Turismo Testuale
Eccoci qui con i racconti del fine settimana. Arrivo tardi in quanto prepotentemente demotivato dall’abbandono della mia bellissima e nuovissima macchina fotografica. Maledizione. Dovrò affrontare il centro assistenza Canon di Riga... in bocca al lupo (a me). Fortunatamente l’amarezza è stata compensata dalla mia storica vittoria al fantacalcio milenese (gio-gio-ia!) e dalla quasi altrettanto storica vittoria dell’Italia di rugby in Scozia... consoliamoci così.
Il fine settimana è stato dedicato al turismo a corto raggio, nei dintorni di Riga. Sabato sono arrivato a uno dei parchi cittadini, il più grande, che sta in periferia, al capolinea di un tram. Solo che qui periferia significa fine del mondo, nel senso che fuori Riga c’è la foresta, a perdita d’occhio, e la cosa per gli standard italiani è un po’ spiazzante: è come arrivare a Famagosta, o a Bisceglie, e trovarsi davanti una foresta di abeti rossi. Mica male. All’interno del parco c’è anche lo zoo, che ho evitato facendomi una bella passeggiata per i larghi viali innevati immersi nella foresta di conifere. A un certo punto la vista si apre su un lago molto grande, completamente ghiacciato; devo dire che è stato uno dei momenti in cui mi sono sentito davvero nel grande nord. Lago ghiacciato circondato da foresta di abeti rossi innevata: un paesaggio davvero diverso dai nostri, che dà una idea di vastità e di natura incontaminata che ti entra dentro. Al capolinea del tram. Si, forse in pianura padana stiamo proprio un po’ troppo stretti.
Domenica invece gita al mare, con Alex, un collega francese, e la sua ragazza lettone. Il mare è a una quindicina di chilometri da Riga, il posto si chiama Jurmala e in pratica è una serie di paesini sul lungomare collegati tra loro da una lunghissima passeggiata. Il centro è bellino, pieno di negozi e di locali, decisamente molto balneare. Se non fosse per la neve. Il tutto naturalmente circondato dalla foresta, che arriva fino alla spiaggia.
Già, la spiaggia. Mica si vede la spiaggia, d’inverno, in Lettonia. Quanto fa proprio freddo freddo si vede una distesa bianca e ghiacciata che arriva fino in Svezia (non è vero perchè ci passano le navi col rompighiaccio, ma detto così fa più scena), pare anche molto irregolare e sormontata da formazioni strane e iceberg formati dalle onde mentre si ghiacciano.
Quando invece il freddo dura poco come quest’anno (sono solo tre settimane che non va sopra zero, ci sono annate che sta sotto ininterrottamente tra novembre e aprile) si crea una fascia di acqua ghiacciata che non si distingue dalla spiaggia innevata, ma che dopo qualche decina di metri finisce e lascia spazio all’acqua. Anche in questo caso con delle formazioni strane, mucchi di ghiaccio più alti di altri, e forme al confine con l’acqua molto particolari, che ricordano le formazioni calcaree nelle grotte.
Il tutto non documentato visto che ero senza macchina, maledizione.
Anche sul confine tra terra e mare (credo) c’era un certo dislivello, che faceva un po’ l’effetto di onde congelate, le uniche onde su cui anche io posso fare surf!
Qui la pesca su ghiaccio la adorano davvero, praticamente ogni pezzo di acqua dolce ghiacciata (laghi, fiumi) è ricoperto di pescatori, pazientemente seduti in mezzo alla distesa di ghiaccio. Ora, già la pesca come passatempo la capisco poco, e Sampei non mi è mai piaciuto, ma se alle normali obiezioni che uno può avere a questo hobby ci mettete anche di praticarlo a -15, fermi, in mezzo al ghiaccio... mah, misteri della mente umana.
Sul treno all’andata è salito un signore piuttosto malmesso, con un supercappotto di pelle cucito a mano veramente artigianale, e un enorme trapano a mano, rosso, che serve appunto per fare i buchi nel ghiaccio da cui pescare... curioso.
Spero di avere qualche foto da mostrare se Alex mi spedisce le sue, intanto accontentatemi della mia vena letteraria da 5,5 costante nei temi!
