Blog dell'emigrante baltico balcanico transalpino.
Emigrazione, viaggi fuori dai paraggi ma non troppo.
Sono Pazzi Questi Romani
Dopo Vienna, altro giro in una capitale imperiale decaduta. Che dire, difficile immaginare due atmosfere più diverse: se Vienna è il museo di se stessa, Roma fa della decadenza il suo marchio di fabbrica. In fondo sono già alcune centinaia di anni che i nordeuropei ci vanno, studiano rovine, disegnano, si fanno domande, confrontano la grandezza passata alla pochezza presente, e poi tornano a casa dicendo che l'italia e' stupenda ma non vorresti mai viverci.Io mi chiedo se questa città sia mai stata davvero splendida e maestosa. In fondo anche pensando ai periodi di maggior splendore quando sono stati costruiti i monumenti che oggi ammiriamo (la Roma imperiale, la capitale dei papi), se ci soffermiamo sulle cronache o comunque sull’idea, l’impressione che è rimasta, non ci spostiamo di molto dalla Roma del 2000: un gran casino. Un brulicare di gente, viaggiatori, intrighi, trame. E questo gran casino che dura da quasi 3 millenni esercita un fascino irresistibile sul viaggiatore: quella grandiosità, quel rosso, quei pini a ombrello, quella luce radente, come fai a non innamorarti?
E’ anche vero che, da viaggiatore, non mi sento particolarmente a casa: sarò anche nella mia capitale ma il senso di estraneità è forte, pure la lingua parlata è ben diversa da quella a cui sono abituato, e persino per ordinare una focaccia devi sapere quando e dove domandare.
Tutto questo si concretizza in una complessa miscela di attrazione e repulsione, su tutti i livelli: una città splendida ma poco vivibile, ricca di verde ma trafficatissima, ricca di storia ma schiacciata dall'eredità, dove ho amici eccezionali ma io vi odio a voi romani.
Dopo queste confuse riflessioni chiudo dicendo che è stato un fine settimana splendido, passato con persone splendide in un posto splendido, mangiando (troppo) cibo splendido, qundi grazie a tutti di cuore.
E infine rieccoci nella maestosaSkopje .
E’ anche vero che, da viaggiatore, non mi sento particolarmente a casa: sarò anche nella mia capitale ma il senso di estraneità è forte, pure la lingua parlata è ben diversa da quella a cui sono abituato, e persino per ordinare una focaccia devi sapere quando e dove domandare.
Tutto questo si concretizza in una complessa miscela di attrazione e repulsione, su tutti i livelli: una città splendida ma poco vivibile, ricca di verde ma trafficatissima, ricca di storia ma schiacciata dall'eredità, dove ho amici eccezionali ma io vi odio a voi romani.
Dopo queste confuse riflessioni chiudo dicendo che è stato un fine settimana splendido, passato con persone splendide in un posto splendido, mangiando (troppo) cibo splendido, qundi grazie a tutti di cuore.
E infine rieccoci nella maestosa
Orgoglio di famiglia

Ebbene sì, dopo le mie amorevoli cure, e un inverno di letargo superato brillantemente, il buon Guido si è addirittura riprodotto!
In realtà nel giardino piemontese c’è anche, oltre alla madre, il più giovane e aitante Remo, per cui la paternità non è ancora conclamata, ma se non un padre ho quantomeno restituito alla vita uno zio di tre meravigliosi frugoletti!

In realtà nel giardino piemontese c’è anche, oltre alla madre, il più giovane e aitante Remo, per cui la paternità non è ancora conclamata, ma se non un padre ho quantomeno restituito alla vita uno zio di tre meravigliosi frugoletti!

Never mind the bollocks...
Un po’ mi secca fare pubblicità, ma nella ferma convinzione che questo non sposterà nemmeno del’ottavo decimale le vendite condivido con voi questa allegro manifesto che campeggiava su di un chiosco bibite nel centro di Vienna. Qualche esperto di cose teutoniche sa darmi lumi su cosa possa significare?

Inoltre ho scoperto che l’aquilotto simbolo dell’Austria, eredità imperiale, che campeggia un po’ in tutte le salse ovunque nel paese, stringe tra le zampe... falce e martello! Ciò che è stato eliminato dalle bandiere di Russia e Bulgaria campeggia ancora fieramente e impunemente nel simbolo di questo covo di comunisti! Cosa aspetta il Berlusca a chiederne l’espulsione dalla comunità Europea? Bush a farci una guerra preventiva?

