime dei monti, completamente brullo e bruciato dal sole, che dà la sensazione di trovarsi in altissima montagna e completamente fuori dal mondo, sembrava il Tibet, decisamente scenografico. E poi il monastero ortodosso di S.Giovanni Battista: costruito sul lato di una valle, su un versante piuttosto scosceso, è interessante architettonicamente, ma soprattutto mi ha colpito la atmosfera di tranquillità e di isolamento dal mondo che ci si respira. Abbiamo anche assistito alla fine di una funzione, e devo dire che le messe ortodosse riescono molto più delle nostre a trasmettere il senso del sacro, del rituale. E poi in generale gli ortodossi, per quanto ho potuto vedere tra i russi in lettonia e i macedoni, hanno ancora una devozione antica, fatta di gesti ripetuti e di piccoli riti che da noi sono quasi dimenticati. E anche in questo devo dire mi ha ricordato il Tibet, la devozione sorda e cieca dei tibetani nei monasteri; anche qui ci sono mille gesti predefiniti, l’adorazione delle icone e delle statue, l’abitudine di infilare soldi ovunque sui simboli religiosi, e in generale un sapore di oriente che la chiesa ortodossa si porta dietro dai tempi di Costantinopoli. Certo ho visto meno frenesia che in oriente, ma comunque una religiosità che sa appunto di antico e di naif – di quelle che fanno parte dell’ordine delle cose e che non vengono questionate o messe in dubbio, dove non c’è nessun tentativo di razionalizzazione ma solo una adesione a una tradizione millenaria, che si fa sentire in tutto il suo peso. Insomma il genere di cose che sono molto interessanti da vedere da osservatore esterno, ma da cui farei di tutto per scappare se mi ci trovassi in mezzo.
2 commenti:
Ahhhhh, adesso ho capito da dove deriva l'usanza di infilare dei soldi negli slip delle spogliarelliste!!
HgHgHgHgHgHg.
M.
Bellismo 'report'. Goditi la vita, dannato emigrante!
Posta un commento