Il fine settimana è stato dedicato al turismo a corto raggio, nei dintorni di Riga. Sabato sono arrivato a uno dei parchi cittadini, il più grande, che sta in periferia, al capolinea di un tram. Solo che qui periferia significa fine del mondo, nel senso che fuori Riga c’è la foresta, a perdita d’occhio, e la cosa per gli standard italiani è un po’ spiazzante: è come arrivare a Famagosta, o a Bisceglie, e trovarsi davanti una foresta di abeti rossi. Mica male. All’interno del parco c’è anche lo zoo, che ho evitato facendomi una bella passeggiata per i larghi viali innevati immersi nella foresta di conifere. A un certo punto la vista si apre su un lago molto grande, completamente ghiacciato; devo dire che è stato uno dei momenti in cui mi sono sentito davvero nel grande nord. Lago ghiacciato circondato da foresta di abeti rossi innevata: un paesaggio davvero diverso dai nostri, che dà una idea di vastità e di natura incontaminata che ti entra dentro. Al capolinea del tram. Si, forse in pianura padana stiamo proprio un po’ troppo stretti.
Domenica invece gita al mare, con Alex, un collega francese, e la sua ragazza lettone. Il mare è a una quindicina di chilometri da Riga, il posto si chiama Jurmala e in pratica è una serie di paesini sul lungomare collegati tra loro da una lunghissima passeggiata. Il centro è bellino, pieno di negozi e di locali, decisamente molto balneare. Se non fosse per la neve. Il tutto naturalmente circondato dalla foresta, che arriva fino alla spiaggia.
Già, la spiaggia. Mica si vede la spiaggia, d’inverno, in Lettonia. Quanto fa proprio freddo freddo si vede una distesa bianca e ghiacciata che arriva fino in Svezia (non è vero perchè ci passano le navi col rompighiaccio, ma detto così fa più scena), pare anche molto irregolare e sormontata da formazioni strane e iceberg formati dalle onde mentre si ghiacciano.
Quando invece il freddo dura poco come quest’anno (sono solo tre settimane che non va sopra zero, ci sono annate che sta sotto ininterrottamente tra novembre e aprile) si crea una fascia di acqua ghiacciata che non si distingue dalla spiaggia innevata, ma che dopo qualche decina di metri finisce e lascia spazio all’acqua. Anche in questo caso con delle formazioni strane, mucchi di ghiaccio più alti di altri, e forme al confine con l’acqua molto particolari, che ricordano le formazioni calcaree nelle grotte.
Il tutto non documentato visto che ero senza macchina, maledizione.
Anche sul confine tra terra e mare (credo) c’era un certo dislivello, che faceva un po’ l’effetto di onde congelate, le uniche onde su cui anche io posso fare surf!
Qui la pesca su ghiaccio la adorano davvero, praticamente ogni pezzo di acqua dolce ghiacciata (laghi, fiumi) è ricoperto di pescatori, pazientemente seduti in mezzo alla distesa di ghiaccio. Ora, già la pesca come passatempo la capisco poco, e Sampei non mi è mai piaciuto, ma se alle normali obiezioni che uno può avere a questo hobby ci mettete anche di praticarlo a -15, fermi, in mezzo al ghiaccio... mah, misteri della mente umana.
Sul treno all’andata è salito un signore piuttosto malmesso, con un supercappotto di pelle cucito a mano veramente artigianale, e un enorme trapano a mano, rosso, che serve appunto per fare i buchi nel ghiaccio da cui pescare... curioso.
Spero di avere qualche foto da mostrare se Alex mi spedisce le sue, intanto accontentatemi della mia vena letteraria da 5,5 costante nei temi!
2 commenti:
Confessa che stai setacciando le foreste li in giro per riuscire a vedere un alce toro!
Ciao,
Paulin
"Fortunatamente l’amarezza è stata compensata dalla mia storica vittoria al fantacalcio milenese (gio-gio-ia!)"
Godi, faciullo, godi...
Su Cutugno: sapevo che il Toto nazionale aveva fatto il remake di una sua vecchia canzone ... VOGLIO ANDARE A VIVERE IN LITUANIA ... poi i lettoni si erano leggermente incazzati e così era tornato a LASCIATEMI CANTARE (con una lenza in mano).
Bello sto blog. Fa un po' freddino, ma bello.
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