Patrizia, Nizza.
Eccomi di ritorno da un weekend francese da Sara denso di emozioni, in cui ho conosciuto Patrizia, il cane di famiglia! Eccola qui in tutto il suo splendore di iena! E’ dolcissima ed appena reduce da un anno di canile, un grosso benvenuto!
In più ne ho approfittato per visitare per la prima volta Nizza, dove non ero mai stato nonostante i numerosi giri in costa azzurra. Non sapevo bene cosa aspettarmi, se una posto fighetto e balneare tipo Cannes o una cashbah caotica come Marsiglia: devo dire che siamo più dalle parti della prima, quantomeno nel centro. Il lungomare è estremamente elegante, anche se la famosa Promenade des Anglais è separata dalla prima fila di palazzi da uno stradone enorme, non proprio il massimo per passeggiare. Comunque dato che è città turistica da almeno un paio di secoli tutte le strutture del centro sono eleganti palazzi ottocenteschi o primo novecento, con notevoli sfoggi di neoclassico e liberty. La città vecchia invece è estremamente ligure, con stradine strette e in salita, e case molto alte.
Mi ha stupito che gli sciovinisti francesi abbiano concesso i sottotitoli in dialetto alle vie della città vecchia, che suonano assolutamente genovesi. Poi basta muoversi di un paio di vie e l’alta percentuale di nordafricani diventa evidente, con macellerie halal e pasticcerie cariche di splendidi dolci – e sì, l’aspetto ordinato e fighetto da località di mare scompare velocemente. Interessante miscuglio insomma. E ho decisamente un debole per i posti dove la spiaggia è in città, penso che l’idea di uscire dall’ufficio e andare direttamente in riva al mare, beh, la qualità della vita la impenni non poco.
Pensieri sparsi
I lèttoni (abitanti della lettonia, non grandi giacigli) sono incompatibili con la Macedonia, arrivano qui e si ammalano.
Ieri sera primo invito in una casa macedone, ospitalità squisita e cordiale. L’unico dettaglio è che mi avevano invitato a vedere Italia-Francia trascurando il dettaglio che sulla loro tv via cavo nessun canale la trasmetteva.
Nota a margine: a casa mia invece l’avrei vista.
Nota a margine numero 2: numero di inviti in case lettoni collezionati in 7 mesi: zero. Meditare.
Mavrovo
Weekend dedicato al turismo nella regione nord-occidentale della Macedonia, veramente montagne fuori dal mondo! Mi sono aggregato praticamente per caso, tramite una collega, ad un gruppetto organizzato per questa gita, e mi sono ritrovato in questa combriccola di macedoni assortiti, dai 20 ai 60 anni, una specie di gita dell’Acli... comunque ero con tre colleghi quindi ci siamo fatti compagnia, visto che il resto del gruppo parlava ben poco inglese. Esperienza interessante, soprattutto viaggiando sugli strapuntini nel bagagliaio del furgone, veramente scomodi piazzati sopra le sospensioni posteriori. E dire che avevo capito che si andava a camminare! In realtà abbiamo viaggiato molto ma anche camminato un po’ tra i boschi, oltre che visitato qualche posto interessante.
Il tutto all’interno del parco nazionale di Mavrovo che è appunto una regione parecchio remota, quasi al confine con l’Albania. Oltre a tante montagne, un paio di laghi e tante, tante curve, mi hanno colpito in particolare due posti. Uno e’ la strada che da Mavrovo va a Galicnick, cittadine separate da un massiccio piuttosto imponente, alto sui 2500 metri: la strada attraversa questo altipiano, circondato dalle cime dei monti, completamente brullo e bruciato dal sole, che dà la sensazione di trovarsi in altissima montagna e completamente fuori dal mondo, sembrava il Tibet, decisamente scenografico. E poi il monastero ortodosso di S.Giovanni Battista: costruito sul lato di una valle, su un versante piuttosto scosceso, è interessante architettonicamente, ma soprattutto mi ha colpito la atmosfera di tranquillità e di isolamento dal mondo che ci si respira. Abbiamo anche assistito alla fine di una funzione, e devo dire che le messe ortodosse riescono molto più delle nostre a trasmettere il senso del sacro, del rituale. E poi in generale gli ortodossi, per quanto ho potuto vedere tra i russi in lettonia e i macedoni, hanno ancora una devozione antica, fatta di gesti ripetuti e di piccoli riti che da noi sono quasi dimenticati. E anche in questo devo dire mi ha ricordato il Tibet, la devozione sorda e cieca dei tibetani nei monasteri; anche qui ci sono mille gesti predefiniti, l’adorazione delle icone e delle statue, l’abitudine di infilare soldi ovunque sui simboli religiosi, e in generale un sapore di oriente che la chiesa ortodossa si porta dietro dai tempi di Costantinopoli.
Certo ho visto meno frenesia che in oriente, ma comunque una religiosità che sa appunto di antico e di naif – di quelle che fanno parte dell’ordine delle cose e che non vengono questionate o messe in dubbio, dove non c’è nessun tentativo di razionalizzazione ma solo una adesione a una tradizione millenaria, che si fa sentire in tutto il suo peso. Insomma il genere di cose che sono molto interessanti da vedere da osservatore esterno, ma da cui farei di tutto per scappare se mi ci trovassi in mezzo.
Tallinn
Proprio nell’ultimo weekend disponibile sono finalmente riuscito ad ospitare un amico qui a Riga (finora tutti le possibilità erano andate a monte per motivi vari), e ne ho approfittato organizzare per una gita a Tallinn. Con lui, non nel senso che sono scappato laciandolo a Riga.Devo dire che sarebbe stato un peccato perdersela, perchè la città è veramente bellina, estremamente ben conservata – o ricostruita. Il centro medievale è diviso in due parti, una bassa circondata da mura, e una su una collina vicina, da cui si ha una bella vista sul nucleo murato. La città nuova invece è estremamente moderna e ricca, e ricorda decisamente la Scandinavia.
L’impressione generale è di un posto più ricco della Lettonia, ed effettivamente gli stretti legami con la Finlandia si fanno sentire a livello di sviluppo e di modernità. D’altra parte sembra però meno attiva e vivace di Riga, più nord europea nel suo lindo torpore.
E’ anche vero che in generale d’estate le città qui si svuotano – peggio che da noi – visto che tutti amano la natura, i boschi ed il mare, ed appena possono scappano a rifugiarsi negli spazi aperti che abbondano appena si esce dalle capitali. E in effetti, per nostra fortuna, è stato uno splendido fine settimana nordico, con il cielo incredibilmente blu come sa essere da queste parti, facendo dimenticare in un baleno le ultime due settimane di pioggia e 15 gradi.La serata del sabato l’abbiamo passata con una ragazza estone contattata tramite couchsurfing, che ci ha portato in un ristorante tipico, ed a vedere angoli nascosti della città come solo uno che ci abita può fare.
Questo sito è veramente meritevole: in pratica tutti gli iscritti mettono a disposizione la propria casa, o anche solo il proprio tempo, per i visitatori che passano dalla loro città, e possono essere contattati appunto per ospitalità gratuita, per un giro in città, un caffè o una chiacchierata. Conosco parecchie persone che lo utilizzano, sia per ospitare che per essere ospitati, e tutti hanno avuto esperienze positive.
L’idea è semplice ma in qualche modo rivoluzionaria nella facilità di entrare in contatto con persone aperte e curiose quando ci si trova in posti sconosciuti, nell’idea di aprire la propria casa a sconosciuti, e di viaggiare senza spendere soldi ed entrando in contatto con gente del posto. Ad esempio sabato scorso l’ho passato con due neozelandesi di passaggio a Riga che erano ospiti da una collega, ed è stato decisamente piacevole ed interessante. Una di quelle cose che insomma fanno ogni tanto considerare positivamente il mondo e le persone, e meno male!The Froge Project 2007
Spazio all’arte. All’arte concettuale, quella più vera. Avete presente l’arte pura? Ecco, quella più pura.
Creatività collettiva, idea originale del dinamico duo di via Fornari, soggetto un gruppo di amici, intorno ai trenta, a un matrimonio.
Colonna sonora, come sempre “il mio amico ingrato”, Capossela.
Si, ovviamente dopo pranzo, e il vino non mancava. Ma si sa, gli artisti hanno bisogno di carburante.
Tant’è, a voi l’opera di cui sono padre orgoglioso, siete un pubblico meraviglioso.
Creatività collettiva, idea originale del dinamico duo di via Fornari, soggetto un gruppo di amici, intorno ai trenta, a un matrimonio.
Colonna sonora, come sempre “il mio amico ingrato”, Capossela.
Si, ovviamente dopo pranzo, e il vino non mancava. Ma si sa, gli artisti hanno bisogno di carburante.
Tant’è, a voi l’opera di cui sono padre orgoglioso, siete un pubblico meraviglioso.
Tre metri sopra il circolo polare artico
A prima vista ho pensato, da orgoglioso italiano, che oltre ad Albano, ai Ricchi e Poveri a alla pizza, il nostro paese fosse in grado di esportare anche fenomeni antropologitamente rilevanti come i lucchetti attaccati sui ponti dalle coppiette (non sono informatissimo su Tre Metri Sopra Il Cielo, Moccia, Scamarcio e compagnia danzante, ma quella roba lì, insomma). E subito mi sono sentito in dovere di documentare e informare il mondo da queste rilevantissime pagine: c’è un ponticello sul canale nei giardini di Riga che è ricoperto di lucchetti con teneramente inicisi i nomi degli innamorati, alcuni anche simpaticamente esotici in cirillico.
Poi però mi sono coscienziosamente informato qui, e non si capisce bene quanto sia vecchia l’usanza: il libro che l’ha resa famosa è ‘Ho voglia di te’, ed è del 2006. All’occhiata distratta che ho dato ho visto sicuramente qui a Riga alcuni lucchetti con data 2004... quindi il mistero si infittisce, chi ha avuto l’idea? Da dove nasce la cosa? Interrogativi inquietanti, talmente inquietanti che penso che tornerò ad ignorarli da questo momento.Comunque da bravo reporter ho pure beccato in flagrante la coppia (con testimone, tutto legale) che piazzava il suo sigillo d’ammòòòre! Ma che teneri questi nordici!
Croazia, Mare, Sole
Rieccomi.A Riga.
Sensazione strana tornare qui dopo 5 settimane. Certo non posso dire di sentirmi a casa, d’altra parte sono tornato in un posto familiare e accogliente, dopo essere stato veramente a casa, e avere passato tanto tempo con la morosa.
E adesso rieccomi qui, in Lettonia, da solo. Fa proprio strano, in parte spaesante e in parte normale, una sensazione decisamente schizofrenica.
Ma parliamo di viaggi, che è il filo conduttore da queste parti.Dopo una intensa settimana in Italia ce ne siamo andati per una settimana di assoluto e totale riposo a Krk, Croazia. Devo dire che il posto è stato ben scelto per tale scopo. Ci siamo sistemati in un bell’appartamentino a Malinska, che è un paesino tutto fatto di seconde case, nuovo di pacca e privo di centro storico, in una grande baia piena di piccole calette ghiaiose.
I luoghi comuni sul fatto che l’Adriatico in Croazia è una cosa completamente diversa sono tutti veri. Niente sabbia, niente alghe, acqua limpida. Anche niente spiagge, ma è una cosa che alla fine ha molti lati positivi, soprattutto perchè costringe la gente a distribuirsi molto lungo la costa, niente file di 10 ombrelloni lungo il litorale; la cosa più particolare è che nel dedalo di isole e costa frastagliata il mare ha sempre mille confini, e almeno stando sull’isola di Krk è impossibile vedere il mare aperto, sembra sempre di stare il un lago!
L’isola è bella, per la maggior parte boscosa tranne la parte sud che è brulla e piuttosto lunare, con un paio di bei paesini (Krk e Baska) con centro storico veneziano ben conservato molto suggestivi, entrambi con una parte totalmente turistica e una parte invece dove abita la gente del posto, condividendo questa sorte con l’antica madrepatria.Insomma impressioni positive, e gran bel posto per fare una settimana di mare senza stress, senza troppa ressa e senza troppi ggiovani – si, sono vecchio, dentro, da sempre.
Skopje, iuessei
La Macedonia è un posto che ti dà sensazioni strane. Quelle di familiartà sono probabilmente accentuate dal fatto di arrivare dalla Lettonia: le colline verdeggianti che circondano la città a 360 gradi mi avrebbero lasciato indifferente se in questo momento non abitassi in una terra piatta come un tavolo da biliardo; e invece mi hanno dato un senso di accoglienza e di familiarità che mi ha fatto capire quanto mi manchi un orizzonte che a un certo punto si alza e si delimita.
La città anche a un esame più approfondito si conferma estremamente squallida, con una serie di palazzoni ex-jugoslavi anni ‘70 e ’80 disordinati e francamente brutti, oltre che decisamente maltenuti. Ma il tutto ha un aspetto estremamente europeo, e quindi colpiscono particolarmente le numerose moschee e i minareti che spiccano qua e là per la città, in stile evidentemente orientale, che ricordano una secolare domincazione ancora radicata nella cultura e nella religione (anche se i musulmani sono solo circa il 20%), ma che stridono abbastanza con il resto dell’architettura.
Di storico non c’e’ praticamente nulla, visto che la città è stata distrutta da un terremoto qualche decina di anni fa, ed è rimasta solamente la rocca che svetta sulla città, con il quartiere albanese che si snoda lungo la salita: una specie di souk densissimo di botteghe, negozietti, mercatini, stormi di bambini che tentano di venderti fazzoletti di carta e probabilmente di sgraffignarti qualcosa, e la immancabile serie di facce poco rassicuranti.
In questo melting pot balcanico molto variegato e generalmente povero spicca il lungofiume vicino al centrale ponte di pietra: una distesa di locali estremamente fashion, con tavoli e gazebo da fare impallidire un naviglio di Milano per lusso e ostentazione, oltre che per dimensioni visto che lo spazio e’ decisamente più ampio. Piuttosto fuori contesto, ma comunque frequentatissimo dai macedoni, che paiono essere un popolo festaiolo che ama bere, andare in discoteca e fare bisboccia fino a tardi.
In tutto questo il motivo della visita, oltre che ai regolari incontri di lavoro, era una convention aziendale in stile american-fantozziano che ha confermato parecchie delle perplessità che avevo alla vigilia. Momenti di imbarazzo puro, uno su tutti il capo (ok, il CEO) che tentava di fare urlare a tutti il nuovo motto aziendale creato per l’occasione, sotto una pioggia di coriandoli argentati... ovviamente ha ottenuto 400 persone più mute di un francese dopo la finale dei mondiali, e un imbarazzo che si tagliava con lo spadone di Conan. Per citare un caro amico, io si che ho visto un bel mondo!
La città anche a un esame più approfondito si conferma estremamente squallida, con una serie di palazzoni ex-jugoslavi anni ‘70 e ’80 disordinati e francamente brutti, oltre che decisamente maltenuti. Ma il tutto ha un aspetto estremamente europeo, e quindi colpiscono particolarmente le numerose moschee e i minareti che spiccano qua e là per la città, in stile evidentemente orientale, che ricordano una secolare domincazione ancora radicata nella cultura e nella religione (anche se i musulmani sono solo circa il 20%), ma che stridono abbastanza con il resto dell’architettura.
Di storico non c’e’ praticamente nulla, visto che la città è stata distrutta da un terremoto qualche decina di anni fa, ed è rimasta solamente la rocca che svetta sulla città, con il quartiere albanese che si snoda lungo la salita: una specie di souk densissimo di botteghe, negozietti, mercatini, stormi di bambini che tentano di venderti fazzoletti di carta e probabilmente di sgraffignarti qualcosa, e la immancabile serie di facce poco rassicuranti.
In questo melting pot balcanico molto variegato e generalmente povero spicca il lungofiume vicino al centrale ponte di pietra: una distesa di locali estremamente fashion, con tavoli e gazebo da fare impallidire un naviglio di Milano per lusso e ostentazione, oltre che per dimensioni visto che lo spazio e’ decisamente più ampio. Piuttosto fuori contesto, ma comunque frequentatissimo dai macedoni, che paiono essere un popolo festaiolo che ama bere, andare in discoteca e fare bisboccia fino a tardi.
In tutto questo il motivo della visita, oltre che ai regolari incontri di lavoro, era una convention aziendale in stile american-fantozziano che ha confermato parecchie delle perplessità che avevo alla vigilia. Momenti di imbarazzo puro, uno su tutti il capo (ok, il CEO) che tentava di fare urlare a tutti il nuovo motto aziendale creato per l’occasione, sotto una pioggia di coriandoli argentati... ovviamente ha ottenuto 400 persone più mute di un francese dopo la finale dei mondiali, e un imbarazzo che si tagliava con lo spadone di Conan. Per citare un caro amico, io si che ho visto un bel mondo!



















